Papa: l’analisi sociale non può prescindere dall’opzione preferenziale per i poveri
Nel discorso preparato per “Aggiornamenti sociali” rivista dei gesuiti italiani, Francesco afferma che l’opzione preferenziale “prima che correre in loro aiuto ci chiede di stare dalla loro parte, anche quando guardiamo alle dinamiche della società”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Per i cristiani il discernimento dei fenomeni sociali non può prescindere dall’opzione preferenziale per i poveri”. E’ ornato ad affermarlo papa Francesco nel discorso consegnato a redattori e collaboratori della rivista dei gesuiti italiani “Aggiornamenti sociali”, ricevuti oggi in Vaticano (nella foto).
L’opzione preferenziale per i poveri, si legge ancora nel documento, “prima che correre in loro aiuto ci chiede di stare dalla loro parte, anche quando guardiamo alle dinamiche della società”.
Commentando il motto aiutare i lettori a “orientarsi nel mondo che cambia” scelto da quanti lavorano per la rivista, è, afferma il discorso papale, un servizio prezioso “specie in un tempo di cambiamenti accelerati, che lasciano molti smarriti e confusi”. E per orientarsi “anche nel cammino della società, abbiamo bisogno di imparare a riconoscere la voce dello Spirito, interpretarne i segni e scegliere di seguire quella voce e non le altre”. E per fare discernimento nelle vita sociale “non basta allenare la sensibilità spirituale (…) servono competenze e analisi specifiche”, quelle a cui le pagine della Rivista danno spazio affrontando temi come le nuove frontiere della bioetica e il lavoro, l’immigrazione, la disuguaglianza sociale, l’economia sostenibile, la cura dell’ambiente, la costruzione del bene comune.
E se l’opzione preferenziale per i poveri significa “stare dalla loro parte”, ciò comporta l’ascoltarli, “perché sia la loro voce a parlare”.
Per il discernimento dei fenomeni sociali occorre poi il confronto, “un metodo sinodale” fatto di relazioni, di dialogo, di coinvolgimento in iniziative ed eventi concreti, di creazione di reti. Bisogna puntare all’integrazione “di quelle porzioni della società che per varie ragioni sono collocate ai margini”; all’incontro tra le generazioni; promuovendo “occasioni di incontro e azione comune tra cristiani e credenti di altre religioni, ma anche con tutte le persone di buona volontà”. Non è facile, ma “se non riusciremo a unire tutta la famiglia umana, sarà impossibile procedere nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale”.