Papa: “veneriamo quei fratelli e sorelle ai quali è stato chiesto il sacrificio della vita per fedeltà a Cristo”
Roma (AsiaNews) – “Sentiamoci in comunione con tanti nostri fratelli e sorelle che non hanno la libertà di esprimere la loro fede nel Signore”, e “veneriamo nel nostro cuore quei fratelli e sorelle ai quali è stato chiesto il sacrificio della vita per fedeltà a Cristo: il loro sangue, unito a quello del Signore, sia pegno di pace e di riconciliazione per il mondo intero”. Nel giorno del Corpus Domini, nel quale la Chiesa venera Corpo e Sangue di Cristo, papa Francesco ha esortato a sentire la comunione con quanti soffrono e a volte vengono uccisi a causa della mancanza di libertà religiosa, i “cristiani perseguitati” ricordati anche nelle preghiere. E “cantiamo con loro, lodiamo con loro, adoriamo con loro”, l’invito che il Papa ha rivolto a quanti hanno seguito la processione che dalla basilica di san Giovanni, cattedrale di Roma, si è snodata fino a santa Maria Maggiore.
La comunione, l’Eucaristia, che impedisce ai cattolici di “disgregarsi” e “svilirsi” è stata il filo conduttore dell’omelia di Francesco durante la messa celebrata, sul far della sera, nella piazza antistante la basilica di san Giovanni, al termine della quale decine di migliaia di fedeli – tra loro le confraternite romane – hanno percorso, con le fiaccole, il cammino fino alla basilica mariana, dove il Papa è giunto in automobile.
“Nell’Ultima Cena – ha detto - Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue mediante il pane e il vino, per lasciarci il memoriale del suo sacrificio di amore infinito. Con questo “viatico” ricolmo di grazia, i discepoli hanno tutto il necessario per il loro cammino lungo la storia, per estendere a tutti il regno di Dio. Luce e forza sarà per loro il dono che Gesù ha fatto di sé, immolandosi volontariamente sulla croce. E questo Pane di vita è giunto fino a noi! Non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà. Uno stupore che alimenta sempre la contemplazione, l’adorazione e la memoria. Ce lo dimostra un testo molto bello della Liturgia di oggi, il Responsorio della seconda lettura dell’Ufficio delle Letture, che dice così: «Riconoscete in questo pane, colui che fu crocifisso; nel calice, il sangue sgorgato dal suo fianco. Prendete e mangiate il corpo di Cristo, bevete il suo sangue: poiché ora siete membra di Cristo. Per non disgregarvi, mangiate questo vincolo di comunione; per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto». Ci domandiamo: che cosa significa, oggi, disgregarci e svilirci? C’è un pericolo, c’è una minaccia? Cosa significa oggi disgregarci e svilirci?”.
“Noi ci disgreghiamo quando non siamo docili alla Parola del Signore, quando non viviamo la fraternità tra di noi, quando gareggiamo per occupare i primi posti, gli arrampicatori, quando non troviamo il coraggio di testimoniare la carità, quando non siamo capaci di offrire speranza. Così ci disgreghiamo. L’Eucaristia ci permette di non disgregarci, perché è vincolo di comunione, è compimento dell’Alleanza, segno vivente dell’amore di Cristo che si è umiliato e annientato perché noi rimanessimo uniti. Partecipando all’Eucaristia e nutrendoci di essa, noi siamo inseriti in un cammino che non ammette divisioni. Il Cristo presente in mezzo a noi, nel segno del pane e del vino, esige che la forza dell’amore superi ogni lacerazione, e al tempo stesso che diventi comunione anche con i più poveri, sostegno per il debole, attenzione fraterna a quanti fanno fatica a sostenere il peso della vita quotidiana. E sono in pericolo di perdere la fede”.
“E poi l’altra parola. che cosa significa oggi per noi ‘svilirci’, ossia annacquare la nostra dignità cristiana? Significa lasciarci intaccare dalle idolatrie del nostro tempo: l’apparire, il consumare, l’io al centro di tutto; ma anche l’essere competitivi, l’arroganza come atteggiamento vincente, il non dover mai ammettere di avere sbagliato o di avere bisogno. Tutto questo ci svilisce, ci rende cristiani mediocri, tiepidi, insipidi, pagani”.
“Gesù ha versato il suo Sangue come prezzo e come lavacro, perché fossimo purificati da tutti i peccati: per non svilirci, guardiamo a Lui, abbeveriamoci alla sua fonte, per essere preservati dal rischio della corruzione. E allora sperimenteremo la grazia di una trasformazione: noi rimarremo sempre poveri peccatori, ma il Sangue di Cristo ci libererà dai nostri peccati e ci restituirà la nostra dignità. Ci libererà dalla corruzione. Senza nostro merito, con sincera umiltà, potremo portare ai fratelli l’amore del nostro Signore e Salvatore. Saremo i suoi occhi che vanno in cerca di Zaccheo e della Maddalena; saremo la sua mano che soccorre i malati nel corpo e nello spirito; saremo il suo cuore che ama i bisognosi di riconciliazione, di misericordia e di comprensione. Così l’Eucaristia attualizza l’Alleanza che ci santifica, ci purifica e ci unisce in comunione mirabile con Dio. Così impariamo che l’EE non è un premio per i buoni, ma è la forza per i deboli i peccatori, è il perdono, è il viatico che ci aiuta a camminare”
“Tra poco – ha concluso - mentre cammineremo lungo la strada, sentiamoci in comunione con tanti nostri fratelli e sorelle che non hanno la libertà di esprimere la loro fede nel Signore Gesù. Sentiamoci uniti a loro: cantiamo con loro, lodiamo con loro, adoriamo con loro. E veneriamo nel nostro cuore quei fratelli e sorelle ai quali è stato chiesto il sacrificio della vita per fedeltà a Cristo: il loro sangue, unito a quello del Signore, sia pegno di pace e di riconciliazione per il mondo intero. E non dimentichiamo, per non disgregarvi mangiate questo vincolo di comunione, per non svilirvi bevete il prezzo del vostro riscatto”.
25/11/2019 11:25