Papa: norme e strutture speciali per accogliere gli anglicani, anche i preti sposati
Sacerdoti e vescovi coniugati saranno ordinati nella Chiesa cattolica, ma non potranno divenire ordinari. Tutto sarà previsto da una Costituzione apostolica di Benedetto XVI di prossima pubblicazione. Lo scopo è di permettere agli anglicani di conservare tradizioni e liturgia, pur nella fedeltà a Roma.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Benedetto XVI ha deciso di creare un’apposita struttura destinata ad accogliere e riunire sacerdoti e gruppi di fedeli anglicani che vogliono riunirsi alla Chiesa cattolica. Una Costituzione apostolica di prossima pubblicazione prevedrà l’istituzione di “ordinariati personali”, nell’ambito dei quali si “prevede la possibilità dell’ordinazione di chierici sposati già anglicani, come sacerdoti cattolici”.
L’ordinazione nella Chiesa cattolica di sacerdoti anglicani sposati non è in sé una novità: fin dal 1982 Giovanni Paolo II ha approvato - ed è stato frequentemente fatto - che venissero dispensati dal requisito del celibato quei chierici anglicani coniugati che desideravano continuare il servizio ministeriale come sacerdoti cattolici. Ora, però, Benedetto XVI ha deciso di strutturare la situazione. Lo annuncia oggi una “Nota informativa della Congregazione per la dottrina della fede circa gli ordinariati personali per anglicani che entrano nella Chiesa cattolica”.
Gli ordinariati personali “permetteranno ai fedeli già anglicani di entrare nella piena comunione con la Chiesa Cattolica, conservando nel contempo elementi dello specifico patrimonio spirituale e liturgico anglicano. Secondo il tenore della Costituzione Apostolica la sorveglianza e guida pastorale per tali gruppi di fedeli già anglicani sarà assicurata da un Ordinariato Personale, di cui l’Ordinario sarà usualmente nominato dal clero già anglicano”.
La Costituzione apostolica “rappresenta una risposta ragionevole e perfino necessaria ad un fenomeno globale, offrendo un unico modello canonico per la Chiesa universale adattabile a diverse situazioni locali e, nella sua applicazione universale, equo per i già anglicani. Tale modello prevede la possibilità dell’ordinazione di chierici sposati già anglicani, come sacerdoti cattolici. Ragioni storiche ed ecumeniche non permettono l’ordinazione di uomini sposati a vescovi sia nella Chiesa Cattolica come in quelle Ortodosse. Pertanto, la Costituzione determina che l’Ordinario possa essere o un sacerdote o un vescovo non coniugato”.
Il documento papale, in definitiva, “cerca di creare un equilibrio tra l’interesse di conservare il prezioso patrimonio anglicano liturgico e spirituale da una parte, e la preoccupazione che questi gruppi e il loro clero siano incorporati nella Chiesa cattolica”. Ciò perché, ricorda la Nota, negli eventi succedutisi al Concilio Vaticano II, in particolare con le decisioni di alcune comunioni anglicane di ordinare donne e persone “apertamente omosessuali” sacerdoti e vescovi e di consentire i matrimoni tra persone della stesso sesso. In seguito a tale vicende, accanto a decisioni di individui, “talvolta” sono entrati nella Chiesa cattolica “anche gruppi di anglicani, conservando una certa struttura ‘corporativa’. Ciò è avvenuto, ad esempio, per la diocesi anglicana di Amritsar in India e per alcune singole parrocchie negli Stati Uniti che, pur mantenendo un’identità anglicana, sono entrate nella Chiesa Cattolica nel quadro di un cosiddetto ‘provvedimento pastorale’, adottato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e approvato da Papa Giovanni Paolo II nel 1982”.
“Abbiamo cercato - ha spiegato il cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede - di venire incontro in modo unitario ed equo, alle richieste per una piena unione che ci sono state sottoposte da parte di fedeli già anglicani provenienti da varie parti del mondo negli anni recenti”. “Essi - ha aggiunto - hanno dichiarato di condividere la comune fede cattolica, come espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica, e di accettare il ministero petrino come un elemento voluto da Cristo per la Chiesa. Per loro è venuto il tempo di esprimere tale unione implicita in una forma visibile di piena comunione”.
Il provvedimento di questa nuova struttura, conclude la Nota della Congregazione per la dottrina della fede, “è in linea con l’impegno per il dialogo ecumenico, che continua ad essere una priorità per la Chiesa Cattolica, in particolare attraverso gli sforzi del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani”.
Vedi anche