Papa: la preghiera si realizza in un coerente impegno di opere buone
All’udienza generale Benedetto XVI illustra la figura di Afraade, un padre della Chiesa del IV secolo e ne sottolinea l’insegnamento sull’umiltà e l’orazione. Appello ai responsabili politici internazionali per la popolazione di Mogadiscio “sempre afflitta da insicurezza sociale e povertà”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’umiltà è “una delle virtù che più conviene al discepolo di Cristo” e la preghiera “che si fa vita” si realizza fondamentalmente “in un impegno coerente di carità cristiana”, in particolare verso i poveri e i malati e “quando in essa si trova anche il perdono delle offese”. Furono due dei temi affrontati da un non celebre padre della Chiesa, Afraate, al quale oggi Benedetto XVI ha dedicato il discorso rivolto alle 15mila persone presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale.
Al termine dell’incontro, il Papa ha anche lanciato un appello per la popolazione di Mogadiscio, in Somalia in “precaria situazione umanitaria” e “sempre afflitta da insicurezza sociale e povertà”. Benedetto XVI chiede “a quanti hanno responsabilità politiche” sia sul piano interno che su quello internazionale, di trovare “soluzioni pacifiche per quella cara popolazione”.
Proseguendo nella sua illustrazione delle grandi figure dei padri della Chiesa, il Papa ha infatti parlato di Afraate, detto “il saggio”, “maestro” siriaco del IV secolo, da lui definito “figura importante, e abbastanza enigmatica”. Originario di Ninive, di lui si hanno poche notizie, fu a capo di un monastero e forse anche vescovo, e resta una raccolta di 23 discorsi conosciuti come Esposizioni o Dimostrazioni, in cui tratta vari temi della fede cristiana come la fede, l’amore, il digiuno, l’umiltà, la preghiera, la stessa vita ascetica, e anche il rapporto tra giudaismo e cristianesimo, tra Antico e Nuovo Testamento”. L’importanza di Afraate è stata spiegata dal Papa con il fatto che egli era parte di una comunità “alla frontiera tra giudaismo e cristianesimo”, fortemente legata alla Chiesa-madre di Gerusalemme, in un'epoca in cui il cristianesimo stesso “non era ancora entrato in contatto con altre correnti di pensiero”, in particolare con quello greco.
Di lui oggi il Papa ha ricordato che presentava “la salvezza di Cristo come una guarigione, Cristo stesso come medico e il peccato come una ferita che solo la penitenza può risanare” ed in particolare l’insegnamento sulla preghiera, su Cristo come “maestro della preghiera” ed “esempio come orante”. Così, nel passo evangelico che invita a pregare nel segreto, egli evidenziava che “il nostro Salvatore vuole mostrare che Dio conosce i segreti e i pensieri del nostro cuore”. “Secondo questo antico saggio la preghiera si realizza quando Cristo abita nel cuore del cristiano e lo invita a gesti coerenti di carità verso il prossimo” e “la preghiera è buona quando le sue opere sono buone, ed è accolta quando porta il bene”.
FOTO: Credit CPP
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