20/12/2004, 00.00
IRAQ
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Patriarca Caldeo: Anche fra gli attentati, vogliamo celebrare il Natale

di Dario Salvi

I capi delle chiese uniti nella protesta contro il terrorismo e nel ricordo delle vittime delle violenze. Solidarietà alla comunità sciita colpita dalle stragi di ieri a Kerbala e Najaf.

Baghdad (AsiaNews) – I capi delle chiese cattoliche e ortodosse "non riceveranno gli auguri ufficiali" per protestare contro gli attacchi alle "case di Dio" (chiese e moschee) colpite negli ultimi mesi e per ricordare "tutte le vittime" degli attentati terroristi. Lo ha detto ad AsiaNews il Patriarca Cattolico Caldeo di Baghdad. Mons. Emmanuel Delly, raggiunto al telefono, ribadisce ancora una volta la condanna di tutti gli episodi di violenza che segnano la "martoriata terra irachena", ma sottolinea che "tutte le celebrazioni legate al Natale si svolgeranno regolarmente", eccetto la Messa di mezzanotte che non si potrà celebrare solo perché "di notte c'è il coprifuoco, ma è la sola ragione per cui essa non si farà". Il Patriarca smentisce che le funzioni saranno diminuite per motivi di sicurezza; le messe "sono e saranno seguite dai tutti i fedeli, perché gli iracheni vogliono festeggiare il Natale".

Ecco il seguito dell'intervista rilasciata ad AsiaNews da mons. Delly:

Come commenta l'attacco di ieri alle comunità sciite di Kerbala e Najaf?

Tutti gli iracheni sono dispiaciuti per questo ennesimo episodio di violenza che non ha nulla di umano: questi sono attacchi che colpiscono gente inerme e che distruggono case di Dio, luoghi in cui la gente si ritrova per pregare. Condanniamo con fermezza queste violenze, perché sono fatte per rovinare il paese, mentre noi vogliamo ricostruirlo per vivere in pace.

Chi compie questi attentati?

Sono iracheni, forse spinti e aiutati dagli stranieri, ma sono pur sempre iracheni. Non possiamo accusare gli altri, perché anche noi abbiamo la testa per capire se stiamo facendo del male alla nostra terra. Dobbiamo essere i primi a evitare che certi episodi si ripetano.

È un invito agli iracheni per  una maggiore responsabilità…

Il Signore ci ha dato la ragione per capire ciò che è giusto da ciò che è sbagliato: se anche qualcuno dall'esterno vuole farci compiere atti criminali, siamo noi i primi a dover lottare perché queste violenze non succedano. Gli iracheni devono usare la loro mente e il loro intelletto.

Come avete vissuto l'Avvento in Iraq?

Lo abbiamo vissuto come in passato, anche se quest'anno dovevamo essere più cauti e prudenti per il pericolo di nuovi attentati. Comunque non ci sono misure particolari per quanto riguarda la sicurezza.

Ci sono segnali di speranza?

La vita di ogni giorno è un segnale di speranza. Noi continuiamo a vivere, vogliamo vincere la logica della morte. Certo, dobbiamo stare in guardia e difenderci dai possibili attacchi, ma la gente continua ad uscire, a lavorare, a studiare. Le persone vanno al mercato, le botteghe sono aperte, i fedeli partecipano alle funzioni con regolarità.

Eppure dall'Iraq arrivano ogni giorno notizie di violenze, di persone che vogliono scappare.

Non è vero che la gente fugge: gli iracheni vogliono restare nel loro paese e vivere in pace. La situazione non è tranquilla, quindi usiamo più prudenza. Le faccio un esempio: se si verifica un attentato in una zona di Baghdad, la gente cambia strada o evita le zone più a rischio, ma non per questo rimane chiusa in casa. Dio ci ha dotato di prudenza, di cautela, di istinto: dobbiamo usarle in questo momento difficile per far vincere la vita sulla logica malvagia della morte che vogliono i terroristi.

Cosa chiede ai cristiani dell'occidente per Natale?

Ai cristiani di tutto il mondo, di Italia, Francia e America, chiedo di pregare per l'Iraq, per la chiesa irachena e per tutti gli abitanti di questa terra, siano essi cristiani o musulmani, perchè il Signore ci conceda la pace e la tranquillità. Questo è il mio augurio per Natale.

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