Papa: migrazioni chiedono risposte politiche dei Paesi di accoglienza e di origine
Benedetto XVI parla di una “emergenza” di fronte alla quale servono “senso di responsabilità” anche dei Paesi dai quali partono le persone in cerca di una vita migliore. Prima dell’Angelus sottolinea il senso della “via della Croce” che insegna a vincere il male con l’amore.
Castel Gandolfo (AsiaNews) – L’“emergenza” della immigrazione clandestina, che tante vittime continua a provocare, e la “missione” dei cristiani di “portare la Croce” per rispondere al male con l’amore sono state oggi al centro della riflessione che Benedetto XVI ha proposto alle circa 8mila persone rinuitesi nel cortile interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus.
Prendendo spunto dalla odierna liturgia, il Papa ha osservato che “se, per salvarci, il Figlio di Dio ha dovuto soffrire e morire crocifisso, non è certamente per un disegno crudele del Padre celeste. La causa è la gravità della malattia da cui doveva guarirci: un male così serio e mortale da richiedere tutto il suo sangue. E’ infatti con la sua morte e risurrezione, che Gesù ha sconfitto il peccato e la morte ristabilendo la signoria di Dio. Ma – ha aggiunto - la lotta non è finita: il male esiste e resiste in ogni generazione, anche ai nostri giorni. Che cosa sono gli orrori della guerra, le violenze sugli innocenti, la miseria e l’ingiustizia che infieriscono sui deboli, se non l’opposizione del male al regno di Dio? E come rispondere a tanta malvagità se non con la forza disarmata dell’amore che vince l’odio, della vita che non teme la morte? E’ la stessa misteriosa forza che usò Gesù, a costo di essere incompreso e abbandonato da molti dei suoi”.
“Cari fratelli e sorelle, per portare a pieno compimento l’opera della salvezza, il Redentore continua ad associare a sé e alla sua missione uomini e donne disposti a prendere la croce e a seguirlo. Come per Cristo, così pure per i cristiani portare la croce non è dunque facoltativo, ma è una missione da abbracciare per amore. Nel nostro mondo attuale, dove sembrano dominare le forze che dividono e distruggono, il Cristo non cessa di proporre a tutti il suo chiaro invito: chi vuol essere mio discepolo, rinneghi il proprio egoismo e porti con me la croce”.
Il fenomeno della immigrazione clandestina è stato invice affrontato dal Papa dopo la recita della preghiera mariana. Una “emergenza” di fronte alla quale egli ha richiamato la responsabilità dei Paesi verso i quali si dirihe chi cerca una vita migliore, ma anche quella degli Stati dai quali la gente si allontana, chiedendo sia di migliorare le loro condizioni sia di combattere i fenomeni criminali che tropo spesso accompagnano le migrazioni clandestine.
“In queste ultime settimane – ha detto - la cronaca ha registrato l’aumento degli episodi di immigrazione irregolare dall’Africa. Non di rado, la traversata del Mediterraneo verso il continente europeo, visto come un approdo di speranza per sfuggire a situazioni avverse e spesso insostenibili, si trasforma in tragedia; quella avvenuta qualche giorno fa sembra aver superato le precedenti per l’alto numero di vittime. La migrazione è fenomeno presente fin dagli albori della storia dell’umanità, che da sempre, pertanto, ha caratterizzato le relazioni tra popoli e nazioni”.
“L’emergenza in cui si è trasformata nei nostri tempi, tuttavia, ci interpella e, mentre sollecita la nostra solidarietà, impone, nello stesso tempo, efficaci risposte politiche. So che molte istanze regionali, nazionali e internazionali si stanno occupando della questione della migrazione irregolare: ad esse va il mio plauso e il mio incoraggiamento, affinché continuino la loro meritevole azione con senso di responsabilità e spirito umanitario. Senso di responsabilità devono mostrare anche i Paesi di origine, non solo perché si tratta di loro concittadini, ma anche per rimuovere le cause di migrazione irregolare, come pure per stroncare, alle radici, tutte le forme di criminalità ad essa collegate. Dal canto loro, i Paesi europei e comunque quelli meta di immigrazione sono, tra l’altro, chiamati a sviluppare di comune accordo iniziative e strutture sempre più adeguate alle necessità dei migranti irregolari. Questi ultimi, poi, vanno pure sensibilizzati sul valore della propria vita, che rappresenta un bene unico, sempre prezioso, da tutelare di fronte ai gravissimi rischi a cui si espongono nella ricerca di un miglioramento delle loro condizioni e sul dovere della legalità che si impone a tutti. Come Padre comune, sento il profondo dovere di richiamare l’attenzione di tutti sul problema e di chiedere la generosa collaborazione di singoli e di istituzioni per affrontarlo e trovare vie di soluzione. Il Signore ci
accompagni e renda fecondi i nostri sforzi!”.
Da registrare, infine, un saluto ed una benedizione “ Cuba e tutti i cubani” rivolti, in spanolo ad un gruppo proveniente dall’isola caraibica.
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