Papa: il mondo vuole conoscere “il volto di Dio”, ma solo uniti i cristiani possono mostrarlo
Dedicato alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani il discorso di Benedetto XVI per l’udienza generale. Nei 100 anni dalla sua istituzione i cristiani hanno istaurato amichevoli relazioni e dialogo teologico, ma soprattutto hanno imparato a pregare insieme per il ritorno alla piena comunione.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il mondo soffre “dell'assenza di Dio, dell'inaccessibilità di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio”, ma come possono i cristiani rispondere a tale esigenza se sono divisi, “se uno insegna contro l’altro, se stiamo uno contro l’altro”?. E’ l’interrogativo che Benedetto XVI ha rivolto alle seimila persone presenti nell’aula Paolo VI per l’odierna udienza generale, che si è tenuta nel corso della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Proprio la “necessità” della preghiera per l’unità è stata al centro della riflessione del Papa che ha anche brevemente accennato ai progressi del cammino ecumenico negli ultimi 100 anni, da quando, ha ricordato, nel 1908 un anglicano statunitense, Paul Watson, poi fattosi cattolico, lanciò un Ottavario di preghiera per l’unità, poi divenuto l’attuale Settimana. Fu una “intuizione feconda” una “idea profetica”, che nel 1916 Benedetto XV volle estesa a tutta la Chiesa cattolica e che ha preso piede nell’intero mondo cristiano. Oggi il Papa ha invitato a ricordare “con riconoscenza l’iniziatore di questa iniziativa insieme a coloro che l’hanno fatta divenire patrimonio comune tra tutti i cristiani”. Il cammino ecumenico ha trovato nella Settimana uno dei momenti più significativi.
Il Vaticano II avverti ancor più l’urgenza dell’unità e dopo la sua conclusione proseguì la ricerca della piena comunione. Il decreto “Unitatis redintegratio” sottolinea “con forza il ruolo e l’importanza della preghiera che sta nel cuore stesso del cammino ecumenico”. “Grazie a questo ecumenismo spirituale, attraverso la santità della vita, la conversione del cuore e le preghiere private”, “davvero da 100 anni questa preghiera ha accompagnato le tappe di un percorso che specialmente dopo il Concilio ha affrontato i problemi teologici e storici sorti nei secoli”. Le “amichevoli relazioni” istaurate in questo periodo hanno permesso di “migliorare la reciproca conoscenza” e di “rendere più chiara la percezione dei problemi che dividono”. Ma soprattutto i cristiani hanno pregato insieme per ottenere “la grazia” della piena unità.
“E’ evidente – ha aggiunto - che non è con le nostre strategie che possiamo ottenere l'unità tra i cristiani, però possiamo ottenere la nostra disponibilità che apre la strada a Cristo: nella conversione possiamo trovare il dono dell'unità”. Raccogliamo quindi, ha concluso Benedetto XVI, “l'invito a pregare senza stancarsi che l'apostolo Paolo rivolgeva ai primi cristiani di Tessalonica, comunità che egli stesso aveva fondato”. Proprio perché aveva saputo di “dissensi al loro interno”, li esortava ad “essere pazienti con tutti, a guardarsi dal rendere male per male, e cercare invece sempre il bene, restando lieti in ogni circostanza, perchè il Signore è vicino”.
FOTO: Credit CPP
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