Patriarca Delly: il mondo ha dimenticato i cristiani iracheni
Beirut (AsiaNews) Le interferenze esterne in Iraq, ma anche in Siria e Libano, ed il disinteresse che la comunità internazionale sembra avere per la sorte delle comunità cristiane in quei Paesi rendono concreto il pericolo che il Medio Oriente sia rapidamente privato della presenza dei cristiani. Lo sostiene il patriarca della Chiesa Caldea, Emanuele III Delly, all'indomani dell'assassinio del sacerdote siro-ortodosso iracheno Paulos Eskandar.
Il patriarca Delly, raggiunto da AsiaNews, durante il suo breve soggiorno in Libano per partecipare ai lavori della sessione ordinaria dell'Assemblea dei patriarchi d'Oriente, ha parlato della situazione dell'Iraq, che soffre a causa "dell'interferenza degli altri nella vita di un Paese che costituiva, come il Libano e La Siria, un modello nel quale cristiani e musulmani convivevano in pace e sintonia da più di 1400 anni". Il Patriarca ha criticato "il ruolo della comunità internazionale che non è in grado di dominare la situazione drammatica nel Paese" e, in un appello perché in Iraq tornino la pace e la concordia, ha esortato gli uomini di buona volontà a rafforzare il loro appoggio alla piccola comunità cristiana.
Delly ha invitato a riflettere sull'esodo forzato di molti cristiani, a causa della persecuzione e del disinteresse della comunità internazionale. "C'è il pericolo di svuotare il Medio Oriente, terra benedetta da Dio, dalla presenza cristiana" ha detto. Ormai l'80 per cento se n'è andato, ha aggiunto, chiedendo aiuti immediati per poter proteggere questa "minoranza che sta soffrendo a causa della guerra fratricida che colpisce il Paese da molti anni". La loro partenza "è una grossa perdita non solamente per l'Iraq, ma per la causa dell'uomo, e avrà gravi conseguenze anche per i musulmani stessi". Per questo, "difenderemo ha sottolineato - la presenza cristiana nell'Iraq", malgrado gli alti prezzi che si debbono pagare ai nemici della tolleranza, del perdono e dell'accoglienza.
Emmanuelle III Delly, patriarca della Chiesa Caldea da più di due anni, ha poi sottolineato la "necessità di mantenere accesa la fiaccola della presenza cristiana nella terra d'Abramo", esortando i cristiani a non abbandonare la terra fertile dell'Iraq. Delly ha ricordato l'impegno dalla Santa Sede, che non ha risparmiato nessuno sforzo a favore della presenza pacifica dei cristiani, con varie missioni compiute dagli inviati pontifici fin dall'inizio della guerra.
Nell'Iraq di oggi, nelle parole di Delly, c'è una "violenza ininterrotta" che non risparmia i civili, le donne ed i bambini e sta distruggendo "le pietre e gli uomini innocenti". Merita quindi ammirazione padre Paulos Eskandar il sacerdote ucciso ultimamente, che aveva rifiutato di lasciare il suo gregge malgrado tutte le minacce che gli venivano fatte. Egli ha mostrato "la forza della sua fede nel Cristo Signore della Storia", rifiutandosi anche di rinnegare la sua fede. Sul suo esempio, i cristiani "imparino a perdonare ed a perseverare, malgrado le minacce e le sfide".
Nel corso della sua permanenza in Libano, il patriarca Emanuelle III Delly ha visitato il patriarca maronita, il cardinale Nasrallah Sfeir, nella sede del patriarcato a Bkerke. Delly, che era accompagnato dal vescovo caldeo del Libano, mons Michel Kasargi, e dall'esarca caldeo in Europa mons Philippe Najem, ha affermato l'attaccamento di tutti i cristiani d'Oriente al Libano, definito "Messaggio" dal compianto Papa Giovanni Paolo II, per il quale "la presenza cristiana in Libano è una condizione necessaria per proteggere la presenza dei cristiani in tutto il Medio-Oriente".
17/07/2023 11:38