Parlamento Usa: entro 3 mesi Pechino deve rivalutare lo yuan
Gli Stati Uniti minacciano d'imporre tasse sulle esportazioni cinesi. Pechino sembra ormai costretta a ritoccare i tassi di cambio.
Washington (AsiaNews/Agenzie) Il parlamento degli Stati Uniti sta valutando una legge, proposta da 4 parlamentari repubblicani, che dà a Pechino 3 mesi di tempo per rivalutare lo yuan, pena l'applicazione di imposte sulle sue esportazioni negli Stati Uniti (nel 2004 sono state di 197 miliardi di dollari Usa).
Il parlamentare Phil English, uno dei promotori della legge, spiega che l'attuale cambio - fermo dal 1994 a 8,28 yuan ogni dollaro - è "troppo basso" e causa una riduzione del 40% del prezzo delle merci cinesi, con danno per la produzione americana. John Snow, segretario del Dipartimento del tesoro, ritiene invece "sbagliata" ogni misura protezionista nel campo del commercio e propone che la soluzione venga trovata tramite "il dialogo con la Cina".
La nuova legge prevede che il Tesoro riferisca, entro 60 giorni, se il rapporto di cambio dollaro-yuan è corretto. Se non corrisponde al reale valore, entro 30 giorni il Tesoro dovrà applicare un'imposta all'esportazione delle merci cinesi in Usa, pari alla misura di alterazione del rapporto di cambio, così da riequilibrare i prezzi. Il 20 giugno, dopo un incontro con alcune personalità europee, il presidente George W. Bush ha dichiarato che Usa e Ue "sono d'accordo nel chiedere a Pechino una maggiore flessione nel cambio dello yuan".
Pechino prevede pressioni in questo senso durante il summit del G8 a Gleneagles in Scozia - dal 6 all'8 luglio - a cui sono invitati anche India, Brasile, Sud Africa, Messico e Cina (andrà il presidente Hu Jintao). In passato la Cina ha manifestato la volontà di rivalutare la propria valuta, ma solo quando in caso di "condizioni favorevoli". Molti osservatori sono convinti che, in ogni caso, entro l'autunno la rivalutazione sarà obbligatoria.
Intanto Pechino sta frenando fenomeni speculativi da parte di coloro che ritengono imminente la rivalutazione. L'economista Fan Gang, direttore dell'Istituto nazionale per le ricerche economiche a Pechino, osserva che la Cina non ha urgenza a rivalutare la sua moneta, anche se il governo da tempo ha annunciato che lo farà nel lungo periodo. Ammonisce come sia "molto pericoloso speculare sulla rivalutazione", poiché il governo potrebbe respingere per lungo tempo simili pressioni.
Haruhiko Kuroda, presidente della Asian Development Bank, sottolinea l'importanza, per la stabilità delle economie degli stati asiatici, che la rivalutazione del rapporto di cambio avvenga "in modo graduale, non in modo rapido ed elevato". (PB)
10/04/2008