Papa: la “preghiera sacerdotale” di Gesù: unità dei cristiani e apertura al disegno di Dio
Nel giorno conclusivo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Benedetto XVI parla dei “momenti” della preghiera di Gesù nell’Ultima cena. La “glorificazione” del Figlio, l’invio in missione degli apostoli, l’istituzione della Chiesa e l’unità dei credenti.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’unità dei cristiani, per la quale Gesù ha pregato, “non è un prodotto mondano, proviene esclusivamente dall’unità divina e arriva a noi dal Padre mediante il Figlio e lo Spirito Santo”, è “una realtà che sta nel cuore delle persone credenti, ma al tempo stesso deve apparire nella storia, perché il mondo creda”. Nel giorno conclusivo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Benedetto XVI ha parlato dell’unità dei seguaci di Cristo illustrando alle persone presenti all’udienza generale la “preghiera sacerdotale” di Gesù.
E’ una preghiera che Gesù rivolge al Padre durante l’Ultima cena, “comprensibile nella sua estrema ricchezza soprattutto se la collochiamo sullo sfondo della festa giudaica dello Yom Kippur, dell’espiazione nella quale il sacerdote compie l’espiazione per sé, per la classe sacerdotale e per l’intero popolo di Israele” per ridare al popolo la cosapevolezza di essere il popolo di Dio.
Il Vangelo di Giovanni riprende la struttura della festa. Gesù si rivolge al Padre “nell’ora del suo innalzamento e della sua glorificazione”, una preghiera “inseparabile dal suo sacrificio” e della quale i Papa ha evidenziato tre “momenti”. Il primo è “la richiesta della sua glorificazione”: “più che una domanda è l’offerta della disponiilità di entrare liberamente nel disegno di Dio Padre, che culminerà con la salita di Gesù al Padre”. “E venuta l’ora di glorificare il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi Te”.
Il secondo momento è “l’intercessione per i discepoli che sono con Lui, ‘coloro ai quali ho manifestato il tuo nome’”. La “intercessione e espiazione per i discepoli sta nella richiesta di consacrazione”, “essi non sono del mondo”. "Consacrare – ha commentato il Papa - è trasferire una realtà nella proprietà di Dio”, nel senso di “togliere dalle cose comuni, essere messi da parte dell’ambiente della vita per essere donato totalmente a Dio”. Al tempo stesso è “invio in missione”. Gesù dice: “Come Tu hai mandato me nel mondo anch’io mando essi nel mondo”, “la persona consacrata esiste per gli altri, è donata agli altri”, “essere non più per sé, ma per gli altri”. “Per i discepoli sarà continuare la mssione di Gesù, essere donato a Dio per essere in missione per tutti”.
Il terzo memento, “che siano una cosa sola”, “estende lo sguardo fino alla fine del tempo”, Gesù “intercede per tutti coloro che saranno portati alla fede medante la missione degli apostoli”. “Gesù prega per la Chiesa di tutti i tempi, prega anche per noi”.
Nella preghiera sacerdotale di Gesù, infatti, c’è l'istituzione della Chiesa: “che altro è la Chiesa se non la comunità dei discepoli che mediante la fede in Gesù riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di salvare il mondo, conducendolo alla conoscenza di Dio? In forza di tale unità, ricevuta e custodita, la Chiesa può camminare nel mondo senza essere del mondo" ed essere "il luogo in cui continua la missione stessa di Cristo: condurre il mondo fuori dall'alienazione dell'uomo da Dio e da se stesso, fuori dal peccato, perché torni a essere il mondo di Dio”.
“Quella della futura unità di quanti crederanno in Lui” è la parte centrale della preghiera. “Tale unità da una parte è una realtà che sta nel cuore delle persone credenti, ma al tempo stesso deve apparire con chiarezza nella storia, perché il mondo creda, uno scopo molto pratico e concreto".
