Papa: il secolarismo non riesce a cancellare nell’uomo la ricerca di Dio
Proseguendo nelle sue riflessioni sulla preghiera, all’udienza generale Benedetto XVI dice che “l’uomo digitale come quello delle caverne cerca nell’esperienza religiosa la via per superare le sue finitezze”. Pregare “è un atteggiamento interiore, prima che una serie di pratiche e formule, un modo di essere di fronte a Dio”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – In questa epoca di relativismo e secolarismo, nella quale “Dio sembra sparito dall’orizzonte di varie persone o diventato una realtà verso la quale si rimane indifferenti”, al tempo stesso si assiste ad un risveglio religioso, a una “esigenza di spiritualità” che dimostra come sia fallita la previsione di chi dall’epoca dell’illuminismo prevedeva “la scomparsa delle religioni ed esaltava una ragione assoluta, staccata dalla fede, una ragione che avrebbe scacciato le tenebre dei dogmatismi religiosi e avrebbe dissolto il mondo del sacro, restituendo all’uomo la sua libertà, la sua dignità e la sua autonomia da Dio”. “L’esperienza del secolo scorso, con le due tragiche Guerre mondiali ha messo in crisi quel progresso che la ragione autonoma, l’uomo senza Dio sembrava poter garantire”.
Proseguendo nel ciclo di catechesi iniziato la settimana scorsa e dedicato alla preghiera, Benedetto XVI ha parlato oggi alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale di come “la preghiera e il senso religioso facciano parte dell’uomo in tutta la sua storia”, che “non c’è stata alcuna grande civiltà, dai tempi più lontani fino ai nostri giorni, che non sia stata religiosa” e che “l’uomo digitale come quello delle caverne cerca nell’esperienza religiosa la via per superare le sue finitezze”.
L’uomo, insomma, “è per sua natura religioso”, perché “l’immagine del Creatore è impressa nel suo essere ed egli sente il bisogno di trovare una luce per dare risposta alle domande che riguardano il senso profondo della realtà; risposta che egli non può trovare in se stesso, nel progresso, nella scienza empirica”. “Del resto, la vita senza un orizzonte trascendente non avrebbe un senso compiuto e la felicità, alla quale tutti tendiamo, è proiettata spontaneamente verso il futuro, in un domani ancora da compiersi”.
Il Papa, in proposito ha ricordato che il Vaticano II, nella “Nostra aetate”, dice gli uomini cercano nelle varie religioni la risposta agli enigmi della condizione umana: “la natura dell'uomo - chi sono io? - il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo”. L’uomo “per quanto si sia illuso e si illuda tuttora di essere autosufficiente, fa l’esperienza di non bastare a se stesso”.
L’uomo “porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio”. Questa “attrazione verso Dio, che Dio stesso ha posto nell’uomo, è l’anima della preghiera, che si riveste poi di tante forme e modalità secondo la storia, il tempo, il momento, la grazia e persino il peccato di ciascuno”.
La preghiera è un’esperienza presente in ogni religione e cultura, essa però non è legata ad un particolare contesto, ma si trova inscritta nel cuore di ogni persona e di ogni civiltà.
La preghiera “è un atteggiamento interiore, prima che una serie di pratiche e formule, un modo di essere di fronte a Dio prima che il compiere atti di culto o il pronunciare parole”. Essa ha il suo centro nel più profondo della persona e per questo “non è facilmente decifrabile e, per lo stesso motivo, può essere soggetta a fraintendimenti e a mistificazioni. Anche in questo senso possiamo intendere l’espressione: pregare è difficile”, perchè “la preghiera è il luogo per eccellenza della gratuità, della tensione verso l’invisibile e l’ineffabile. Perciò, l’esperienza della preghiera è per tutti una sfida, una grazia da invocare, un dono di colui al quale ci rivolgiamo”. In questo “guardare ad un Altro, in questo dirigersi oltre sta l’essenza della preghiera, come esperienza di una realtà che supera il sensibile e il contingente”. ”Tuttavia solo nel Dio che si rivela trova pieno compimento il cercare dell’uomo. La preghiera che è apertura ed elevazione del cuore a Dio, diviene così rapporto personale con lui”. E Dio “non cessa di chiamare per primo l’uomo al misterioso incontro della preghiera”. Come dice il Catechismo: “Questo passo d’amore del Dio fedele viene sempre per primo nella preghiera; il passo dell’uomo è sempre una risposta”.
“Impariamo - la conclusione del Papa - a sostare maggiormente davanti a Dio, a Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, impariamo a riconoscere nel silenzio, nell’intimo di noi stessi, la sua voce che ci chiama e ci riconduce alla profondità della nostra esistenza, alla fonte della vita, alla sorgente della salvezza, per farci andare oltre il limite della nostra vita e aprirci alla misura di Dio, al rapporto con lui, che è infinito amore”.
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