Papa: reprimere criminalità e terrorismo, ma nel rispetto dei diritti dell'uomo
Città del Vaticano (AsiaNews) - "È doveroso" reprimere il crimine, che oggi è particolarmente cruento nella delinquenza organizzata e nel terrorismo - che "si è trasformato in una rete oscura di complicità politiche" - ma ricordando che "l'azione contro la criminalità va sempre condotta nel rispetto dei diritti dell'uomo e dei principi di uno Stato di diritto". La lotta alla violenza infatti deve mirare "anche al ravvedimento e alla correzione del criminale, che rimane sempre persona umana" e deve comprendere l'azione politica diretta a eliminare le cause che possono alimentare la violenza.
L'incontro di questa mattina con i partecipanti all'81ma assemblea generale dell'Interpol ha dato occasione a Benedetto XVI di affermare alcuni punti della visione della Chiesa sulla realtà della criminalità e sulla lotta contro di essa.
Im primo luogo il Papa ha evidenziato che "è importante incrementare la collaborazione e lo scambio di esperienze proprio nel momento in cui, a livello globale, assistiamo ad un'estensione delle fonti di violenza provocate da fenomeni transnazionali che frenano il progresso dell'umanità". Una collaborazione che giustamente "associa i responsabili politici della sicurezza e della giustizia, gli organismi giudiziari e le forze dell'ordine".
"Siamo consapevoli - ha aggiunto - che la violenza oggi si manifesta sotto nuove forme. Alla fine della cosiddetta guerra fredda tra i due blocchi occidentale e orientale, sono nate grandi speranze, specialmente dove una forma di violenza politica istituzionalizzata è stata fermata da movimenti pacifici che rivendicavano la libertà dei popoli. Tuttavia, sebbene alcune forme di violenza sembrino diminuire, specialmente il numero di conflitti militari, ce ne sono altre che si sviluppano, come la violenza criminale, responsabile ogni anno della maggioranza dei decessi di morte violenta nel mondo. Oggi, questo fenomeno è così pericoloso che costituisce un grave fattore di destabilizzazione delle società e, talvolta, mette a dura prova la stessa supremazia dello Stato".
"La Chiesa e la Santa Sede incoraggiano quanti si adoperano per combattere la piaga della violenza e del crimine, in questa nostra realtà che assomiglia sempre più ad un «villaggio globale». Le forme più gravi delle attività criminali possono essere individuate nel terrorismo e nella criminalità organizzata. Il terrorismo, una delle forme più brutali della violenza, semina odio, morte, desiderio di vendetta. Questo fenomeno, da strategia sovversiva tipica di alcune organizzazioni estremistiche finalizzata alla distruzione delle cose e all'uccisione delle persone, si è trasformato in una rete oscura di complicità politiche, utilizzando anche sofisticati mezzi tecnici, ingenti risorse finanziarie ed elaborando progetti su vasta scala (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 513). Dal canto suo, la criminalità organizzata prolifera nei luoghi della vita quotidiana e spesso agisce e colpisce al buio, al di fuori di ogni regola; realizza i suoi affari attraverso numerose attività illecite e immorali come la tratta delle persone - una forma moderna di schiavitù -, i traffici di beni o di sostanze, quali la droga, le armi, le merci contraffatte, giungendo anche al traffico di farmaci, utilizzati in gran parte dai poveri, che uccidono invece di curare. Questo commercio illecito diventa ancora più esecrabile quando riguarda gli organi umani di vittime innocenti: esse subiscono drammi e oltraggi che speravamo essere finiti per sempre dopo le tragedie del XX secolo ma che, purtroppo, ricompaiono attraverso le violenze generate dalle attività criminali di persone e organizzazioni senza scrupoli. Questi delitti infrangono le barriere morali progressivamente erette dalla civiltà e ripropongono una forma di barbarie che nega l'uomo e la sua dignità".
Ribadito che "la violenza, nelle sue diverse forme terroristiche e criminali, è sempre inaccettabile, perché ferisce profondamente la dignità umana e costituisce un'offesa all'intera umanità" e che quindi "è doveroso reprimere il crimine, nell'ambito di regole morali e giuridiche", il Papa ha concluso affermando che "è essenziale che la pur necessaria opera repressiva sia accompagnata da una coraggiosa e lucida analisi delle motivazioni soggiacenti a tali inaccettabili azioni criminose; occorre prestare speciale attenzione ai fattori di esclusione sociale e di indigenza che persistono nella popolazione e che costituiscono un veicolo di violenza e di odio. È necessario anche un particolare impegno sul piano politico e pedagogico per risolvere i problemi che possono alimentare la violenza e per favorire le condizioni affinché essa non nasca e non si sviluppi".
24/01/2020 12:05