Papa: la globalizzazione rende “tutti responsabili di tutti”
Benedetto XVI riceve un gruppo di ambasciatori, tra i quali quelli di Thailandia, Pakistan, Kyrgyzistan e Sri Lanka. L’obiettivo dell’umanità di oggi è lo sviluppo umano integrale. La solidarietà intergenerazionale. Il pluralismo di fedi e culture non si oppone alla comune ricerca del vero, del bene e del bello.
Città del Vaticano (AsiaNews) – E’ lo sviluppo umano integrale l’obiettivo al quale deve mirare l’umanità di oggi. Sempre più cosciente della propria interdipendenza, l’uomo del nostro tempo deve sentire che “tutti sono responsabili di tutti” e che si deve perseguire il bene comune promuovendo la solidarietà, anche tra le generazioni, tutelando la dignità di ogni essere umano e proteggendo la natura. E senza il timore che la comune responsabilità si scontri con le differenze religiose e culturali.
Sono concetti cari a Benedetto XVI che li ha ribaditi oggi rivolgendosi a un gruppo di 11 ambasciatori ricevuti per la presentazione delle credenziali. Tra loro i rappresentanti di Thailandia, Pakistan, Kyrgyzistan e Sri Lanka.
Gli uomini, ha rilevato il Papa, hanno capito che “l’unità della famiglia umana è vissuta oggi come un fatto”. Ciò ha aspetti positivi, ma “è vissuto a volte come un fardello”, nel senso che tale unità “allarga considerevolmente il campo delle responsabilità di ognuno e conferisce alla soluzione dei problemi una complessità tanto più grande quanto più numerosi sono coloro che agiscono”.
L’interdipendenza va vissuta “non come una minaccia, ma un vantaggio: quello che hanno gli uomini a lavorare gli uni con gli altri, gli uni per gli altri”. Di questa comune responsabilità Benedetto XVI ha sottolineato in modo particolare un aspetto positivo: la crescita della solidarietà fra le generazioni. “Questa trova il suo radicamento naturale nella famiglia, che è bene sostenere perché continui a compiere la sua essenziale missione nella società. E al tempo stesso per allargare il campo della solidarietà e promuoverla durevolmente, la via privilegiata è l’educazione dei giovani”. Un campo per il quale, Benedetto XVI incoraggia tutti, e in modo particolare i governi, “a dare prova di inventiva, a trovare e investire i mezzi necessari per dare alla giovinezza i fondamenti etici fondamentali, in modo particolare aiutandoli a formarsi e a lottare contro i mali sociali, come la disoccupazione, la droga, la criminalità e il non rispetto della persona”.
E “non c’è da aver paura che questa responsabilità comune e condivisa per il bene dell’intero genere umano si scontri continuamente con le differenze culturali e religione. “Il pluralismo delle culture e della religioni non si oppone alla ricerca comune del vero, del bene e del bello”. La ragione umana, purificata dalla fede, permette all’uomo di elevarsi ed “è capace di superare i condizionamenti partigiani o di interesse, per riconoscere i beni universali dei quali tutti gli uomini hanno bisogno. Tra questi, la pace e le tanto desiderate armonia sociale e religiosa sono legate non solo a un quadro legislativo giusto e adatto, ma anche alla qualità morale di ogni cittadino, perché la solidarietàsi presenta sotto due aspetti complementari: quello del principio sociale e quella della virtù morale”.
Sono concetti cari a Benedetto XVI che li ha ribaditi oggi rivolgendosi a un gruppo di 11 ambasciatori ricevuti per la presentazione delle credenziali. Tra loro i rappresentanti di Thailandia, Pakistan, Kyrgyzistan e Sri Lanka.
Gli uomini, ha rilevato il Papa, hanno capito che “l’unità della famiglia umana è vissuta oggi come un fatto”. Ciò ha aspetti positivi, ma “è vissuto a volte come un fardello”, nel senso che tale unità “allarga considerevolmente il campo delle responsabilità di ognuno e conferisce alla soluzione dei problemi una complessità tanto più grande quanto più numerosi sono coloro che agiscono”.
L’interdipendenza va vissuta “non come una minaccia, ma un vantaggio: quello che hanno gli uomini a lavorare gli uni con gli altri, gli uni per gli altri”. Di questa comune responsabilità Benedetto XVI ha sottolineato in modo particolare un aspetto positivo: la crescita della solidarietà fra le generazioni. “Questa trova il suo radicamento naturale nella famiglia, che è bene sostenere perché continui a compiere la sua essenziale missione nella società. E al tempo stesso per allargare il campo della solidarietà e promuoverla durevolmente, la via privilegiata è l’educazione dei giovani”. Un campo per il quale, Benedetto XVI incoraggia tutti, e in modo particolare i governi, “a dare prova di inventiva, a trovare e investire i mezzi necessari per dare alla giovinezza i fondamenti etici fondamentali, in modo particolare aiutandoli a formarsi e a lottare contro i mali sociali, come la disoccupazione, la droga, la criminalità e il non rispetto della persona”.
E “non c’è da aver paura che questa responsabilità comune e condivisa per il bene dell’intero genere umano si scontri continuamente con le differenze culturali e religione. “Il pluralismo delle culture e della religioni non si oppone alla ricerca comune del vero, del bene e del bello”. La ragione umana, purificata dalla fede, permette all’uomo di elevarsi ed “è capace di superare i condizionamenti partigiani o di interesse, per riconoscere i beni universali dei quali tutti gli uomini hanno bisogno. Tra questi, la pace e le tanto desiderate armonia sociale e religiosa sono legate non solo a un quadro legislativo giusto e adatto, ma anche alla qualità morale di ogni cittadino, perché la solidarietàsi presenta sotto due aspetti complementari: quello del principio sociale e quella della virtù morale”.
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