Papa: nel mondo di oggi necessaria più che mai la presenza cristiana accanto a chi soffre
Nel messaggio per la XVIII Giornata mondiale del malato, Benedetto XVI ricorda che ogni cristiano è chiamato a seguire l’esempio di Gesù che “ebbe compassione” del Samaritano e “si prese cura di lui”. Nell’Anno sacerdotale un invito a tutti i presbiteri ad essere particolarmente vicini a chi è nella malattia.
Città del Vaticano (AsiaNews) - E’ più forte che mai, nella cultura di oggi, “l’esigenza di una presenza ecclesiale attenta e capillare accanto ai malati, come pure di una presenza nella società capace di trasmettere in maniera efficace i valori evangelici a tutela della vita umana in tutte le fasi, dal suo concepimento alla sua fine naturale”. Con queste parole Benedetto XVI spiega l’importanza di una presenza cristiana acconato a chi soffre, una presenza che, nell’Anno sacerdotale, si fa invito ai preti a essere particolarmente vicini ai malati.
Nel suo messaggio per la XVIII Giornata mondiale del malato, che sarà celebrata l’11 febbraio 2010, festa della Vergine di Lourdes, reso noto oggi, il Papa ricorda che quella data sarà anche il 25mo anniversario dell’istituzione del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari. “Auspico di cuore - scrive in proposito - che tale ricorrenza sia occasione per un più generoso slancio apostolico al servizio dei malati e di quanti se ne prendono cura. Con l’annuale Giornata Mondiale del Malato la Chiesa - aggiunge - intende, in effetti, sensibilizzare capillarmente la comunità ecclesiale circa l’importanza del servizio pastorale nel vasto mondo della salute, servizio che fa parte integrante della sua missione, poiché si inscrive nel solco della stessa missione salvifica di Cristo”.
“Seguendo il suo esempio, ogni cristiano è chiamato a rivivere, in contesti diversi e sempre nuovi, la parabola del buon Samaritano, il quale, passando accanto a un uomo lasciato mezzo morto dai briganti sul ciglio della strada, "‘vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui’" (Lc 10, 33-35). “A conclusione della parabola, Gesù dice: ‘Va’ e anche tu fa’ così’ (Lc 10,37). Con queste parole si rivolge anche a noi. Ci esorta a chinarci sulle ferite del corpo e dello spirito di tanti nostri fratelli e sorelle che incontriamo sulle strade del mondo; ci aiuta a comprendere che, con la grazia di Dio accolta e vissuta nella vita di ogni giorno, l’esperienza della malattia e della sofferenza può diventare scuola di speranza”.
Ricordato il grande impegno che la comunità ecclesiale ha sempre dedicato ai malati, del quale è segno anche l’istituzione del Pontificio consiglio degli operatori sanitari, Benedetto XVI si rivolge ai sacerdoti Nell’anno ad essi dedicato, li chiama "ministri degli infermi", “segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza. Vi invito, cari presbiteri, a non risparmiarvi nel dare loro cura e conforto. Il tempo trascorso accanto a chi è nella prova si rivela fecondo di grazia per tutte le altre dimensioni della pastorale. Mi rivolgo infine a voi, cari malati, e vi domando di pregare e di offrire le vostre sofferenze per i sacerdoti, perché possano mantenersi fedeli alla loro vocazione e il loro ministero sia ricco di frutti spirituali, a beneficio di tutta la Chiesa”.
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