Papa: siamo alla emergenza educativa, servono testimoni credibili
I giovani di oggi, nota Benedetto XVI, pur circondati da tante e forse troppe attenzioni, sono alla fine lasciati soli di fronte alla grandi domande della vita e non hanno chi offra riferimenti fondamentali. Una sana laicità non può considerare la religione come un fatto soltanto privato.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Riproporre una educazione integrale, offerta da testimoni credibili e mirata a restituire punti di riferimento ai giovani di oggi: è la risposta che Benedetto XVI indica per far fronte alla “emergenza educativa” che, a suo avviso, colpisce molti Paesi. “Quando in una società e in una cultura segnate da un relativismo pervasivo e non di rado aggressivo, sembrano venir meno le certezze basilari, i valori e le speranze che danno un senso alla vita, si diffonde facilmente, tra i genitori come tra gli insegnanti, la tentazione di rinunciare al proprio compito, e ancor prima il rischio di non comprendere più quale sia il proprio ruolo e la propria missione. Così i fanciulli, gli adolescenti e i giovani, pur circondati da molte attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove e dalle difficoltà della vita, si sentono alla fine lasciati soli davanti alle grandi domande che nascono inevitabilmente dentro di loro, come davanti alle attese e alle sfide che sentono incombere sul loro futuro”.
Sono parole della riflessione che il Papa ha proposto oggi ai vescovi italiani, riuniti in Vaticano per la loro la loro 58ma assemblea generale. Per l'intera comunità cristiana, ha proseguito, “l'emergenza educativa assume un volto ben preciso: quello della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Anche qui, in certo senso specialmente qui, dobbiamo fare i conti con gli ostacoli frapposti dal relativismo, da una cultura che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione di se stessi e le soddisfazioni immediate”.
Da parte della Chiesa, allora, si tratta di “dare un più spiccato profilo di evangelizzazione alle molte forme e occasioni di incontro e di presenza che tuttora abbiamo con il mondo giovanile”. Accanto a parrocchie, oratori e scuole ed ai rapporti personali, il Papa ha citato i grandi appuntamenti come la Giornata della gioventù di Sydney, a luglio, che “sono l'espressione comunitaria, pubblica e festosa di quell'attesa, di quell'amore e di quella fiducia verso Cristo e verso la Chiesa che permangono radicati nell'animo giovanile”.
“Anche nel più ampio contesto sociale – ha detto ancora - proprio l'attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana”.
Il Papa ha infine ripetuto ai vescovi italiani quanto disse ad aprile a quelli statunitensi: “Quali annunciatori del Vangelo e guide della comunità cattolica, voi siete chiamati anche a partecipare allo scambio di idee nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati”. “Nel quadro di una laicità sana e ben compresa – ha concluso - occorre pertanto resistere ad ogni tendenza a considerare la religione, e in particolare il cristianesimo, come un fatto soltanto privato: le prospettive che nascono dalla nostra fede possono offrire invece un contributo fondamentale al chiarimento e alla soluzione dei maggiori problemi sociali e morali”.
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