Papa: il tempo di Natale spinga ciascuno di noi a testimoniare “la luce che viene”
Nella prima udienza generale del nuovo anno, Benedetto XVI illustra il senso dei giorni che vanno dalla Vigilia all’Epifania, dal “nascondimento di Dio” nella natura umana alla sua manifestazione. Tempo di gioia, “per lo stupore di vedere come Dio ci è vicino, agisce nella storia” e di luce, “ma soprattutto è accogliere in noi stessi quel Bambino per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il tempo di Natale - che va dal 24 dicemre al 6 gennaio - è segnato dallo “stupore di vedere come Dio ci è vicino, agisce nella storia” e dalla gioia, “perché è nato il Signore”. Celebrare il Natale “è fermarsi a contemplare quel Bambino, il mistero di Dio che si fa uomo nella povertà, ma soprattutto è accogliere in noi stessi quel Bambino per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni”.
E’ dedicata al tempo di Natale la prima udienza generale di Benedetto XVI del 2012. E’ “un arco di tempo breve, ma denso di celebrazioni e di misteri raccolti intorno al Natale e all’Epifania”.
Alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI, in Vaticano, Benedetto XVI ha rivolto gli auguri per il nuovo anno e ha evidenzato come il Natale ricorda “un fatto storico”, un momento nel quale “si manifesta il nascondimento di Dio nella condizione umana”, mentre l’Epifania “è il manifestarsi, l’apparire di Dio in questa stessa umanità”. Un “manifestarsi” - che è il significato della parola greca epifania – che si esprime in una pluralità di eventi, in particolare “l’adorazione dei Magi, che riconoscono in Gesù il messia”, il battesimo nel Giordano “con la voce di Dio” che manifesta la figliolanza di Gesù e le nozze di Cana, con il primo miracolo.
“Qual’è la prima reazione davanti a questa evento straordinario di Dio che si fa uomo? La prima reazione non può essere che gioia: rallegriamoci perche è nato il Signore”. “E’ il clima che apre il Vangelo”. “Gioia per lo stupore di vedere come Dio ci è vicino, agisce nella storia”, “dal contemplare il volto di quel Bambino, perche sappiamo che è il volto di Dio. Siamo finalmente sicuri che Dio è il bene, che si abbassa fino a noi per innalzarci a sé”.
“I testi della liturgia di questo tempo sono pervasi dallo stupore e dalla gioia”, “Natale è il punto in cui cielo e terra si uniscono”: “il lontano, che sembra lontanissmo, è diventato vicino, l’irragggiungibile è diventato vicino”.
Teologia e spiritualità parlano di “ammirabile scambio tra la divinità e l’umanità”. “Il primo atto di queso scambio è nell’umanità stessa di Cristo. Il Verbo ha assunto la nostra umanita”. Il secondo atto è “nella nostra reale e intima partecipazione alla natura divina del Verbo”.
“Dio si fa così vcino da condividere il nostro stesso atto di nascita”. “Così si realizza il sogno dell’umanità, si realizza in modo inaspettato, non nella grandezza dell’uomo che non si puo fare Dio, ma nell’amore di Dio che si fa uomo”.
Altro aspetto che caratterizza il Natale è la luce. “quando l’Angelo si presenta ai pastori, Luca dice che la gloria del Signore li avvolse di luce”. Gesù, “Verbo fatto carne, è la luce vera che viene nel mondo: la liturgia natalizia è pervasa di luce”. Nella solennità dell’Epifania la Chiesa propone un brano di Isaia “alzati, rivestiti di luce perche viene la tua luce”.
“L'invito 'alzati, rivestiti di luce', rinnovato nella festa dell'Epifania è un invito rivolto alla Chiesa, la comunità di Cristo, ma anche a ciascuno di noi, un invito a prendere ancora piu' viva coscienza della missione e della responsabilità verso il mondo nel testimoniare e portare la luce nuova del Vangelo''.
