Parigi III, i "donatori" in soccorso del governo Siniora
di Paul Dakiki
Si apre domani la conferenza internazionale di aiuto economico al Libano; tra gli obiettivi: aiuti a Beirut per affrontare il crescente debito pubblico (41 miliardi di dollari), ma anche un segnale di appoggio dei Paesi occidentali al premier Fouad Siniora, al centro della profonda crisi politica attuale.
Beirut (AsiaNews) – La conferenza internazionale di aiuto economico al Libano, detta Parigi III o conferenza dei donatori, che si apre domani nella capitale francese si propone ufficialmente di offrire al Paese dei Cedri – con donazioni o prestiti a tasso agevolato – il sostegno economico necessario ad affrontare i 41 miliardi di dollari di debito pubblico accumulato negli ultimi anni ed esploso dopo il conflitto di quest’estate tra Israele ed Hezbollah.
L’incontro, che sarà presieduto dal presidente francese Jacques Chirac ed al quale prenderà parte anche il segretario dell’Onu Ban Ki Moon, rappresenta anche un sostegno al governo di Fouad Siniora da parte dei Paesi occidentali. L’ha espressamente detto il commissario europeo ai rapporti esteri, Benita Ferrero-Waldner. “Desideriamo – ha dichiarato ieri – aiutare il Libano ed anche il governo di Siniora”. Dal canto suo, il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Nicolas Burns, ha annunciato che il suo Paese – che dovrebbe essere rappresentato a Parigi da Condoleezza Rice – “contribuirà con una cifra importante”.
In questo quadro, l’opposizione guidata da Hezbollah contesta le stesse finalità della Conferenza, affermando che essa mira solo a far pagare i debiti al Libano, facendogliene fare di nuovi e senza promuovere un vero rilancio economico. Diversificata, in senso all’opposizione, l’opinione espressa da Nabih Berri, leader del movimento sciita Amal, dichiaratosi, il 19 gennaio, a favore della conferenza.
Al momento, il debito libanese, con i suoi 41 miliardi di dollari è pari al 180% del suo Pil e Beirut, quest’anno deve trovare 7 miliardi di dollari per rimborsare i suoi creditori e l’anno prossimo ne dovrà trovare 9. Già ora, il rimborso del debito rappresenta il 47% del bilancio statale.
Il debito è enormemente cresciuto dopo la fine della guerra civile (1975-1990). Nel 1992 era di soli 3 miliardi di dollari. Ora, il mancato rimborso provocherebbe una perdita di fiducia dei mercati e soprattutto destabilizzare il sistema bancario, punto di forza dell’economia libanese. Le banche del Paese, infatti, hanno ingenti depositi. A fine 2006 ammontavano a 57 miliardi di dollari e una eventuale fuga di capitali avrebbe effetti economici drammatici.
Il governo Siniora non ha per ora avanzato ipotesi su ciò che spera di ottenere a Parigi. Ambienti del Fondo monetario internazionale ipotizzano un pacchetto di 9 miliardi di dollari. Per averli, il governo libanese presenterà un programma di riforme economiche, che prevede, tra l’altro, una serie di privatizzazioni, a partire dai telefoni, un nuovo sistema fiscale e misure sociali.
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