Papa: nell’individualismo di oggi l’eucaristia crea la logica di comunione
Nel giorno nel quale in molti Paesi si celebra il Corpus Domini, all’Angelus Benedetto XVI sottolinea come l’eucaristia semina nei credenti la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo. Un pensiero per la beatificazione, a Milano, di padre Clemente Vismara, “eroico missionario del PIME in Birmania”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di ‘antidoto’, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo”. Lo evidenzia Benedetto XVI nel giorno nel quale in diversi Paesi del mondo si celebra il Corpus Domini, “la festa dell’Eucaristia” e mentre in varie città si proclamano nuovi beati. Fra questi, ricordati dal Papa anche padre Clemente Vismara, “eroico missionario del PIME in Birmania”.
Alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha detto che l’eucaristia “costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa”, “è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo”. “Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro”.
“I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente. Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa Domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: ‘Sine Dominico non possumus’ – senza il ‘Dominicum’, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune”.
“Invochiamo – la conclusione del Papa - la Vergine Maria, che il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II ha definito Donna eucaristica. Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente ‘eucaristica’, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità”.
Alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha detto che l’eucaristia “costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa”, “è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo”. “Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro”.
“I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente. Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa Domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: ‘Sine Dominico non possumus’ – senza il ‘Dominicum’, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune”.
“Invochiamo – la conclusione del Papa - la Vergine Maria, che il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II ha definito Donna eucaristica. Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente ‘eucaristica’, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità”.
Vedi anche
Corsi di catechismo sull'eucarestia
14/12/2004
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