Papa: il nazismo, questa cultura di morte, mi ha fatto scoprire la mia vocazione
L'incontrando i giovani, Benedetto XVI ha raccontato la sua vocazione, cresciuta con l'amore per la liturgia e la teologia. Il Papa con i ragazzi è sceso alla tomba di Giovanni Paolo II.
Città del Vaticano (AsiaNews) E' stata la "brutalità" del nazismo, di questa "cultura antiumana" ad aiutare il giovane Joseph Ratzinger a scoprire la sua vocazione al sacerdozio. "Mi ha confermato che il Vangelo ci mostra la strada giusta, che dobbiamo aiutare perché vinca la sua strada", ha raccontato lo stesso Benedetto XVI, rispondendo ad una delle domande che gli hanno posto cinque dei ragazzi della diocesi di Roma, che hanno preso parte ad un incontro di preparazione alla prossima Giornata della gioventù.
Una vocazione cresciuta con la "bellezza della liturgia" e con "l'amore del conoscere", cioè con la teologia.
"Sono cresciuto ha raccontato il Papa, rispondendo alla domanda sulla sua vocazione - in un mondo molto diverso da quello attuale, ma alla fine le cose coincidono. Allora, da una parte era ancora normale andare in chiesa e accettare la Rivelazione, dall'altra c'era il regime nazista che ci diceva che nella nuova Germania non avremo più bisogno di sacerdoti. Ma proprio il confronto con la brutalità di questo sistema, di questa cultura antiumana mi ha confermato che il Vangelo ci mostra la strada giusta, che dobbiamo aiutare perché vinca la sua strada. La vocazione è cresciuta quasi naturalmente con me, senza grandi avvenimenti di conversione. Aiutato dai genitori e dal parroco ho scoperto la bellezza della liturgia, con la quale si apre in certo senso il cielo. In secondo luogo mi ha aiutato la bellezza del conoscere, del capire in quanto possibile la Sacra Scrittura, entrare in questo dialogo con Dio che è la teologia. Naturalmente le difficoltà non potevano mancare, mi sono domandato se sarei stato capace di vivere tutta la vita il celibato ed ero cosciente che non basta amare la teologia per essere un buon sacerdote, ma bisogna essere disponibile sempre per i malati, i poveri, i giovani. Di essere semplice con i semplici. Mi sono chiesto se sarò capace di vivere tutto questo. Mi ha aiutato la compagnia degli amici e di buoni sacerdoti".
Clima festoso, naturalmente, in un incontro divenuto festa, che ha visto almeno 30mila giovani romani, ma c'erano bandiere di Polonia, Repubblica ceca e Messico in Piazza San Pietro, intorno a Benedetto XVI. Un incontro che ha anche rievocato Giovanni Paolo II, che volle le Giornate della gioventù e consegnò ai giovani, nell'ormai lontano 1984, quella croce che stasera i giovani hanno portato all'interno della basilica, recandosi , con Benedetto XVI, a rendere omaggio alla tomba di papa Wojtyla.
Ad accogliere in piazza Benedetto XVI erano stati cori, danze e musica e le parole di Maddalena Santoro, sorella di don Andrea, che ha letto alcune frasi del sacerdote ucciso, una delle quale dice: "Io mi sento prete per tutti perché questi sono i figli che Dio ama, Dio ama gli ebrei, ama i cristiani, ama i musulmani". Il Papa l'ha abbracciata e lo stesso ha fatto con la mamma di don Andrea, Maria.
Nelle domande dei giovani non poteva mancare quella su famiglia, matrimonio e sessualità, posta al Papa da Anna, 19 anni.
Spesso amare, è stata la sua risposta, è interpretato come cosa egoistica, che la cultura consumistica svuota di senso, mentre è abbandono di sé e quindi trovarsi. Nella stessa Bibbia, subito dopo la creazione "l'autore sacro dà una definizione del matrimonio, seguire l'altro, così da divenire una unica esistenza, una carne nata nella comunione dell'amore che unisce e così crea il futuro".
Nel tempo, tutte le culture sono macchiate dagli errori dell'uomo e così il disegno originale di Dio è oscurato, anche se mai l'uomo lo ha potute completamente dimenticare o completamente oscurare. Così è per la monogamia. Così il matrimonio e l'affetto diventano possibile anche se nel clima del nostro mondo appare impossibile. Nonostante tanti altri modelli di vita ci sono tante famiglie cristiane che vivono con gioia secondo il modello indicato dal creatore. Sappiamo che per arrivare a un grande successo, ad esempio nello sport, ci vogliono allenamento, disciplina, rinunce. Così è anche la vita, divenire uomini esige rinunce che non sono negative, ma ci aiutano a divenire veramente uomo e se c'è una cultura consumistica che non ci vuole far vivere secondo il disegno di Dio dobbiamo creare isole di cultura cattolica nelle quali si vive secondo il disegno del creatore.
E alla domanda "cosa si aspetta da noi?", Benedetto XVI ha risposto "rendere presente Dio nella società". (FP)
Foto: CCP