06/05/2022, 14.20
VATICANO
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Papa: le divisioni tra i cristiani sono terreno fertile per le guerre

Francesco al Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani: "Il conflitto in Ucraina interpella la coscienza di ogni cristiano e di ogni Chiesa. In alcuni Paesi ci sono certe riprese egocentriche di alcune comunità cristiane che sono un tornare indietro". L'auspicio che la concomitanza con i 1700 anni del Concilio di Nicea dia al Giubileo del 2025 una dimensione ecumenica.  

Città del Vaticano (AsiaNews) – La guerra in Ucraina “interpella la coscienza di ogni cristiano e di ogni Chiesa”, invitando a non ignorare che “le divisioni tra i cristiani” spesso si intrecciano ai conflitti. Lo ha detto oggi papa Francesco ricevendo in udienza nella sala del Concistoro in Vaticano la plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.

Prendendo spunto dal fatto che questo organismo è tornato a riunirsi in presenza dopo la pandemia, il papa ha sottolineato come l’esperienza del Covid-19 sia stata anche per le diverse confessioni un ulteriore invito a camminare insieme.  “Oggi - ha detto Francesco - per un cristiano non è possibile andare da solo. La coscienza dell’ecumenismo è tale che non si può pensare di andare nel cammino della fede senza la compagnia dei fratelli e delle sorelle di altre Chiese o comunità ecclesiali. In alcuni Paesi ci sono certe riprese egocentriche - per così dire - di alcune comunità cristiane che sono un tornare indietro e non potere avanzare. Oggi, o si cammina tutti insieme o non si può camminare”.

Ed è una questione resa ancora più urgente dall'esperienza della guerra in Ucraina ma anche in tante altre parti del mondo "come il Myanmar". “Questa guerra, crudele e insensata come ogni guerra - ha spiegato Francesco - ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero, e non può non interpellare la coscienza di ogni cristiano e di ciascuna Chiesa. Dobbiamo chiederci: cosa hanno fatto e cosa possono fare le Chiese per contribuire allo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale”.

“Nel secolo scorso - ha osservato Francesco - la consapevolezza che lo scandalo della divisione dei cristiani avesse un peso storico nel generare il male che ha avvelenato il mondo di lutti e ingiustizie aveva mosso le comunità credenti, sotto la guida dello Spirito Santo, a desiderare l’unità per cui il Signore ha pregato e ha dato la vita. Oggi, di fronte alla barbarie della guerra, questo anelito all’unità va nuovamente alimentato”. “Ignorare le divisioni tra i cristiani, per abitudine o per rassegnazione - ha aggiunto il pontefice - significa tollerare quell’inquinamento dei cuori che rende fertile il terreno per i conflitti. L’annuncio del vangelo della pace, quel vangelo che disarma i cuori prima ancora che gli eserciti, sarà più credibile solo se annunciato da cristiani finalmente riconciliati in Gesù, Principe della pace; cristiani animati dal suo messaggio di amore e fraternità universale, che travalica i confini della propria comunità e della propria nazione”.

A questo Francesco ha ricollegato anche la riflessione in corso nel Pontificio Consiglio su come celebrare in modo ecumenico il 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea, che ricorrerà nel 2025. “Nonostante le travagliate vicende della sua preparazione e soprattutto del successivo lungo periodo di recezione – ha ricordato il papa - il primo Concilio ecumenico è stato un evento di riconciliazione per la Chiesa, che in modo sinodale riaffermò la sua unità intorno alla professione della propria fede. Lo stile e le decisioni del Concilio di Nicea devono illuminare l’attuale cammino ecumenico e far maturare nuovi passi concreti verso la meta del pieno ristabilimento dell’unità dei cristiani. Dato che il 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea coincide con l’anno giubilare - ha detto ancora - auspico che la celebrazione del prossimo giubileo abbia una rilevante dimensione ecumenica”.

Francesco inoltre ha rilanciato l’invito indirizzato alle Conferenze episcopali affinché anche i fratelli e le sorelle delle altre confessioni cristiane siano ascoltate durante i, percorso sinodale a cui la Chiesa cattolica è stata chiamata. “Se vogliamo davvero ascoltare la voce dello Spirito – ha commentato - non possiamo non sentire ciò che ha detto e sta dicendo a tutti coloro che sono rinati «da acqua e da Spirito”.

Infine l’invito a continuare a camminare insieme. “È vero che il lavoro teologico è molto importante e dobbiamo riflettere – ha spiegato il papa - ma non possiamo aspettare di fare il cammino di unità finché i teologi si mettono d’accordo. Camminare come fratelli, nella preghiera insieme, nelle opere di carità, nella ricerca della verità. Come fratelli. E questa fratellanza è per tutti noi”.

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