27/04/2006, 00.00
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Papa: nelle cause dei santi vanno cercate verità storica e prove concrete

Occorrono certezze sulla realtà di colui per il quale si vuole cominciare il processo, concretezza della fama di santità, esistenza dell'odio alla fede per i martiri, "fisicità" del miracoli.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nelle cause di canonizzazione occorre cercare la verità storica di colui per il quale si vuole cominciare il processo, la concretezza della fama di santità, la realtà dell'odio alla fede per i martiri, la "fisicità" del miracolo. Sono alcune delle indicazioni che Benedetto XVI dà alla Congregazione per le cause dei santi, in un messaggio inviato al prefetto del dicastero, card. José Saraiva Martins, e ai partecipanti alla sessione plenaria della Congregazione.

Le cause, scrive il Papa, "vanno istruite e studiate con somma cura, cercando diligentemente la verità storica, attraverso prove testimoniali e documentali". I vescovi "valuteranno anzitutto se i candidati agli onori degli altari godano realmente di una solida e diffusa fama di santità e di miracoli oppure di martirio". "È chiaro che non si potrà iniziare una Causa di beatificazione e canonizzazione se manca una comprovata fama di santità, anche se ci si trova in presenza di persone che si sono distinte per coerenza evangelica e per particolari benemerenze ecclesiali e sociali".

Per quanto poi riguarda i miracoli,  "attribuiti alla intercessione del candidato agli onori degli altari. Oltre a rassicurarci che il Servo di Dio vive in cielo in comunione con Dio, i miracoli costituiscono la divina conferma del giudizio espresso dall'autorità ecclesiastica sulla sua vita virtuosa. Auspico che la Plenaria possa approfondire questo argomento alla luce della tradizione della Chiesa, dell'odierna teologia e delle più accreditate acquisizioni della scienza. Non va dimenticato che nell'esame degli asseriti eventi miracolosi confluisce la competenza degli scienziati e dei teologi, sebbene la parola decisiva spetti alla teologia, la sola in grado di dare del miracolo un'interpretazione di fede. Per questo nella procedura delle Cause dei Santi si passa dalla valutazione scientifica della Consulta Medica o dei periti tecnici all'esame teologico da parte dei Consultori e successivamente dei Cardinali e Vescovi. È poi da tenere presente chiaramente che la prassi ininterrotta della Chiesa stabilisce la necessità di un miracolo fisico, non bastando un miracolo morale".

In questo che è tornato ad essere tempo di martiri, Benedetto XVI rileva "i martiri di ieri e quelli del nostro tempo danno la vita (effusio sanguinis) liberamente e consapevolmente, in un supremo atto di carità, per testimoniare la loro fedeltà a Cristo, al Vangelo, alla Chiesa. Se il motivo che spinge al martirio resta invariato, avendo in Cristo la fonte e il modello, sono invece mutati i contesti culturali del martirio e le strategie "ex parte persecutoris", che sempre meno cerca di evidenziare in modo esplicito la sua avversione alla fede cristiana o ad un comportamento connesso con le virtù cristiane, ma simula differenti ragioni, per esempio di natura politica o sociale. È certo necessario reperire prove inconfutabili sulla disponibilità al martirio, come effusione del sangue, e sulla sua accettazione da parte della vittima, ma è altrettanto necessario che affiori direttamente o indirettamente, pur sempre in modo moralmente certo, l'"odium Fidei" del persecutore. Se difetta questo elemento, non si avrà un vero martirio secondo la perenne dottrina teologica e giuridica della Chiesa".

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