Papa: la pace non si costruisce con la spada, ma essendo pronti a soffrire rifiuto e persecuzioni
Alla vigilia della giornata di Assisi, Benedetto XVI invita a pregare perché “in un mondo ancora lacerato da odio, divisioni, egoismo, guerre”, essa “favorisca il dialogo tra persone di diversa rappartenenza religiosa e porti un raggio di luce capace di illuminare la mente e il cuore di tutti gli uomini, perché il rancore ceda posto al perdono, la divisione alla riconciliazione, l'odio all'amore, la violenza alla mitezza, e nel mondo regni la pace”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Se vogliamo essere portatori del regno di pace di Cristo, dobbiamo essere disposti a pagare di persona, a soffrire in prima persona incomprensioni, rifiuto e persecuzioni. Non è la spada del conquistatore che costruisce la pace, ma la spada del sofferente che sa donare la sua vita”. Alla vigilia della Giornata di Assisi, dove “si svolgerà l’incontro dei leader religiosi per la pace”, Benedetto XVI ha definito così l’atteggiamento che i cristiani debbono avere nella ricerca della costruzzione della pace nel mondo.
Liturgia della parola, oggi, al posto dell’udienza generale. Incontro del quale il maltempo ha impedito lo svolgimento all’aperto, come previsto, e tenutosi invece in due momenti per consentire a Benedetto XVI di incontrare i circa 15mila presenti: nella basilica di san Pietro prima e nell’aula Paolo VI poi.
La pace è stata naturalmente al centro dell’omelia del Papa che, alla fine della liturgia, ha anche invitato a pregare per le popolazioni della Turchia “duramente colpite dal terremoto” e per i soccorritori.
In precedenza, riferendosi all’incontro di domani, al quale è attesa la presenze di circa 300 esponenti delle diverse fedi, Benedetto XVI ha rinnovato l'invito a pregare perché esso “favorisca il dialogo tra persone di diversa appartenenza religiosa e porti un raggio di luce capace di illuminare la mente e il cuore di tutti gli uomini, perché il rancore ceda posto al perdono, la divisione alla riconciliazione, l'odio all'amore, la violenza alla mitezza, e nel mondo regni la pace”.
I cristiani sanno che la pace è dono di Dio e per questo “invochiamo da Dio il dono della pace, preghiamolo che ci renda strumenti della sua pace in un mondo ancora lacerato da odio, divisioni, egoismo, guerre”. E richiamando il titolo della giornata di domani “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, Benedetto XVI ha spiegato che esso sta a significare "l'impegno che vogliamo rinnovare con persone di altre religioni e anche con i non credenti per la promozione del vero bene dell'umanità e la costruzione della pace. Come ho già avuto modo di ricordare, chi è in cammino verso Dio non può non tramettere la pace, chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio".
Ma “come costruire un mondo di pace di cui Cristo è re?”, Gesù “non è un re che domina con il potere politico e militare, ma un re mansueto che regna con l'umiltà e la mitezza di fronte a Dio e agli uomini”. “Il comandamento che Cristo lascia ai suoi apostoli e a noi tutti è 'andate e fate discepoli tutti i popoli. Ecco io sono con voi tutti i giorni fono alla fine del mondo'. I messaggeri di pace debbono mettersi in cammino, rispondere al suo invito, andare per il mondo, ma non con la potenza della guerra o la forza del potere. Cristo non li guida con mezzi potenti, ma come agnelli in mezzo ai lupi. San Giovanni Crisostomo - ha aggiunto il Papa - commenta che finché saremo agnelli vinceremo e anche se circondati da molti lupi riusciremo a superarli, ma se diventeremo lupi saremo sconfitti perché privi del pastore. I cristiani – il monito di Benedetto XVI - non devono mai cadere nella tentazione di diventare lupi tra i lupi, non è con il potere della forza e della violenza che il regno di Cristo si estende, ma con amore, anche l'amore estremo verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della croce. La conseguenza è di essere pronti al sacriificio, al martirio, perché nel mondo trionfi la pace”.
“La Croce è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, di perdono, di comprensione, segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore”.
Liturgia della parola, oggi, al posto dell’udienza generale. Incontro del quale il maltempo ha impedito lo svolgimento all’aperto, come previsto, e tenutosi invece in due momenti per consentire a Benedetto XVI di incontrare i circa 15mila presenti: nella basilica di san Pietro prima e nell’aula Paolo VI poi.
La pace è stata naturalmente al centro dell’omelia del Papa che, alla fine della liturgia, ha anche invitato a pregare per le popolazioni della Turchia “duramente colpite dal terremoto” e per i soccorritori.
In precedenza, riferendosi all’incontro di domani, al quale è attesa la presenze di circa 300 esponenti delle diverse fedi, Benedetto XVI ha rinnovato l'invito a pregare perché esso “favorisca il dialogo tra persone di diversa appartenenza religiosa e porti un raggio di luce capace di illuminare la mente e il cuore di tutti gli uomini, perché il rancore ceda posto al perdono, la divisione alla riconciliazione, l'odio all'amore, la violenza alla mitezza, e nel mondo regni la pace”.
I cristiani sanno che la pace è dono di Dio e per questo “invochiamo da Dio il dono della pace, preghiamolo che ci renda strumenti della sua pace in un mondo ancora lacerato da odio, divisioni, egoismo, guerre”. E richiamando il titolo della giornata di domani “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, Benedetto XVI ha spiegato che esso sta a significare "l'impegno che vogliamo rinnovare con persone di altre religioni e anche con i non credenti per la promozione del vero bene dell'umanità e la costruzione della pace. Come ho già avuto modo di ricordare, chi è in cammino verso Dio non può non tramettere la pace, chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio".
Ma “come costruire un mondo di pace di cui Cristo è re?”, Gesù “non è un re che domina con il potere politico e militare, ma un re mansueto che regna con l'umiltà e la mitezza di fronte a Dio e agli uomini”. “Il comandamento che Cristo lascia ai suoi apostoli e a noi tutti è 'andate e fate discepoli tutti i popoli. Ecco io sono con voi tutti i giorni fono alla fine del mondo'. I messaggeri di pace debbono mettersi in cammino, rispondere al suo invito, andare per il mondo, ma non con la potenza della guerra o la forza del potere. Cristo non li guida con mezzi potenti, ma come agnelli in mezzo ai lupi. San Giovanni Crisostomo - ha aggiunto il Papa - commenta che finché saremo agnelli vinceremo e anche se circondati da molti lupi riusciremo a superarli, ma se diventeremo lupi saremo sconfitti perché privi del pastore. I cristiani – il monito di Benedetto XVI - non devono mai cadere nella tentazione di diventare lupi tra i lupi, non è con il potere della forza e della violenza che il regno di Cristo si estende, ma con amore, anche l'amore estremo verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della croce. La conseguenza è di essere pronti al sacriificio, al martirio, perché nel mondo trionfi la pace”.
“La Croce è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, di perdono, di comprensione, segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore”.
Vedi anche
Papa: Assisi rappresenta i milioni di uomini che sono impegnati a promuovere pace e giustizia
28/10/2011
28/10/2011