La “preghiera sacerdotale”, la conclusione di Benedetto XVI - ci guidi nel dialogo con il Signore, ci aiuti a entrare nel modo più pieno nel progetto che Dio ha su ognuno di noi”, “chiediamogli di aprire la nostra preghiera alle dimensioni del mondo, non sia solo per chiedere aiuto nei nostri problemi, ma ci renda capaci di aprirci alle dimensioni del mondo, di intercedere per altri”e per “il dono dell’unità per tutti i credenti”.
E’ una preghiera che Gesù rivolge al Padre durante l’Ultima cena, “comprensibile nella sua estrema ricchezza soprattutto se la collochiamo sullo sfondo della festa giudaica dello Yom Kippur, dell’espiazione nella quale il sacerdote compie l’espiazione per sé, per la classe sacerdotale e per l’intero popolo di Israele” per ridare al popolo la cosapevolezza di essere il popolo di Dio.
Il Vangelo di Giovanni riprende la struttura della festa. Gesù si rivolge al Padre “nell’ora del suo innalzamento e della sua glorificazione”, una preghiera “inseparabile dal suo sacrificio” e della quale i Papa ha evidenziato tre “momenti”. Il primo è “la richiesta della sua glorificazione”: “più che una domanda è l’offerta della disponiilità di entrare liberamente nel disegno di Dio Padre, che culminerà con la salita di Gesù al Padre”. “E venuta l’ora di glorificare il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi Te”.
Il secondo momento è “l’intercessione per i discepoli che sono con Lui, ‘coloro ai quali ho manifestato il tuo nome’”. La “intercessione e espiazione per i discepoli sta nella richiesta di consacrazione”, “essi non sono del mondo”. "Consacrare – ha commentato il Papa - è trasferire una realtà nella proprietà di Dio”, nel senso di “togliere dalle cose comuni, essere messi da parte dell’ambiente della vita per essere donato totalmente a Dio”. Al tempo stesso è “invio in missione”. Gesù dice: “Come Tu hai mandato me nel mondo anch’io mando essi nel mondo”, “la persona consacrata esiste per gli altri, è donata agli altri”, “essere non più per sé, ma per gli altri”. “Per i discepoli sarà continuare la mssione di Gesù, essere donato a Dio per essere in missione per tutti”.
Il terzo memento, “che siano una cosa sola”, “estende lo sguardo fino alla fine del tempo”, Gesù “intercede per tutti coloro che saranno portati alla fede medante la missione degli apostoli”. “Gesù prega per la Chiesa di tutti i tempi, prega anche per noi”.
Nella preghiera sacerdotale di Gesù, infatti, c’è l'istituzione della Chiesa: “che altro è la Chiesa se non la comunità dei discepoli che mediante la fede in Gesù riceve la sua unità ed è coinvolta nella missione di salvare il mondo, conducendolo alla conoscenza di Dio? In forza di tale unità, ricevuta e custodita, la Chiesa può camminare nel mondo senza essere del mondo" ed essere "il luogo in cui continua la missione stessa di Cristo: condurre il mondo fuori dall'alienazione dell'uomo da Dio e da se stesso, fuori dal peccato, perché torni a essere il mondo di Dio”.
“Quella della futura unità di quanti crederanno in Lui” è la parte centrale della preghiera. “Tale unità da una parte è una realtà che sta nel cuore delle persone credenti, ma al tempo stesso deve apparire con chiarezza nella storia, perché il mondo creda, uno scopo molto pratico e concreto".
La “preghiera sacerdotale”, la conclusione di Benedetto XVI - ci guidi nel dialogo con il Signore, ci aiuti a entrare nel modo più pieno nel progetto che Dio ha su ognuno di noi”, “chiediamogli di aprire la nostra preghiera alle dimensioni del mondo, non sia solo per chiedere aiuto nei nostri problemi, ma ci renda capaci di aprirci alle dimensioni del mondo, di intercedere per altri”e per “il dono dell’unità per tutti i credenti”.
Vedi anche