''La Chiesa - ha sottolineato il Papa dopo aver citato la costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II - non è la luce, ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e diffonderla in tutto il suo splendore e questo deve essere anche per la nostra vita personale”. Celebrare il Natale, insomma “è manifestare la gioia, la novità, la luce che questa nascita ha portato nella nostra esistenza ed essere noi stessi portatori di questa gioia”.
E’ dedicata al tempo di Natale la prima udienza generale di Benedetto XVI del 2012. E’ “un arco di tempo breve, ma denso di celebrazioni e di misteri raccolti intorno al Natale e all’Epifania”.
Alle ottomila persone presenti nell’aula Paolo VI, in Vaticano, Benedetto XVI ha rivolto gli auguri per il nuovo anno e ha evidenzato come il Natale ricorda “un fatto storico”, un momento nel quale “si manifesta il nascondimento di Dio nella condizione umana”, mentre l’Epifania “è il manifestarsi, l’apparire di Dio in questa stessa umanità”. Un “manifestarsi” - che è il significato della parola greca epifania – che si esprime in una pluralità di eventi, in particolare “l’adorazione dei Magi, che riconoscono in Gesù il messia”, il battesimo nel Giordano “con la voce di Dio” che manifesta la figliolanza di Gesù e le nozze di Cana, con il primo miracolo.
“Qual’è la prima reazione davanti a questa evento straordinario di Dio che si fa uomo? La prima reazione non può essere che gioia: rallegriamoci perche è nato il Signore”. “E’ il clima che apre il Vangelo”. “Gioia per lo stupore di vedere come Dio ci è vicino, agisce nella storia”, “dal contemplare il volto di quel Bambino, perche sappiamo che è il volto di Dio. Siamo finalmente sicuri che Dio è il bene, che si abbassa fino a noi per innalzarci a sé”.
“I testi della liturgia di questo tempo sono pervasi dallo stupore e dalla gioia”, “Natale è il punto in cui cielo e terra si uniscono”: “il lontano, che sembra lontanissmo, è diventato vicino, l’irragggiungibile è diventato vicino”.
Teologia e spiritualità parlano di “ammirabile scambio tra la divinità e l’umanità”. “Il primo atto di queso scambio è nell’umanità stessa di Cristo. Il Verbo ha assunto la nostra umanita”. Il secondo atto è “nella nostra reale e intima partecipazione alla natura divina del Verbo”.
“Dio si fa così vcino da condividere il nostro stesso atto di nascita”. “Così si realizza il sogno dell’umanità, si realizza in modo inaspettato, non nella grandezza dell’uomo che non si puo fare Dio, ma nell’amore di Dio che si fa uomo”.
Altro aspetto che caratterizza il Natale è la luce. “quando l’Angelo si presenta ai pastori, Luca dice che la gloria del Signore li avvolse di luce”. Gesù, “Verbo fatto carne, è la luce vera che viene nel mondo: la liturgia natalizia è pervasa di luce”. Nella solennità dell’Epifania la Chiesa propone un brano di Isaia “alzati, rivestiti di luce perche viene la tua luce”.
“L'invito 'alzati, rivestiti di luce', rinnovato nella festa dell'Epifania è un invito rivolto alla Chiesa, la comunità di Cristo, ma anche a ciascuno di noi, un invito a prendere ancora piu' viva coscienza della missione e della responsabilità verso il mondo nel testimoniare e portare la luce nuova del Vangelo''.
''La Chiesa - ha sottolineato il Papa dopo aver citato la costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II - non è la luce, ma riceve la luce di Cristo, la accoglie per esserne illuminata e diffonderla in tutto il suo splendore e questo deve essere anche per la nostra vita personale”. Celebrare il Natale, insomma “è manifestare la gioia, la novità, la luce che questa nascita ha portato nella nostra esistenza ed essere noi stessi portatori di questa gioia”.
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