07/10/2020, 10.43
VATICANO
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Papa: servono cristiani coraggiosi che sappiano dire: ‘questo non va fatto’

Udienza generale tornata, dopo mesi, nell’aula Paolo VI. La preghiera “non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l’anima: no, questo non è preghiera. Questa è finta di preghiera. La preghiera è un confronto con Dio e un lasciarsi inviare a servire i fratelli. Il banco di prova della preghiera è l’amore concreto per il prossimo. E viceversa”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La preghiera dà consolazione e pace, ma anche forza e coraggio per “non vivere in dicotomia”. E “quanto bisogno abbiamo noi di credenti, di cristiani zelanti, che agiscano davanti a persone che hanno responsabilità dirigenziali col coraggio di Elia per dire: ‘Questo non va fatto, questo è un assassinio!’”. Udienza generale tornata, dopo mesi, nell’aula Paolo VI e catechesi nuovamente dedicata al tema della preghiera. Che “non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l’anima: no, questo non è preghiera. Questa è finta di preghiera. La preghiera è un confronto con Dio e un lasciarsi inviare a servire i fratelli. Il banco di prova della preghiera è l’amore concreto per il prossimo. E viceversa: i credenti agiscono nel mondo dopo aver prima taciuto e pregato; altrimenti la loro azione è impulsiva, è priva di discernimento, è un correre affannoso senza meta. E quando i credenti fanno così, fanno tante ingiustizie perché non sono andati prima dal Signore a pregare, a discernere cosa devono fare”.

Papa Francesco è arrivato nell’Aula Paolo VI intorno alle 8.45 e ha percorso a piedi il corridoio centrale, fermandosi a più riprese per scambiare saluti, benedire rosari, foto e altri oggetti portati dai fedeli, firmare autografi. Ha firmato anche una copia della sua enciclica Fratelli tutti, portagli da una coppia di giovani. Ha infine preso posto ai piedi della scalinata, circondato da un gruppo di famiglie.

Nel suo discorso, Francesco ha parlato del profeta Elia, che compare anche nel Vangelo “al fianco di Gesù, insieme a Mosè, nel momento della Trasfigurazione (cfr Mt 17,3). Gesù stesso si rifà alla sua figura per accreditare la testimonianza di Giovanni Battista (cfr Mt 17,10-13)”.

E’ “uno dei personaggi più avvincenti di tutta la Sacra Scrittura”, “compare all’improvviso, in maniera misteriosa, provenendo da un piccolo villaggio del tutto marginale (cfr 1 Re 17,1); e alla fine uscirà di scena, sotto gli occhi del discepolo Eliseo, su un carro di fuoco che lo porta in cielo (cfr 2 Re 2,11-12)”. Questo “uomo dalla fede cristallina”, “integerrimo, incapace di compromessi meschini”, è “l’esempio di tutte le persone di fede che conoscono tentazioni e sofferenze, ma non vengono meno all’ideale per cui sono nate. La preghiera è la linfa che alimenta costantemente la sua esistenza. Per questo è uno dei personaggi più cari alla tradizione monastica, tanto che alcuni lo hanno eletto come padre spirituale della vita consacrata a Dio”.

“Elia è l’uomo di Dio, che si erge a difensore del primato dell’Altissimo. Eppure, anche lui è costretto a fare i conti con le proprie fragilità. Difficile dire quali esperienze gli furono più utili: se la sconfitta dei falsi profeti sul monte Carmelo (cfr 1 Re 18,20-40), oppure lo smarrimento in cui constata di ‘non essere migliore dei suoi padri’ (cfr 1 Re 19,4). Nell’animo di chi prega, il senso della propria debolezza è più prezioso dei momenti di esaltazione, quando pare che la vita sia una cavalcata di vittorie e di successi. Questa è una realtà che si ritrova in tante altre vocazioni bibliche, anche nel Nuovo Testamento, pensiamo ad esempio a San Pietro e a San Paolo. Elia è l’uomo di vita contemplativa e, nello stesso tempo, di vita attiva, preoccupato delle vicende del suo tempo, capace di scagliarsi contro il re e la regina, dopo che questi avevano fatto uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna (cfr 1 Re 21,1-24). Così ci mostra che non deve esistere dicotomia nella vita di chi prega: si sta davanti al Signore e si va incontro ai fratelli a cui Lui invia”.

“Questa è la vicenda di Elia, ma sembra scritta per tutti noi. In qualche sera possiamo sentirci inutili e soli. È allora che la preghiera verrà e busserà alla porta del nostro cuore. Un lembo del mantello di Elia lo possiamo raccogliere tutti noi. E anche se avessimo sbagliato qualcosa, o ci sentissimo minacciati e impauriti, tornando davanti Dio con la preghiera, ritorneranno come per miracolo anche la serenità e la pace”.

Nei saluti ai fedeli delle varie lingue, Francesco ha più volte ricordato che oggi si celebra la Madonna del Rosario. Così, ai fedeli di lingua araba ha rivolto l’invito “a pregare il rosario, e a portarlo tra le vostre mani o nelle tasche. La recita del rosario è la preghiera più bella che possiamo offrire alla Vergine Maria; è una contemplazione sulle tappe della vita di Gesù Salvatore con sua Madre Maria ed è un’arma che ci protegge dai mali e dalle tentazioni”. “La Madonna – ha detto ai polacchi - nelle sue apparizioni spesso ha esortato alla recita del Rosario, specialmente di fronte alle minacce incombenti sul mondo. Anche oggi, in questo tempo di pandemia, è necessario tenere tra le mani la corona del rosario, pregando per noi, per i nostri cari e per tutti gli uomini”.

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