11/02/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: una società che non vuole figli è "depressa", come accade in Europa

"Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c'è qualcosa che non va". I figli non sono "un possesso" dei genitori, ma un dono. "Un figlio lo si ama perché è figlio: non perché sia bello, e perché sia così o cosà; no, perché è figlio". "Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore; quando non si onorano i genitori si perde il proprio onore".

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore", "destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi", ma una società " che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa", come accade in Europa. E "se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c'è qualcosa che non va".

E' stata dedicata dunque ai figli e al loro rapporto con i genitori la catechesi di papa Francesco per l'udienza generale di oggi, tornata in piazza san Pietro. Un incontro iniziato con una preghiera alla Vergine di Lourdes, che oggi si celebra, una immagine della quale era accanto al Papa.

L'udienza, come di consueto, è stata preceduta dal lungo giro tra i 20mila presenti in piazza san Pietro, che Francesco ha salutato e benedetto, baciando i bambini che gli sono stati portati. Un gesto al quale, a conclusione dell'incontro, il Papa ha dedicato un pensiero. "Quanto è bello - ha detto - quando io passo fra di voi e vedo i papà e le mamme che alzano i loro figli per essere benedetti; ma questo è un gesto quasi divino. Grazie per farlo".

In precedenza, Francesco aveva spiegato che "dopo aver riflettuto sulle figure della madre e del padre, in questa catechesi sulla famiglia vorrei parlare del figlio o, meglio, dei figli. Prendo spunto da una bella immagine di Isaia. Scrive il profeta: «I tuoi figli si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore» (60,4-5a). E' una splendida immagine un'immagine della felicità che si realizza nel ricongiungimento tra i genitori e i figli, che camminano insieme verso un futuro di libertà e di pace, dopo un lungo tempo di privazioni e di separazione come - a quel tempo - è stata quella storia che erano lontani dalla patria. In effetti, c'è uno stretto legame fra la speranza di un popolo e l'armonia fra le generazioni. Questo dobbiamo pensarlo bene, eh? C'è un legame stretto fra la speranza di un popolo e l'armonia fra le generazioni".

"La gioia dei figli - ha proseguito - fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. I figli sono la gioia della famiglia e della società. Non sono un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori ... No, no. I figli sono un dono, sono un regalo: capito? I figli sono un dono. Ciascuno è unico e irripetibile; e al tempo stesso inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, infatti, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo. E per i genitori ogni figlio ... è differente, è diverso. Permettetemi un ricordo di famiglia. Io ricordo mia mamma, diceva di noi - eravamo cinque -: 'Ma io ho cinque figli'. Le chiedevano: 'Qual è il tuo preferito?'. E lei: 'Ma io ho cinque figli, come cinque dita. Se mi picchiano questo mi fa male; se mi picchiano questo mi fa male. Mi fanno male tutti e cinque. Tutti sono i miei, ma tutti differenti come le dita di una mano'. E così è la famiglia! La differenza dei figli, ma tutti figli".

"Un figlio lo si ama perché è figlio: non perché  sia bello, e perché sia così o cosà; no, perché è figlio! Non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell'umanità intera. Di qui viene anche la profondità dell'esperienza umana dell'essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell'amore, che non finisce mai di stupirci. E' la bellezza di essere amati prima: i figli sono amati prima che arrivino. Quante volte trovo le mamme qui che mi fanno vedere la pancia e mi chiedono la benedizione ... perché sono amati questi bimbi prima di venire al mondo. E questa è gratuità, questo è amore; sono amati prima, come l'amore di Dio che ci ama sempre prima. Sono amati prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo! Essere figli è la condizione fondamentale per conoscere l'amore di Dio, che è la fonte ultima di questo autentico miracolo. Nell'anima di ogni figlio, per quanto vulnerabile, Dio pone il sigillo di questo amore, che è alla base della sua dignità personale, una dignità che niente e nessuno potrà distruggere".

"Oggi sembra più difficile per i figli immaginare il loro futuro. I padri - lo accennavo nelle precedenti catechesi - hanno forse fatto un passo indietro e i figli sono diventati più incerti nel fare i loro passi avanti. Possiamo imparare il buon rapporto fra le generazioni dal nostro Padre celeste, che lascia libero ciascuno di noi ma non ci lascia mai soli. E se sbagliamo, Lui continua a seguirci con pazienza senza diminuire il suo amore per noi. Il Padre celeste non fa passi indietro nel suo amore per noi, mai! Va sempre avanti e se non può andare avanti ci aspetta, ma mai va indietro; vuole che i suoi figli siano coraggiosi e facciano i loro passi avanti. I figli, da parte loro, non devono aver paura dell'impegno di costruire un mondo nuovo: è giusto per loro desiderare che sia migliore di quello che hanno ricevuto! Ma questo va fatto senza arroganza, senza presunzione. Dei figli bisogna saper riconoscere il valore, e ai genitori si deve sempre rendere onore".

"Il quarto comandamento chiede ai figli - e tutti lo siamo! - di onorare il padre e la madre. Questo comandamento viene subito dopo quelli che riguardano Dio stesso; dopo i tre comandamenti che riguardano Dio stesso, viene questo quarto. Infatti contiene qualcosa di sacro, qualcosa di divino, qualcosa che sta alla radice di ogni altro genere di rispetto fra gli uomini. E nella formulazione biblica del quarto comandamento si aggiunge: «Onora tuo padre e tua madre perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore tuo Dio ti dà». Il legame virtuoso tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana. Una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore; quando non si onorano i genitori si perde il proprio onore! È una società destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Però, anche una società avara di generazioni, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa".

"Pensiamo - ha aggiunto - a tante società che conosciamo qui in Europa: sono società depresse, perché non vogliono i figli, non hanno i figli,  il livello di nascita non arriva all'uno percento. Perché? Ognuno di noi pensi e risponda. Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c'è qualcosa che non va! La generazione dei figli dev'essere responsabile, come insegna anche l'Enciclica Humanae vitae del beato Papa Paolo VI, ma avere più figli non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile. In più, non avere figli è una scelta egoistica. La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce! I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell'apprezzamento dei suoi doni. L'esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza".

 "Gesù, il Figlio eterno, reso figlio nel tempo, ci aiuti a trovare la strada di una nuova irradiazione di questa esperienza umana così semplice e così grande che è l'essere figli. Nel moltiplicarsi della generazione c'è un mistero di arricchimento della vita di tutti, che viene da Dio stesso. Dobbiamo riscoprirlo, sfidando il pregiudizio; e viverlo, nella fede, in perfetta letizia".

Nei saluti ai fedeli italiani, infine, il Papa è tornato a chiedere "solidarietà" per i migranti. "Seguo con preoccupazione - ha detto - le notizie giunte da Lampedusa, dove si contano altri morti tra gli immigrati a causa del freddo lungo la traversata del Mediterraneo. Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime e incoraggiare nuovamente alla solidarietà, affinché a nessuno manchi il necessario soccorso".

 

 

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