Papa: nei martiri a causa del Vangelo “agisce una forza che il mondo non conosce”
In una celebrazione per i Testimoni della Fede del XX e XXI secolo, Benedetto XVI parlando dei tanti che hanno sparso il loro sangue afferma che “quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni”. I 40 anni della Comunità di Sant’Egidio.
Roma (AsiaNews) – “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”: la celebre frase di Tertulliano è stata ripetuta oggi d Benedetto XVI in occasione di una celebrazione della Parola in memoria dei Testimoni della Fede del XX e XXI secolo. “Nella sconfitta, nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo – ha commentato - agisce una forza che il mondo non conosce”, “è la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente sconfitta. E’ la forza che sfida e vince la morte”.
Recatosi nella basilica romana di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, che Giovanni Paolo II volle destinato alla memoria dei martiri del XX secolo, il Papa ha dedicato la sua riflessione a chi “è pronto a sacrificare la vita per il Regno. In questo modo – ha detto - si diventa amici di Cristo; così ci si conforma a Lui, accettando il sacrificio fino all’estremo, senza porre limiti al dono dell’amore e al servizio della fede”.
“Facendo sosta presso i sei altari, che ricordano i cristiani caduti sotto la violenza totalitaria del comunismo, del nazismo, quelli uccisi in America, in Asia e Oceania, in Spagna e Messico, in Africa, ripercorriamo idealmente – ha aggiunto - molte dolorose vicende del secolo passato. Tanti sono caduti mentre compivano la missione evangelizzatrice della Chiesa: il loro sangue si è mescolato con quello di cristiani autoctoni a cui era stata comunicata la fede. Altri, spesso in condizione di minoranza, sono stati uccisi in odio alla fede. Infine non pochi si sono immolati per non abbandonare i bisognosi, i poveri, i fedeli loro affidati, non temendo minacce e pericoli”. “Sono tanti!”.
“Anche questo XXI secolo – ha proseguito - si è aperto nel segno del martirio. Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni; come Lui sono ‘segno di contraddizione’. La convivenza fraterna, l’amore, la fede, le scelte in favore dei più piccoli e poveri, che segnano l’esistenza della Comunità cristiana, suscitano talvolta un’avversione violenta. Quanto utile è allora guardare alla luminosa testimonianza di chi ci ha preceduto nel segno di una fedeltà eroica sino al martirio!”.
L’odierna celebrazione è stata motivata dai 40 anni della Comunità di Sant’Egidio, alla quale Giovanni Paolo II affidò anche a cura della basilica dell’Isola tiberina, nella quale erano tutti i responsabili della Comunità, a partire dal suo fondatore, Andrea Riccardi. “La Parola di Dio, l’amore per la Chiesa, la predilezione per i poveri, la comunicazione del Vangelo – ha detto loro il Papa - sono state le stelle che vi hanno guidato testimoniando, sotto cieli diversi, l’unico messaggio di Cristo. Vi ringrazio per questa vostra opera apostolica; vi ringrazio per l’attenzione agli ultimi e per la ricerca della pace, che contraddistinguono la vostra Comunità”. “Siate costruttori di pace e di riconciliazione fra quanti sono nemici o si combattono”.
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