Papa: È predilezione divina il primato di Pietro e la vocazione sacerdotale
All’Angelus, Benedetto XVI, ricorda la festa di san Pietro e Paolo e il 60mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Un grazie per le preghiere ricevute da molti luoghi, che lo aiutano ad “accrescere la forza e la libertà di annunciare il Vangelo”. Un saluto anche alla delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, “auspicio” di unità fra i cristiani
Città del Vaticano (AsiaNews) – All’Angelus di oggi, Benedetto XVI ha sottolineato – citando inni della tradizione occidentale e orientale - che la grandezza di Roma è dovuta al fatto che essa è stata “imporporata dal prezioso sangue” degli apostoli Pietro e Paolo.
Il papa si è scusato per il ritardo di quasi mezz’ora con cui si è affacciato dalla finestra del suo studio per recitare la preghiera mariana con i pellegrini in piazza san Pietro, giustificandosi con la “lunghezza” della cerimonia appena conclusa nella basilica, dove ha conferito il pallio a 40 vescovi metropoliti.
Ecco quanto ha detto il papa, prima della preghiera dell’Angelus:
Cari fratelli e sorelle!
"O Roma felix!" si canta, oggi, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di questa Città. "Felice Roma, perché fosti imporporata dal prezioso sangue di così grandi Principi. Non per tua lode, ma per i loro meriti ogni bellezza superi!". Come cantano gli inni della tradizione orientale, i due grandi Apostoli sono le "ali" della conoscenza di Dio, che hanno percorso la terra sino ai suoi confini e si sono innalzate al cielo; essi sono le "mani" del Vangelo della grazia, i "piedi" della verità dell’annuncio, i "fiumi" della sapienza, le "braccia" della croce (cfr MHN, t. 5, 1899, p. 385). La testimonianza di amore e di fedeltà dei Santi Pietro e Paolo illumina i Pastori della Chiesa, per condurre gli uomini alla verità, formandoli alla fede in Cristo. San Pietro, in particolare, rappresenta l’unità del collegio apostolico. Per tale motivo, durante la liturgia celebrata questa mattina nella Basilica Vaticana, ho imposto a 40 Arcivescovi Metropoliti il pallio, che manifesta la comunione con il Vescovo di Roma nella missione di guidare il popolo di Dio alla salvezza. Scrive sant’Ireneo, Vescovo di Lione, che alla Chiesa di Roma "propter potentiorem principalitatem [per la sua peculiare principalità] deve convergere ogni altra Chiesa, cioè i fedeli che sono dovunque, perché in essa è stata sempre custodita la tradizione che viene dagli Apostoli" (Adversus haereses, III,3,2).
È la fede professata da Pietro a costituire il fondamento della Chiesa: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" – si legge nel Vangelo di Matteo (16,16). Il primato di Pietro è predilezione divina, come lo è anche la vocazione sacerdotale: "Né la carne né il sangue te lo hanno rivelato – dice Gesù – ma il Padre mio che è nei cieli" (Mt 16,17). Così accade a chi decide di rispondere alla chiamata di Dio con la totalità della propria vita. Lo ricordo volentieri in questo giorno, nel quale si compie per me il sessantesimo anniversario di Ordinazione sacerdotale. Sono grato al Signore per la sua chiamata e per il ministero affidatomi, e ringrazio coloro che, in questa circostanza, mi hanno manifestato la loro vicinanza e sostengono la mia missione con la preghiera, che da ogni comunità ecclesiale sale incessantemente a Dio (cfr At 12,5), traducendosi in adorazione a Cristo Eucaristia per accrescere la forza e la libertà di annunciare il Vangelo.
In questo clima, sono lieto di salutare cordialmente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presente oggi a Roma, secondo la significativa consuetudine, per venerare i Santi Pietro e Paolo e condividere con me l’auspicio dell’unità dei cristiani voluta dal Signore. Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, Regina degli Apostoli, affinché ogni battezzato diventi sempre più una "pietra viva" che costruisce il Regno di Dio.
Il papa si è scusato per il ritardo di quasi mezz’ora con cui si è affacciato dalla finestra del suo studio per recitare la preghiera mariana con i pellegrini in piazza san Pietro, giustificandosi con la “lunghezza” della cerimonia appena conclusa nella basilica, dove ha conferito il pallio a 40 vescovi metropoliti.
Ecco quanto ha detto il papa, prima della preghiera dell’Angelus:
Cari fratelli e sorelle!
"O Roma felix!" si canta, oggi, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di questa Città. "Felice Roma, perché fosti imporporata dal prezioso sangue di così grandi Principi. Non per tua lode, ma per i loro meriti ogni bellezza superi!". Come cantano gli inni della tradizione orientale, i due grandi Apostoli sono le "ali" della conoscenza di Dio, che hanno percorso la terra sino ai suoi confini e si sono innalzate al cielo; essi sono le "mani" del Vangelo della grazia, i "piedi" della verità dell’annuncio, i "fiumi" della sapienza, le "braccia" della croce (cfr MHN, t. 5, 1899, p. 385). La testimonianza di amore e di fedeltà dei Santi Pietro e Paolo illumina i Pastori della Chiesa, per condurre gli uomini alla verità, formandoli alla fede in Cristo. San Pietro, in particolare, rappresenta l’unità del collegio apostolico. Per tale motivo, durante la liturgia celebrata questa mattina nella Basilica Vaticana, ho imposto a 40 Arcivescovi Metropoliti il pallio, che manifesta la comunione con il Vescovo di Roma nella missione di guidare il popolo di Dio alla salvezza. Scrive sant’Ireneo, Vescovo di Lione, che alla Chiesa di Roma "propter potentiorem principalitatem [per la sua peculiare principalità] deve convergere ogni altra Chiesa, cioè i fedeli che sono dovunque, perché in essa è stata sempre custodita la tradizione che viene dagli Apostoli" (Adversus haereses, III,3,2).
È la fede professata da Pietro a costituire il fondamento della Chiesa: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" – si legge nel Vangelo di Matteo (16,16). Il primato di Pietro è predilezione divina, come lo è anche la vocazione sacerdotale: "Né la carne né il sangue te lo hanno rivelato – dice Gesù – ma il Padre mio che è nei cieli" (Mt 16,17). Così accade a chi decide di rispondere alla chiamata di Dio con la totalità della propria vita. Lo ricordo volentieri in questo giorno, nel quale si compie per me il sessantesimo anniversario di Ordinazione sacerdotale. Sono grato al Signore per la sua chiamata e per il ministero affidatomi, e ringrazio coloro che, in questa circostanza, mi hanno manifestato la loro vicinanza e sostengono la mia missione con la preghiera, che da ogni comunità ecclesiale sale incessantemente a Dio (cfr At 12,5), traducendosi in adorazione a Cristo Eucaristia per accrescere la forza e la libertà di annunciare il Vangelo.
In questo clima, sono lieto di salutare cordialmente la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presente oggi a Roma, secondo la significativa consuetudine, per venerare i Santi Pietro e Paolo e condividere con me l’auspicio dell’unità dei cristiani voluta dal Signore. Invochiamo con fiducia la Vergine Maria, Regina degli Apostoli, affinché ogni battezzato diventi sempre più una "pietra viva" che costruisce il Regno di Dio.
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