Papa: ogni riforma va fatta dentro la Chiesa, mai contro di essa
All’udienza generale, Benedetto XVI illustra la figura di San Giovanni Leonardi, fondatore della congregazione dei Chierici regolari della Madre di Dio, patrono dei farmacisti, cofondatore del Collegio urbaniano di Propaganda Fide “che nel corso dei secoli ha creato migliaia di sacerdoti, molti di essi martiri, per evangelizzare i popoli”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Ogni riforma va fatta dentro la Chiesa, “santa, ma fragile” e mai contro di essa e deve “mirare” prima di tutto “ai cuori”, perché solo i santi “contribuiscono, in maniera determinante, a costruire un mondo migliore”. E’ un principio valido “anche oggi” e che sosteneva San Giovanni Leonardi, morto a Roma il 9 ottobre del 1609, al quale Benedetto XVI ha dedicato oggi la sua riflessione per l’udienza generale.
Alle 40mila persone presenti in piazza San Pietro, il Papa ha infatti illustrato la figura di questo santo, fondatore della congregazione dei Chierici regolari della Madre di Dio, patrono dei farmacisti, beatificato nel 1861 e canonizzato nel 1938. Sacerdote ricordato per il “grande anelito missionario”, che con il prelato spagnolo Juan Bautista Vives y Maria diede vita al “progetto che ha portato alla creazione del Collegio urbaniano di Propaganda Fide che nel corso dei secoli ha creato migliaia di sacerdoti, molti di essi martiri, per evangelizzare i popoli”.
Giovanni Leonardi nacque nel 1541 a Decimo, vicino Lucca. A 17 anni il padre lo iscrisse a un corso di “speziaria”, ossia di farmacia a Lucca. “Per circa un decenio ne fu vigile frequentatore, ma quando acquisì il riconoscimento ufficiale che gli avrebbe permesso di aprire una sua spezieria, pensò se non fosse il momento di realizzare un progetto cha da sempre aveva nel cuore”. Così fu ordinato sacerdote e celebrò la sua prima messa nel giorno dell’Epifania del 1572.
Ma “non abbandonò la passione per la farmacopea, perché sentiva che gli avrebbe permesso di realizzare la vocazione di trasmettera agli uomini la medicina di Dio”. “Animato dalla convinzione che di tale medicina necessitano tutti gli esseri umani, cercò di farne la ragione essenziale della propria esistenza”.
Fu il principio generatore della sua attività sacerdotale durante “il diffuso movimento di rinnovamento spirituale nella Chiesa del suo tempo, che ebbe santi come Carlo Borromeo, Filippo Neri, Ignazio di Loyola e Giuseppe Calasanzio, Camillo de Lellis, Giovanni Gonzaga”.
Al gruppo di giovani per i quali nel 1574 fondo la congregazione dei Preti riformati della Beata Vergine, poi chiamata dei Chierici regolari della Madre di Dio, “raccomandava di avere avanti alla mente solo la gloria di Gesù crocefisso”.
Nel suo “zelo”, nel 1605 inviò a papa Paolo V, appena eletto, un memoriale osservando come sia “necessario che chi aspira alla riforma dei costumi degli uomini cerchi per prima cosa la gloria di Dio”. “Chi vuole operare una seria riforma religiosa e morale deve operare come un buon medico una attenta analisi dei mali che travagliano la Chiesa, così da poter indicare i rimedi essenziali”. E sosteneva che “si deve cominciare da chi comanda” e riguardare tutti. “Ogni riforma - ha proseguito Benedetto XVI - interessa certamente le strutture, ma in primo luogo deve incidere nel cuore dei credenti. Soltanto i santi, uomini e donne che si lasciano guidare dallo Spirito divino, pronti a compiere scelte radicali e coraggiose alla luce del Vangelo, rinnovano la Chiesa e contribuiscono, in maniera determinante, a costruire un mondo migliore”. Era una “luminosa figura [che] invita in primo luogo i sacerdoti e tutti i cristiani ad attendere costantemente alla prima misura della vita cristiana, che è la santità”.
In quegli anni c’erano anche le “premesse della futura cultura contemporanea, caratterizzata da una ingiusta scissione tra fede e ragione”, che “ha prodotto tra i suoi effetti negativi la marginalizzazione di Dio, con l’illusione di una possibile totale autonomia dell'uomo che sceglie di vivere come se Dio non ci fosse. E' la crisi del pensiero moderno che più volte ho avuto modo di evidenziare e che approda spesso in forme di relativismo”.
San Giovanni Leonardi, invece, sintetizzò il suo pensiero nell’espressione “Cristo anzitutto”. “Cristo al centro di tutto, della storia e del cosmo''. ''Di questo - ha sottolineato il Papa - affermò con forza l'umanità ha estremo bisogno, perché lui è la nostra misura e non c'è niente che non sia toccato dalla sua forza. Non c'è male che non trovi in Lui rimedio, non c'è problema che in Lui non si risolva. O Cristo o niente, ecco la sua ricetta per ogni tipo di riforma spirituale e sociale”.
In più di una crcostanza ebbe a ribadre che “l’incontro con Cristo si realizza nella Chiesa, santa, ma fragile, dove grano e zizzania crescono insieme, ma sempre sacramento di salvezza”. “Scelse di essere buon grano. Ha visto la Chiesa e la sua fragilità umana, che tuttavia è campo di Dio e strumento di salvezza per tutta l’umanità”. Capiva che “ogni riforma va fatta dentro la Chiesa, e mai contro la Chiesa. Il suo esempio – ha commentato il Papa - resta attuale anche oggi”. “Solo i santi rinnovano la Chiesa e contribuiscono in maniera determinante a costruire un mondo migliore”.
“Conquistato da Cristo come san Paolo additò e continua ad additare l’ideale cristocentrico per il quale bisogna denudarsi di ogni proprio interesse.”. “Accanto al volto di Cristo fissò lo sguardo sul volto materno di Maria, che rese patrona del suo ordine”.
“L’esempio di questo affascinante uomo di Dio – ha concluso – sia un modello, un richiamo a tutti i sacerdoti e a tutti i cristiani a vivere con entusiasmo la propria vocazione”.
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