04/11/2020, 10.17
VATICANO
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Papa: il terrorismo cerca di compromettere la collaborazione fraterna tra le fedi

A causa del contagio “dobbiamo stare molto attenti alle prescrizioni delle autorità politiche e sanitarie”. La preghiera è “il timone che guida la rotta di Gesù”, è “anzitutto ascolto e incontro con Dio”, è “un’arte da praticare con insistenza”, è “il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna”, è “abbandonarsi nelle mani del Padre”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco ha ripetuto oggi la sua vicinanza alle “vittime inermi del terrorismo che si estende in Europa”, citando gli attentati di Nizza e Vienna, atti che “cercano di compromettere con la violenza e l’odio la collaborazione fraterna tra le religioni”.

Il pensiero per le vittime del terrorismo è giunto al termine di una udienza generale tornata, “purtroppo” come egli stesso ha detto, nella biblioteca privata “per difenderci dai contagi del Covid”, per i quali “dobbiamo stare molto attenti alle prescrizioni delle autorità, quelle politiche e quelle sanitarie”.

Nel suo discorso, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, Francesco ha parlato di “Gesù maestro di preghiera”, evidenziando che la preghiera è “il timone che guida la rotta di Gesù”, è “anzitutto ascolto e incontro con Dio”, è “un’arte da praticare con insistenza”, è “il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna”, è “abbandonarsi nelle mani del Padre”.

“Durante la sua vita pubblica – ha detto - Gesù fa costantemente ricorso alla forza della preghiera. I Vangeli ce lo mostrano quando si ritira in luoghi appartati a pregare. Si tratta di osservazioni sobrie e discrete, che lasciano solo immaginare quei dialoghi oranti. Esse testimoniano però chiaramente che, anche nei momenti di maggiore dedizione ai poveri e ai malati, Gesù non tralasciava mai il suo dialogo intimo con il Padre”.

“Nella vita di Gesù c’è dunque un segreto, nascosto agli occhi umani, che rappresenta il fulcro di tutto. La preghiera di Gesù è una realtà misteriosa, di cui intuiamo solo qualcosa, ma che permette di leggere nella giusta prospettiva l’intera sua missione”.

“A dettare le tappe della sua missione non sono i successi, non è il consenso”. “A tracciare il cammino di Gesù è la via meno comoda, che però obbedisce all’ispirazione del Padre, che Gesù ascolta e accoglie nella sua preghiera solitaria. Il Catechismo afferma: «Quando Gesù prega, già ci insegna a pregare» (n. 2607). Perciò, dall’esempio di Gesù possiamo ricavare alcune caratteristiche della preghiera cristiana. Anzitutto essa possiede un primato: è il primo desiderio della giornata, qualcosa che si pratica all’alba, prima che il mondo si risvegli. Essa restituisce un’anima a ciò che altrimenti resterebbe senza respiro. Un giorno vissuto senza preghiera rischia di trasformarsi in un’esperienza fastidiosa, o noiosa: tutto quello che ci capita potrebbe per noi volgersi in un mal sopportato e cieco destino. Gesù invece educa all’obbedienza alla realtà e dunque all’ascolto”.

La preghiera, dunque, “è anzitutto ascolto e incontro con Dio. I problemi di tutti i giorni, allora, non diventano ostacoli, ma appelli di Dio stesso ad ascoltare e incontrare chi ci sta di fronte. Le prove della vita si mutano così in occasioni per crescere nella fede e nella carità. Il cammino quotidiano, comprese le fatiche, acquista la prospettiva di una ‘vocazione’. La preghiera ha il potere di trasformare in bene ciò che nella vita sarebbe altrimenti una condanna; ha il potere di aprire un orizzonte grande alla mente e di allargare il cuore”.

“In secondo luogo, la preghiera è un’arte da praticare con insistenza. Gesù stesso ci dice ‘bussate, bussate’. Tutti siamo capaci di preghiere episodiche, che nascono dall’emozione di un momento; ma Gesù ci educa a un altro tipo di preghiera: quella che conosce una disciplina, un esercizio, e viene assunta entro una regola di vita. Una preghiera perseverante produce una trasformazione progressiva, rende forti nei periodi di tribolazione, dona la grazia di essere sostenuti da Colui che ci ama e ci protegge sempre”.

“Un’altra caratteristica della preghiera di Gesù è la solitudine. Chi prega non evade dal mondo, ma predilige i luoghi deserti. Là, nel silenzio, possono emergere tante voci che nascondiamo nell’intimo: i desideri più rimossi, le verità che ci ostiniamo a soffocare. E, soprattutto, nel silenzio parla Dio. Ogni persona ha bisogno di uno spazio per sé stessa, dove coltivare la propria vita interiore, dove le azioni ritrovano un senso. Senza vita interiore diventiamo superficiali, agitati, ansiosi; l’ansietà ci fa male, sfuggiamo dalla realtà, e anche da noi stessi”.

“La preghiera di Gesù è il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna. A volte noi esseri umani ci crediamo padroni di tutto, oppure al contrario perdiamo ogni stima di noi stessi. La preghiera ci aiuta a ritrovare la giusta dimensione, nella relazione con Dio, nostro Padre, e con tutto il creato”.

“E la preghiera di Gesù, infine, è abbandonarsi nelle mani del Padre. Come Gesù nell’Orto degli ulivi”.

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