Parigi, l’incontro dei leader mondiali “Amici della Libia”. Saif al Islam: Resistere fino alla vittoria
A tema lo sblocco dei fondi, la ricostruzione dell’industria petrolifera e del Paese, il riconoscimento diplomatico del nuovo governo. Finora solo 40 Paesi riconoscono il Consiglio nazionale di transizione. Il figlio di Gheddafi sprezzante avverte che vi sono 20mil uomini armati a combattere a Sirte. L’altro figlio, Saadi, tratta la sua resa. Arrestato il ministro degli esteri Abdelati al-Obeidi.
Tripoli (AsiaNews/Agenzie) – I leader del mondo si incontrano oggi a Parigi per discutere e pianificare la Libia del dopo-Gheddafi. Intanto uno dei figli del rais esorta i lealisti a combattere fino alla morte.
All’incontro di Parigi, voluto con forza dal presidente Nicholas Sarkozy, sono presenti delegati di 60 nazioni. Fra essi, oltre a coloro che hanno voluto la guerra contro Gheddafi – Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia – vi sarà anche il rappresentante della Russia, che ha resistito fino all’ultimo a riconoscere il Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Al raduno sarà presente anche Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu.
A tema vi è lo sblocco dei fondi libici, che servono per pagare i salari dei burocrati – da mesi senza stipendio – e per la ricostruzione del Paese, soprattutto della sua industria petrolifera.
In discussione vi è pure la possibilità di varare un addestramento per le forze di polizia, per mantenere la sicurezza nel Paese durante questa transizione, le future elezioni e il riconoscimento diplomatico dei nuovi governanti. Finora sono 40 Paesi riconoscono il Cnt.
Vi sono dubbi sulle prospettive democratiche per la Libia, come pure sulla tenuta unitaria del Cnt, formato in maggioranza da personalità già legate al rais e provenienti da gruppi diversi.
Intanto, sul terreno, la situazione non è tranquilla: qua e là vi sono ancora sacche di resistenza. Ieri sera, in un messaggio audio lanciato attraverso un canale televisivo siriano, il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha lanciato un messaggio promettendo che “la resistenza continua e la vittoria è vicina”. Egli ha anche assicurato che suo padre sta bene e che 20 mila fedelissimi sono pronti alla battaglia di Sirte. La città di Sirte, patria di Gheddafi, è anche il luogo della sua base tribale. I ribelli pensano che il rais sia nascosto proprio là e hanno dato un ultimatum alla città di arrendersi entro sabato 3 settembre.
Uno sprezzante Saif ha dichiarato: “Se essi pensano che la battaglia di Sorte sarà come una passeggiata, sono i benvenuti. Ventimila uomini armati sono pronti nella città per la guerra”.
Ma la resistenza della famiglia di Gheddafi si sta incrinando. Proprio ieri sera un altro dei figli di Gheddafi, Saadi, si è detto pronto consegnarsi pur di “arrestare l’effusione di sangue in Libia”. In un messaggio audio diffuso da Al-Arabiya, egli ha chiamato i ribelli “fratelli” e ha detto che se “la mia resa arresta l’effusione di sangue, sono pronto a consegnarmi anche questa sera”.
Mahdi al Harati, vicepresidente del consiglio militare dei ribelli, ha dichiarato che sono in corso negoziati per la resa di Saadi.
Ieri è stato anche arrestato il ministro degli esteri di Gheddafi, Abdelati al-Obeidi. Secondo la Reuters, Obeidi è stato arrestato presso la sua casa di campagna a Janzour, alla periferia di Tripoli.
All’incontro di Parigi, voluto con forza dal presidente Nicholas Sarkozy, sono presenti delegati di 60 nazioni. Fra essi, oltre a coloro che hanno voluto la guerra contro Gheddafi – Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia – vi sarà anche il rappresentante della Russia, che ha resistito fino all’ultimo a riconoscere il Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Al raduno sarà presente anche Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu.
A tema vi è lo sblocco dei fondi libici, che servono per pagare i salari dei burocrati – da mesi senza stipendio – e per la ricostruzione del Paese, soprattutto della sua industria petrolifera.
In discussione vi è pure la possibilità di varare un addestramento per le forze di polizia, per mantenere la sicurezza nel Paese durante questa transizione, le future elezioni e il riconoscimento diplomatico dei nuovi governanti. Finora sono 40 Paesi riconoscono il Cnt.
Vi sono dubbi sulle prospettive democratiche per la Libia, come pure sulla tenuta unitaria del Cnt, formato in maggioranza da personalità già legate al rais e provenienti da gruppi diversi.
Intanto, sul terreno, la situazione non è tranquilla: qua e là vi sono ancora sacche di resistenza. Ieri sera, in un messaggio audio lanciato attraverso un canale televisivo siriano, il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha lanciato un messaggio promettendo che “la resistenza continua e la vittoria è vicina”. Egli ha anche assicurato che suo padre sta bene e che 20 mila fedelissimi sono pronti alla battaglia di Sirte. La città di Sirte, patria di Gheddafi, è anche il luogo della sua base tribale. I ribelli pensano che il rais sia nascosto proprio là e hanno dato un ultimatum alla città di arrendersi entro sabato 3 settembre.
Uno sprezzante Saif ha dichiarato: “Se essi pensano che la battaglia di Sorte sarà come una passeggiata, sono i benvenuti. Ventimila uomini armati sono pronti nella città per la guerra”.
Ma la resistenza della famiglia di Gheddafi si sta incrinando. Proprio ieri sera un altro dei figli di Gheddafi, Saadi, si è detto pronto consegnarsi pur di “arrestare l’effusione di sangue in Libia”. In un messaggio audio diffuso da Al-Arabiya, egli ha chiamato i ribelli “fratelli” e ha detto che se “la mia resa arresta l’effusione di sangue, sono pronto a consegnarmi anche questa sera”.
Mahdi al Harati, vicepresidente del consiglio militare dei ribelli, ha dichiarato che sono in corso negoziati per la resa di Saadi.
Ieri è stato anche arrestato il ministro degli esteri di Gheddafi, Abdelati al-Obeidi. Secondo la Reuters, Obeidi è stato arrestato presso la sua casa di campagna a Janzour, alla periferia di Tripoli.
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25/08/2011
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