Papa: la vera libertà non è dire no, ma conformare la propria volontà a quella divina
Illustrando la figura di San Massimo il confessore, grande Padre della Chiesa d’oriente, Benedetto XVI evidenzia il significato della difesa che egli operò della “volontà umana” di Gesù, la cui adesione al Padre serve anche a dare la giusta collocazione a valori come la tolleranza, la libertà e il dialogo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La vera libertà, il suo massimo, non consiste nel dire no, nel chiudersi, ma nel dire sì, nell’aprirsi, nel conformare la propria volontà a quella di Dio. E’ questo che dà la giusta collocazione anche a valori oggi giustamente difesi, come la tolleranza, la libertà ed il dialogo. E’ l’insegnamento che viene dall’esempio di San Massimo, uno dei grandi Padri della Chiesa d’oriente, la figura del quale Benedetto XVI ha illustrato oggi. Meritò il titolo di Confessore, per l’intrepido coraggio col quale seppe testimoniare, “confessare” la sua fede, ha detto il papa ai 30mila fedeli presenti in piazza San Pietro, malgrado la giornata molto calda ed assolata, che ha visto i presenti a proteggersi con ombrelli e berretti multicolori ed ha spinto lo stesso Benedetto XVI ad indossare, durante il giro in piazza per salutare i presenti, il cappello rosso a falde larghe (nella foto).
Massimo nacque nel 580 in Palestina e fu avviato alla vita monastica ed allo studio delle Scritture. Da Gerusalemme si trasferì a Costantinopoli e poi in Africa. Qui si distinse per l’estremo coraggio nella difesa dell’ortodossia, per difendere l’umanità di Cristo, contro coloro che affermavano esistere in Lui la sola volontà divina. “Ma una uomo senza volontà non è vero uomo” e anche Gesù Cristo, “senza una volontà umana non sarebbe stato vero uomo” e “non avrebbe vissuto il dramma dell’essere umano”. In Gesù non c’è dualismo tra la volontà divina e quella umana, c’è “unità nella persona di Cristo” e “non si deve amputare l’uomo per spiegare l’Incarnazione”. Per San Massimo queste non erano “speculazione filosofica, ma realtà nella vita di Cristo”, come si vede in modo particolare nel “dramma dei Getsemani” evidenziato dal “non la mia volontà, ma la tua” detto da Gesù.
Adamo, che rappresenta l’umanità “pensava che il no sarebbe il massimo della libertà, solo chi può dire no è veramente libero, e cosi dice no a Dio”. “Questa tendenza porta in sé anche la natura umana di Cristo, ma la supera perché vede che il massimo della libertà non è il no, ma il sì, la conformità alla volontà di Dio”, la “unificazione della sua volontà a quella divina”. Essere come Dio era la volontà di Adamo, ma non è il no il mezzo per ottenerlo, ma è la capacità di “uscire da sé” che l’uomo diventa veramente libero. E’ il trasferire la volontà umana a quella divina. “Qui realmente è in questione tutto l’essere umano, tutta la questione della nostra vita”.
Tornando alla vita di Massimo il Confessore, Benedetto XVI ha ricordato che fu chiamata a Roma da papa Martino I che aveva convocato il concilio Lateranense proprio a difesa della volontà di risto e proprio per questo era stato condannato a morte dall’imperatore. Massimo continuava a sostenere che non è possibile affermare che in Gesù c’è una sola volontà. Il tribunale imperiale lo condannò, benché ottantenne, all’amputazione della mano e della lingua. Morì, esule, nel 662.
La vita e il pensiero di Massimo “restano illuminati da un estremo coraggio, senza riduzioni o compromessi” e così “appare come dobbiamo vivere per rispondere alla nostra vocazione” e “vivere uniti a Dio”. Il sì di Cristo ci mostra il collocamento giusto da dare a tutti gli altri valori, come quelli “oggi giustamente difesi”. Come la tolleranza “che però se non sa più distinguere tra bene e male e diventerebbe caotica ed autodistruttiva”, o la libertà che, se “non rispetta la libertà degli altri e non trova la comune misura delle nostre libertà diventa anarchia e distrugge l'autorità” ed il dialogo “che se non sa più su cosa dialogare diventa una vuota chiacchierata”. “Tutti i valori che hanno bisogno di un punto di riferimento che è Dio” e cosi “sappiamo collocare tutti gli altri valori in modo che abbiamo il loro giusto significato”.
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