Papa: preghiamo per i cattolici di Cina e per i cristiani perseguitati
Città del Vaticano (AsiaNews) – “La libertà religiosa è un diritto umano inalienabile”. L’ha ripetuto oggi papa Francesco che, al termine dell’udienza generale di oggi ha ricordato sia la preghiera per i cristiani perseguitati - “sono martiri”, vittime di un “inaccettabile crimine” - alla quale i vescovi italiani hanno invitato durante la veglia di Pentecoste, sia quella del 24 maggio alla Vergine di Sheshan, in Cina. “Anche noi – ha aggiunto - chiederemo a Maria di aiutare i cattolici in Cina ad essere sempre testimoni credibili di questo amore misericordioso in mezzo al loro Popolo e a vivere spiritualmente uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa”.
In precedenza, Francesco aveva dedicato la sua catechesi alla “naturale vocazione a educare” della famiglia esortando padri e madri a tornare dal loro “autoesilio” educativo che li ha visti sostituiti da “esperti” e “intellettuali”, per riprendere il loro ruolo, che è difficile e richiede pazienza, specialmente se i genitori sono separati. “Hanno avuto difficoltà, si sono separati e tante volte il figlio è preso come ostaggio e il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà e si fa tanto male. Ma io dirò a voi, i matrimoni separati: mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Voi siete separati per tante difficoltà e motivi. La vita vi ha dato questa prova: ma che i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, che i figli non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, che i figli crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma. E per i matrimoni separati questo è molto importante e molto difficile ma potete farlo”.
Alle 35mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale, tra le quali, come di consueto, è lungamente passato con la jeep bianca, il Papa ha dunque proposto “una questione essenziale della famiglia” ossia il suo ruolo educativo. “Intellettuali ‘critici’ di ogni genere – ha osservato - hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni – veri o presunti – dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti. Di fatto, si è aperta una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola, il patto educativo oggi è diventato si è rotto e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca. I sintomi sono molti. Per esempio, nella scuola si sono intaccati i rapporti tra i genitori e gli insegnanti. A volte ci sono tensioni e sfiducia reciproca; e le conseguenze naturalmente ricadono sui figli. D’altro canto, si sono moltiplicati i cosiddetti ‘esperti’, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli ‘esperti’ sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli mai”. “Tendono ad affidarli sempre più agli ‘esperti’, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo!”.
“Come siamo arrivati a questo punto? Non c’è dubbio che i genitori, o meglio, certi modelli educativi del passato avevano alcuni limiti. Non c'è dubbio! Ma è anche vero che ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare, perché possono compensarli in un modo che è impossibile a chiunque altro. D’altra parte, lo sappiamo bene, la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi. Molti genitori sono ‘sequestrati’ dal lavoro, papà e mamma devono lavorare, e da altre preoccupazioni, imbarazzati dalle nuove esigenze dei figli e dalla complessità della vita attuale”. “Il problema, però, non è solo parlare. Anzi, un ‘dialoghismo’ superficiale non porta a un vero incontro della mente e del cuore. Chiediamoci piuttosto: cerchiamo di capire ‘dove’ i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere? Siamo convinti che essi, in realtà, non aspettano altro? Sono domande”.
Le comunità cristiane, ha detto ancora il Papa, “sono chiamate ad offrire sostegno alla missione educativa delle famiglie, e lo fanno anzitutto con la luce della Parola di Dio. L’apostolo Paolo ricorda la reciprocità dei doveri tra genitori e figli: «Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino». Alla base di tutto c’è l’amore, quello che Dio ci dona, che «non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, … tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Anche nelle migliori famiglie bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza!”.
“Anche in questo caso, la grazia dell’amore di Cristo porta a compimento ciò che è inscritto nella natura umana. Quanti esempi stupendi abbiamo di genitori cristiani pieni di saggezza umana! Essi mostrano che la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo. La sua irradiazione sociale è la risorsa che consente di compensare le lacune, le ferite, i vuoti di paternità e maternità che toccano i figli meno fortunati. Questa irradiazione può fare autentici miracoli. E nella Chiesa succedono ogni giorno questi miracoli! Mi auguro – la conclusione del Papa - che il Signore doni alle famiglie cristiane la fede, la libertà e il coraggio necessari per la loro missione. Se l’educazione familiare ritrova la fierezza del suo protagonismo, molte cose cambieranno in meglio, per i genitori incerti e i figli delusi. E’ ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, perché si sono autoesiliati dalla educazione dei loro figli, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo”.
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