Parroco della cattedrale: appello del papa fonte di speranza per i cristiani di Cotabato
Il sacerdote denuncia un clima di paura, la comunità cristiana teme nuovi attacchi. Le frasi pronunciate da Benedetto XVI all’Angelus fonte di “forza e coraggio”. I ribelli del Milf promuovono una indagine parallela per scoprire gli autori dell’attentato.
Manila (AsiaNews) – Fra i cristiani di Cotabato si respira un “clima di paura”, perché si sentono “minacciati e temono altri attacchi”; i militari e il governo locale stanno studiando “un piano di sicurezza” per scongiurare il pericolo di nuovi attentati. A riferirlo è padre Edwin De Gracia, parroco della cattedrale dell’Immacolata Concezione a Coatabo (Mindanao), il quale sottolinea il valore del messaggio lanciato all’Angelus da Benedetto XVI, fonte di “coraggio e speranza” per il futuro.
Ieri mattina un ordigno piazzato vicino a un magazzino alimentare, all’esterno della cattedrale dell’Immacolata, è esploso mentre l’arcivescovo mons. Orlando Quevedo officiava il rito. Il bilancio dell’attentato è di cinque morti – fra i quali una venditrice ambulante, una guardia che vigilava all’entrata della chiesa e un bambino di tre anni – e decine di feriti.
Oggi la Notre Dame University di Cotabato ha sospeso le lezioni. La Conferenza dei vescovi filippini (Cbcp) spiega che la decisione è un modo per “condannare” l’attacco, nel quale è morto anche uno degli studenti dell’ateneo.
“Stiamo lavorando per mettere in sicurezza la cattedrale e l’area circostante – riferisce ad AsiaNews p. De Gracia – attraverso una rete composta da militari e governo, con la collaborazione di Ong locali. Vogliamo ricostruire un clima di fiducia e un rapporto di collaborazione con la comunità musulmana”. Il sacerdote invita a “non farsi prendere dal panico” e sottolinea l’importanza del messaggio del papa, perché “trasmette forza e coraggio”.
“Benedetto XVI – commenta il parroco della cattedrale – ci chiede di non lasciarci vincere dal terrore, dalla violenza e dalla logica della morte. Le sue parole sono significative perché invitano cristiani e musulmani a lavorare insieme, nonostante le differenze. Dobbiamo andare oltre la paura e restaurare il clima di dialogo, per costruire un futuro insieme”.
Sul fronte investigativo, l’esercito non esclude che dietro l’attacco vi possa essere la mano delle organizzazioni internazionali legate al terrorismo islamico; tra queste la Jemaah Islamiyah(JI), gruppo responsabile della strage di Bali del 2002. Di contro, i ribelli del Fronte islamico Moro (Milf) respingono le accuse lanciate dell’esercito e hanno avviato una “indagine parallela”. “Anche noi vogliamo sapere chi c’è dietro l’attacco bomba” commenta Eid Kabalu, leader del Milf. Egli precisa che lo scopo è chiarire “se i militari o altri gruppi che si oppongono al processo di pace sono coinvolti nell’attacco”.
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