Papa: la sofferenza non è inutile; è un'offerta per il mondo
Lourdes (AsiaNews) Il tempo della sofferenza fisica non è per questo "meno fecondo". E' la testimonianza personale che Giovanni Paolo II ha portato oggi a Lourdes: "condivido con voi un tempo della vita segnato dalla sofferenza fisica, ma non per questo meno fecondo nel disegno mirabile di Dio". E' arrivato su una poltrona mobile, che altro non è che una carrozzella, ha lasciato leggere al card. Roger Etchegaray il saluto che aveva preparato per i "cari malati", perché la voce non lo aiutava; è scivolato, per fortuna senza cadere, sull'inginocchiatoio davanti alla Grotta della Signora, dove si era voluto fermare, visibilmente commosso, subito dopo l'arrivo nella cittadina. Il Papa a Lourdes, visita motivata con la celebrazione del 150/mo anniversario della definizione dogmatica dell' Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria", si farà malato tra i malati, avevamo detto un po' tutti, cercando di spiegare il senso del suo pellegrinaggio: si pensava ad un gesto che voleva essere di partecipazione, conforto e speranza per chi soffre. Ma Giovanni Paolo II ha saputo fare di più: ha saputo interpretare il senso più profondo della domanda che l'uomo innocente si pone di fronte al proprio dolore: perché e soprattutto a che serve? Di fronte alla tentazione umana di chiudersi in se stessi, che la sofferenza dà, ha proposto la capacità di collocarla nel disegno di Dio."Ho sempre avuto ha spiegato - grande fiducia, per il mio ministero apostolico, nell'offerta, nella preghiera e nel sacrificio di quanti sono nella sofferenza. Vi domando di unirvi a me, durante questo pellegrinaggio, per presentare a Dio, per intercessione della Vergine Maria, tutte le intenzioni della Chiesa e del mondo". "Intendo unirmi con intimo trasporto aveva detto appena sceso dall'aereo - ai milioni di pellegrini che da ogni parte del mondo giungono ogni anno a Lourdes, per affidare alla Madre del Signore le intenzioni che portano nel cuore e chiedere il suo aiuto e la sua intercessione".
Un mondo che, peraltro, si è portato dietro anche in questo pellegrinaggio, viaggio che la statistica indica con il numero 104, ottavo in Francia.
E c'era attesa per l'incontro del Papa con il presidente Jacques Chirac, dopo il no all'introduzione delle "comuni radici cristiane" nella futura Costituzione europea ed all'introduzione in Francia la legislazione che vieta di "ostentare" simboli religiosi.
Chirac, che nell'andarlo a ricevere si è profuso in inchini e in retorica, ha sottolineato il comune punto di vista di Francia e Santa Sede per la difesa della pace, che si è manifestato nei giorni del 'no' alla guerra in Iraq, parlando di " battaglia per la pace, affinché le relazioni fra gli Stati siano sottomesse alla legge, rifiutando la politica del fatto compiuto, spronando il dialogo delle culture come antidoto alla violenza e al rifiuto dell'altro". Il Papa ha replicato citando le celebrazioni per il 60/mo anniversario dello sbarco degli Alleati in Provenza per auspicare che "servano a rinnovare l'impegno comune nella ricerca e nella costruzione della pace".
Ma parlando col presidente francese, il Papa ha anche reso "omaggio al grande patrimonio di cultura e di fede" che ha segnato la storia del Paese. "Non posso dimenticare ha aggiunto - i grandi santi di questa vostra terra, gli illustri maestri del pensiero cristiano, le scuole di spiritualità, i numerosi missionari che hanno lasciato la patria per portare in tutto il mondo l'annuncio di Cristo Signore".
Neanche in questo campo, insomma, il tempo della sofferenza fisica ferma Giovanni Paolo II.
Anche nel pomeriggio, durante il rosario, preghiera e preoccupazione per il mondo si sono mescolate: "Ave Maria, Donna del Dolore, Madre dei Viventi... insegnaci a vivere e a diffondere l'amore di Cristo, a sostare con te presso le innumerevoli croci sulle quali tuo Figlio è ancora crocifisso". Per Giovanni Paolo II preghiera, malattia, lavoro e speranza si mescolano uno nell'altro, tenute insieme dalla fede in Cristo.