Papa: vivere la vita del cristiano significa anche assumere i doveri del cittadino
Rievocando la figura di San Massimo, vescovo della Torino del IV secolo, Benedetto XVI richiama alla coerenza tra fede e vita, tra Vangelo e cultura. Il “dovere di far fronte agli oneri fiscali per quanto gravosi e sgraditi”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il cristiano, nel suo guardare al cielo, non deve trascurare i propri doveri nei confronti della società – compreso quello generale di pagare le tasse - anzi, deve guardare ad essi con attenzione ancora maggiore, mirando ad unificare “in una sintesi vitale” le attività verso la società e gli impegni religiosi.
L’impegno alla coerenza tra fede e vita, tra sequela del Vangelo ed impegno sociale sono stati evocati oggi da Benedetto XVI che, alle 30mila persone presenti all’udienza generale ha tratteggiato la figura di San Massimo, vescovo della Torino del IV secolo, e ne ha riportato vicende ed insegnamenti alle indicazioni del Vaticano II e di Giovanni Paolo II.
Ai fedeli che hanno riempito Piazza San Pietro di ombrelli multicolori, il Papa ha detto che il vescovo Massimo, vissuto nel periodo della fine dell’Impero romano, si trovò a gestire un potere crescente per sostituire quello che latitava sempre più delle autorità civili. Ciò lo portò a “predicare la relazione profonda tra i doveri del cristiano e quelli del cittadino”, perché “vivere la vita cristiana significa anche assumere gli impegni civili”.
Significativi, nelle parole del Papa, anche i sermoni di Massimo su ricchezza e povertà, ambito nel quale pure Torino conosceva “gravi tensioni: le ricchezze venivano accumulate e occultate”, mentre il vescovo ammoniva che “uno non pensa al bisogno dell’altro, infatti molti cristiani non solo non distribuiscono le loro cose, ma rapinano quelle degli altri”. E. nella “accresciuta consapevolezza della responsabilità politica nelle modificate circostanze storiche”, Massimo “proclama il preciso dovere di far fronte agli oneri fiscali per quanto gravosi e sgraditi potessero apparire”.
“E’ evidente – ha commentato il Papa - che oggi il contesto storico culturale e sociale è completamente diverso”, “il contesto odierno è piuttosto quello disegnato da Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica ‘Ecclesia in Europa’, che offre un'articolata analisi delle sfide e dei segni di speranza di oggi”, ma anche nelle mutate condizioni “restano sempre validi i doveri del credente verso la sua città e la sua patria e l'intreccio dell'impegno dell'onesto cittadino e del buon cristiano”. In tal senso, Benedetto XVI ha ricordato che il Concilio nella Gaudium et Spes illumina “uno dei più importanti aspetti di unità di vita del cristiano, quello della coerenza tra fede e vita, tra Vangelo e cultura”, quello di “compiere i propri doveri terreni facendosi guidare dallo spirito del Vangelo”. “Il Concilio – ha aggiunto - esorta i fedeli a ‘compiere fedelmente i propri doveri terreni facendosi guidare dallo spirito del Vangelo, e sbagliano coloro che sapendo che non abbiamo cittadinanza stabile, ma cerchiamo quella futura pensano per questo di trascurare i doveri terreni e non riflettono che invece la fede li obbliga sempre piu' a compierli’ “. “Facciamo nostro l'auspicio del Concilio”,' ha concluso, per una “sintesi vitale tra gli sforzi umani, tecnici e scientifici con i ‘beni religiosi’ per il bene dell'umanità”.
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