Papa: nella Chiesa siamo tutti corresponsabili, dobbiamo "essere uniti e al tempo stesso missionari"
Castel Gandolfo (AsiaNews) - Nella Chiesa - che essendo opera di Cristo, "non regredisce mai, ma sempre progredisce" - "tutti siamo responsabili, tutti siamo corresponsabili" e questo deve spingere a "essere uniti e al tempo stesso aperti, missionari", come lo furono gli apostoli. Prendendo spunto dal Vangelo di oggi, Benedetto XVI ha dedicato alla missione nella Chiesa, sulle tracce del primo invio degli apostoli fatto da Gesù, sia l'omelia della messa che ha celebrato a Frascati - non lontano dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - sia la riflessione prima di recitare dell'Angelus, al suo rientro dalla cittadina laziale. "In ritardo", come ha detto sorridendo a coloro che lo aspettavano nel cortile del Palazzo apostolico.
Seguendo quanto Gesù disse agli apostoli, coloro che portano la parola di Cristo, ha detto durante la messa, "non devono essere attaccati al denaro e alle comodità", non debbono impressionarsi se "non riceveranno sempre un'accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati", dovranno "predicare la giustizia anche contro gli applausi, anche contro il potere umano" e infine "non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l'esempio dati da Gesù, la cura dei malati. La missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione".
E se in qualche luogo verranno rifiutati "in tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale - come dire: l'annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo - e distacco materiale - non abbiamo voluto e non vogliamo nulla per noi".
"Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all'impegno come laici nella Chiesa stessa e nella società. Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola".
"Il Signore semina con larghezza i suoi doni, chiama a seguirlo e a prolungare nell'oggi la sua missione". Ricordando poi che in autunno inizierà l'Anno della fede, "a 50 anni dall'apertura del Concilio Vaticano II", il Papa ha invitato a "rileggere e approfondire" i documenti del Concilio che "contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane".
Dopo l'Angelus, rivolgendo un saluto in francese, Benedetto XVI ha detto che il tempo delle vacanze "può essere per ognuno un momento favorevole per riflettere sulla propria vita e per rendere il proprio cuore disponibile agli altri e a Dio. Vi invito - ha concluso - anche ad essere attenti a tutti coloro che soffrono per la solitudine e l'abbandono, sia che siano nella strade, che nelle loro case, negli ospedali o nelle case di riposo. Non esitate ad andarli a visitare".