Papa: la scienza non può divenire il criterio del bene
Pur in un’epoca di prodigioso progresso scientifico, l’uomo resta il centro della creazione e non deve essere oggetto di manipolazioni ideologiche o abusi. Si tratta di resistere alla tentazione di circoscrivere l’identità umana entro parametri tecnici, lasciando spazio alla ricerca sul chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La scienza non deve divenire “il criterio del bene”, l’uomo deve continuare ad essere rispettato come centro della creazione, nel quale Dio ha posto i criteri per distinguere il bene dal male, e mai manipolato. Questi, per Benedetto XVI, i motivi per i quali, pur in un’epoca di “prodigioso” progresso scientifico, va lasciato spazio alle ricerca in campi come l’antropologia, la filosofia e la teologia, che cercano di capire la natura umana e rispondere a domande su chi è l’uomo, da dove viene e dove va.
Si sviluppa attorno a questi concetti il discorso che il Papa ha rivolto questa mattina ai partecipanti al convegno inter-accademico sul tema: “L’identité changeante de l’individu” promosso dalla Académie des Sciences di Parigi e dalla Pontificia accademia delle scienze.
“Nella nostra epoca – ha osservato Benedetto XVI - nella quale lo sviluppo delle scienze attira e seduca per le possibilità offerte, è più che mai importante educare le coscienze dei nostri contemporanei perché la scienza non divenga il criterio del bene, e perché l’uomo sia rispettato come il centro della creazione e non divenga oggetto di manipolazioni ideologiche, né di decisioni arbitrarie e neppure di abusi del più forte sul più debole. Tutti pericoli dei quali abbiamo potuto conoscere le manifestazioni nel corso della storia dell’uomo ed in particolare durante il ventesimo secolo”.
Si tratta, per il Papa, di resistere alla tentazione di “voler circoscrivere totalmente l’identità dell’essere umano e di rinchiuderlo nel sapere” che può avere dal “prodigioso progresso” delle conoscenze scientifiche. E’ per evitare di impegnarsi in tale direzione che “bisogna fare spazio alla ricerca antropologica, filosofica e teologica, che permette di far apparire e conservare nell’uomo il suo proprio mistero, perché nessuna scienze può dire chi è l’uomo, da dove viene e dove va”.
“L’uomo non è frutto del caso, né di un fascio di convergenze, di determinismi o di interazione fisico-chimica; è un essere che gode di una libertà che, pur tenendo conto della sua natura, la trascende e che è il segno del mistero di alterità che abita in lui. E’ in questa prospettiva che il grande pensatore Pascal diceva che ‘l’uomo supera infinitamente l’uomo’. Questa libertà, che è propria dell’essere umano, fa sì che questi possa orientarsi verso un fine, che possa, attraverso gli atti che compie, dirigersi verso la felicità alla quale è chiamato per l’eternità”.
Ogni sforzo scientifico deve dunque essere “anche uno sforzo d’amore, chiamato a porsi al servizio dell’uomo e dell’umanità ed a portare il suo contributo alla costruzione dell’identità delle persone”, perché “l’amore fa uscire da se stessi per scoprire e riconoscere l’altro; aprendosi all’altro afferma anche l’identità del soggetto, perché l’altro mi rivela a me stesso”.
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