Papa: la Chiesa segue la via della croce, non il modo di pensare degli uomini
“Alta testimonianza di fede” dei cristiani iracheni che subiscono “persecuzione e discriminazione”. Benedetto XVI consegna l’anello ai 24 nuovi cardinali. E’ la fede il “primo servizio” del successore di Pietro e dei cardinali ed essa ci dice di “non chiedere a Gesù di scendere dalla croce, ma di stare con Lui”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il “compito” del papa e dei cardinali “consiste tutto nella fede”, in “quella fede che non vuol far scendere Gesù dalla croce, ma si affida a Lui sulla croce”, che per questo “non si allinea al modo di pensare degli uomini” e “non è mai facile nè scontato”. Benedetto XVI spiega così, ai 24 nuovi cardinali e ai fedeli, il “ministero” del successore di Pietro e dei suoi collaboratori, ricordando che sull’anello cardinalizio c’è “l’immagine della crocefissione”.
Un’immagine che, in certo senso, si adatta ai cristiani iracheni per i quali Benedetto XVI ha avuto un pensiero dopo la recita dell’Angelus, quando ha detto di unirsi “alla preghiera promossa dai vescovi italiani per i cristiani dell'Iraq che subiscono persecuzione e discriminazione” e ha chiesto che “in ogni parte del mondo sia assicurata a tutti la libertà religiosa”. “Sono vicino - ha aggiunto - alle popolazioni irachene per l'alta testimonianza di fede che rendono a Dio”.
In precedenza, la messa solenne, in san Pietro, per la consegna dell’anello cardinalizio, “segno di dignità, di sollecitudine pastorale e di più salda comunione con la Sede di Pietro” aveva dato dunque spunto al Papa di illustrare il vero significato del loro “servizio”.
“Il primo servizio del Successore di Pietro è quello della fede. Nel Nuovo Testamento, Pietro diviene ‘pietra’ della Chiesa in quanto portatore del Credo: il ‘noi’ della Chiesa inizia col nome di colui che ha professato per primo la fede in Cristo, inizia con la sua fede; una fede dapprima acerba e ancora ‘troppo umana’, ma poi, dopo la Pasqua, matura e capace di seguire Cristo fino al dono di sé; matura nel credere che Gesù è veramente il Re; che lo è proprio perché è rimasto sulla Croce, e in quel modo ha dato la vita per i peccatori”.
Ecco allora “emergere chiaramente il primo e fondamentale messaggio che la Parola di Dio oggi dice a noi: a me, Successore di Pietro, e a voi, Cardinali. Ci chiama a stare con Gesù, come Maria, e non chiedergli di scendere dalla croce, ma rimanere lì con Lui. E questo, a motivo del nostro ministero, dobbiamo farlo non solo per noi stessi, ma per tutta la Chiesa, per tutto il popolo di Dio. Sappiamo dai Vangeli che la croce fu il punto critico della fede di Simon Pietro e degli altri Apostoli. E’ chiaro e non poteva essere diversamente: erano uomini e pensavano ‘secondo gli uomini’; non potevano tollerare l’idea di un Messia crocifisso. La ‘conversione’ di Pietro si realizza pienamente quando rinuncia a voler ‘salvare’ Gesù e accetta di essere salvato da Lui. Rinuncia a voler salvare Gesù dalla croce e accetta di essere salvato dalla sua croce”.
“Anche il mio ministero, cari Fratelli, e di conseguenza anche il vostro, consiste tutto nella fede. Gesù può costruire su di noi la sua Chiesa tanto quanto trova in noi di quella fede vera, pasquale, quella fede che non vuole far scendere Gesù dalla Croce, ma si affida a Lui sulla Croce. In questo senso il luogo autentico del Vicario di Cristo è la Croce, persistere nell’obbedienza della Croce.
E’ difficile questo ministero, perché non si allinea al modo di pensare degli uomini – a quella logica naturale che peraltro rimane sempre attiva anche in noi stessi. Ma questo è e rimane sempre il nostro primo servizio, il servizio della fede, che trasforma tutta la vita: credere che Gesù è Dio, che è il Re proprio perché è arrivato fino a quel punto, perché ci ha amati fino all’estremo. E questa regalità paradossale, dobbiamo testimoniarla e annunciarla come ha fatto Lui, il Re, cioè seguendo la sua stessa via e sforzandoci di adottare la sua stessa logica, la logica dell’umiltà e del servizio, del chicco di grano che muore per portare frutto. Il Papa e i Cardinali sono chiamati ad essere profondamente uniti prima di tutto in questo: tutti insieme, sotto la guida del Successore di Pietro, devono rimanere nella signoria di Cristo, pensando e operando secondo la logica della Croce – e ciò non è mai facile né scontato. In questo dobbiamo essere compatti, e lo siamo perché non ci unisce un’idea, una strategia, ma ci uniscono l’amore di Cristo e il suo Santo Spirito. L’efficacia del nostro servizio alla Chiesa, la Sposa di Cristo, dipende essenzialmente da questo, dalla nostra fedeltà alla regalità divina dell’Amore crocifisso. Per questo, sull’anello che oggi vi consegno, sigillo del vostro patto nuziale con la Chiesa, è raffigurata l’immagine della Crocifissione. E per lo stesso motivo il colore del vostro abito allude al sangue, simbolo della vita e dell’amore”.
“Il primato di Pietro e dei suoi Successori è totalmente al servizio del primato di Gesù Cristo, unico Signore; al servizio del suo Regno, cioè della sua Signoria d’amore, affinché essa venga e si diffonda, rinnovi gli uomini e le cose, trasformi la terra e faccia germogliare in essa la pace e la giustizia”.
Più tardi, dopo la recita dell’Angelus, rivolgendosi alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro, Benedetto XVI ha ricordato che “nell’odierna memoria della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa si stringe con particolare affetto alle monache e ai monaci di clausura: è la "Giornata pro Orantibus", che rinnova anche l’invito a sostenere concretamente queste comunità. Ad esse imparto di cuore la mia benedizione”.
“Oggi - ha detto infine - ricorre anche la "Giornata delle vittime della strada". Mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera, incoraggio a proseguire nell’impegno della prevenzione, che sta dando buoni risultati, ricordando sempre che la prudenza e il rispetto delle norme sono la prima forma di tutela di sé e degli altri”.
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