Papa: la “prima sfida” è la solidarietà, tra generazioni, nazioni e continenti
Al momento del commiato dall’Africa, Benedetto XVI chiede ai leader di tutto il continente di prendersi cura di coloro che “soffrono per mancanza di cibo, di lavoro, di una casa o di altri beni fondamentali”. “Mai la violenza prevalga sul dialogo, la paura e lo scoraggiamento sulla fiducia, il rancore sull’amore fraterno”.
Luanda (AsiaNews) – E’ la solidarietà la “prima sfida da vincere”, solidarietà fra generazioni, nazioni e continenti che “generi una sempre più equa condivisione delle risorse della terra fra tutti gli uomini”. Solidarietà, riconciliazione e pace, con un particolare pensiero ai rifugiati, sono le parole d’ordine che Benedetto XVI lascia all’Angola, all’Africa e al mondo al momento di concludere, questa mattina, il suo primo viaggio nel Continente nero.
Tanta gente, da stamattina presto, davanti alla nunziatura, dove il Papa ha abitato dal 20 marzo, quando è giunto dal Camerun, tanta lungo la strada che va all’aeroporto “4 de Fevereiro” di Luanda, da dove il Papa è ripartito e tanta anche fuori dello scalo aereo.
Da dove Benedetto XVI lancia un “appello finale”. “Vorrei chiedere - dice - che la giusta realizzazione delle fondamentali aspirazioni delle popolazioni più bisognose costituisca la preoccupazione principale di coloro che ricoprono le cariche pubbliche, poiché la loro intenzione - sono certo - è quella di svolgere la missione ricevuta non per se stessi ma in vista del bene comune. Il nostro cuore non può darsi pace finché ci sono fratelli che soffrono per mancanza di cibo, di lavoro, di una casa o di altri beni fondamentali. Per arrivare a dare una risposta concreta a questi nostri fratelli in umanità, la prima sfida da vincere è quella della solidarietà: solidarietà fra le generazioni, solidarietà fra le Nazioni e tra i Continenti che generi una sempre più equa condivisione delle risorse della terra fra tutti gli uomini”.
Sobria la cerimonia di congedo: il Papa passa tra due file di scout, ragazzi e ragazze, schierati lungo il percorso. Quasi un omaggio ai due di loro che venerdì hanno perso la vita allo Stadio dos Coqueiros, schiacciati dalla folla. Li ricorda il presidente della Repubblica, José Eduardo dos Santos, che ringrazia Benedetto XVI anche per la solidarietà data nell’occasione.
Il Papa ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della sua visita, Ringrazia Dio per la vivacità di una Chiesa che “nonostante le difficoltà”, è “piena di entusiasmo, che ha saputo prendere sulle spalle la sua croce e quella altrui, rendendo testimonianza davanti a tutti della forza salvifica del messaggio evangelico. Essa continua ad annunziare che è arrivato il tempo della speranza, impegnandosi nella pacificazione degli animi e invitando all’esercizio di una carità fraterna che sappia aprirsi alla accoglienza di tutti, nel rispetto delle idee e sentimenti di ciascuno”.
“Prego ora Iddio – aggiunge - di fare sentire la sua protezione ed aiuto ai rifugiati ed espatriati senza numero che vagano nella attesa di un ritorno alla propria casa. Il Dio del cielo ripete loro: ‘Anche se la mamma si dimenticasse di te, Io invece non ti dimenticherò mai’ (cfr Is 49, 15). È come figli e figlie che Dio vi ama; Egli veglia sui vostri giorni e sulle vostre notti, sulle vostre fatiche e aspirazioni. Fratelli e amici di Africa, carissimi angolani, coraggio! Non vi stancate di far progredire la pace, compiendo gesti di perdono e lavorando per la riconciliazione nazionale, affinché mai la violenza prevalga sul dialogo, la paura e lo scoraggiamento sulla fiducia, il rancore sull’amore fraterno. E ciò sarà possibile se vi riconoscerete a vicenda quali figli dello stesso e unico Padre del Cielo”.
Per tutti gli africani, l’arrivederci è a Roma, per II assemblea speciale del Sinodo dei vescovi dedicata a questo Continente.
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