Passo indietro di Netanyau sulla demolizione degli insediamenti illegali
Gerusalemme (AsiaNews/ Agenzie) - Per evitare la crisi di governo, il premier israeliano Netanyahu frena la demolizione dell'insediamento di Beit El (Cisgiordania), giudicato abusivo dalla Corte suprema israeliana. Dopo aver chiesto un maggiore controllo sugli insediamenti illegali e appoggiato l'ipotesi di demolire Beit El, ieri il Primo ministro ha tranquillizzato gli elementi più conservatori del Likud. Egli ha annunciato una commissione ministeriale per trovare una soluzione legale al problema. Faranno parte del gruppo lo stesso premier, Eud Barak, ministro della Difesa e responsabile della pianificazione degli insediamenti, Moshe Yaloon e Benny Begin, ministro della Scienza.
Lo scorso 20 aprile, la Corte suprema israeliana ha ordinato la demolizione per l'insediamento di Beit El, perché costruito su territori privati palestinesi e con autorizzazioni false. Secondo la sentenza, le 30 famiglie residenti nella colonia dovranno abbandonare le loro case entro il 1° maggio. La decisione del tribunale ha però scatenato le reazioni degli elementi conservatori del Likud, partito del Premier, che minacciano una crisi di governo se vi sarà il benestare per lo sgombero della colonia.
Secondo fonti interne al parlamento, il governo potrebbe legalizzare in modo retroattivo le colonie fuorilegge. Oltre a Beit El, sono a rischio demolizione anche gli insediamenti illegali di Bruchin, Rechelim e Sansana, (Cisgiordania). Hagit Ofran, di Peace Now, organizzazione israeliana per i diritti umani contraria agli insediamenti, sottolinea che il passo indietro del governo annullerà il verdetto della Corte suprema. "Il dibattito interno al Likud - afferma - mostra che nessuno prenderà in considerazione l'ordinanza del tribunale".
Dalla sua elezione, il governo Netanyahu si regge sul consenso delle frange più conservatrici della politica israeliana. Per mantenere il potere, il Premier ha promosso in questi anni una politica di espansione delle colonie che ha reso impossibile l'unità territoriale della Cisgiordania, impedendo di fatto la creazione di uno Stato palestinese. A tutt'oggi nei territori vivono circa 500mila coloni.
Nonostante le critiche di Onu e comunità internazionale, il ministero israeliano per l'Edilizia ha annunciato di recente l'apertura di una gara d'appalto per la costruzione di 1.121 nuove unità abitative in tre diverse colonie israeliane in territorio palestinese. Il bando prevede la costruzione di 872 abitazioni nella colonia di Har Homa, insediamento di Gerusalemme Est, che divide la Città santa da Betlemme; 180 nella colonia di Givat Zeev, a Nord di Gerusalemme; 69 a Katzrin nelle Alture del Golan.