23/03/2011, 00.00
VATICANO
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Papa: il mondo ha bisogno di pace, i credenti siano uomini di pace

All’udienza generale Benedetto XVI illustrando la figura di san Lorenzo da Brindisi dice che la nuova evangelizzazione “ha bisogno di apostoli ben preparati zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il mondo ha bisogno di pace, “ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori, i credenti debbono essere uomini di pace” e la nuova evangelizzazione “ha bisogno di apostoli ben preparati zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla vita di san Lorenzo da Brindisi, il “doctor apostolicus” la figura del quale il Papa ha illustrato alle oltre diecimila persone presenti all’udienza generale, tornata oggi a svolgersi all’aperto, in piazza san Pietro.
 
Nato nel 1559, rimasto orfano a sette anni, “fin dalla fanciullezza fu attratto dalla spiritualità di san Francesco” e fu uomo di pace, cui contribuì anche con importanti missioni diplomatiche e “anche oggi il mondo ha bisogno di pace”.
 
Quanto a Lorenzo, trasferitosi a Venezia, nel 1575 entrò tra i cappuccini. Lorenzo mostra le “eminenti qualità intellettuali di cui era dotato”, apprende con facilità le lingue antiche e moderne, conosce non solo la Bibbia “che sapeva ampiamente a memoria”, ma anche “i testi della letteratura rabbinica, che gli stessi rabbini rimanevano stupiti e ammirati, manifestandogli stima e rispetto”.
 
La sua cultura gli permetteva in particolare di parlare ai cristiani che, soprattutto in Germania, avevano aderito alla Riforma. “Con la sua esposizione chiara e pacata egli mostrava il fondamento biblico e patristico di tutti gli articoli di fede messi in discussione da Martin Lutero. Tra di essi, il primato di san Pietro e dei suoi successori, l’origine divina dell’episcopato, la giustificazione come trasformazione interiore dell’uomo, la necessità delle opere buone per la salvezza. Il successo di cui Lorenzo godette ci aiuta a comprendere che anche oggi, nel portare avanti con tanta speranza ed entusiasmo il dialogo ecumenico, il confronto con la Sacra Scrittura, letta nella tradizione della Chiesa, costituisce un elemento irrinunciabile e di fondamentale importanza”.
 
Divenuto sacerdote nel 1582, san Lorenzo da Brindisi fu professore di teologia e maestro dei novizi, fu anche, tra l’altro, vicario provinciale, definitore generale e vicario generale dell’ordine. Ma soprattutto, ha sottolineato il Papa, ha avuto una “vita spirituale di eccezionale fervore” dedicando tempo alla preghiera e specialmente alla messa che celebrava per ore.
 
“Anche oggi – ha commentato Benedetto XVI - nel portare avanti con tanta entusiasmo e speranza il cammino ecumenico, il confronto sulla Sacra Scrittura costituisce un elemento essenziale e di fondamentale importanza”. Convinto che “l’ascolto della parola di Dio compie una trasformazione interiore e ci conduce alla santità”, Lorenzo “ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare l’amicizia con il Signore nella preghiera”.
 
“Alla scuola dei santi, ogni presbitero può evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore”. “Il momento della preghiera è il più importante nella vita del sacerdote, quello in cui agisce con più efficacia la grazia divina, dando fecondità al suo ministero. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. E perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità. Se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità”.
 
“Del resto, Lorenzo esorta tutti e non solo i sacerdoti a coltivare la vita di preghiera, perchè per mezzo di essa noi parliamo a Dio e Dio parla a noi”. “Dio non solo è presente quando preghiamo e ci ascolta, anzi può e desidera accondiscendere volentieri e con massimo piacere alle nostre domande”.  
Lorenzo morì nel 1619 a Lisbona, dove si era recato per una missione presso il re di Spiana. Fu beatificato nel 1783, canonizzato nel 1881 e nel 1959 proclamato da Giovanni XXIII dottore della Chiesa con il titolo di “doctor apostolicus”, anche perché è autore di numerose opere di esegesi biblica, di teologia e di scritti destinati alla predicazione. “Inoltre, essendo un mariologo di grande valore, autore di una raccolta di sermoni sulla Madonna intitolata Mariale, egli mette in evidenza il ruolo unico della Vergine Maria, di cui afferma con chiarezza l’Immacolata Concezione e la cooperazione all’opera della redenzione compiuta da Cristo”.
 
“San Lorenzo da Brindisi – la conclusione di Benedetto XVI - ci insegna ad amare la Sacra Scrittura, a crescere nella familiarità con essa, a coltivare quotidianamente il rapporto di amicizia con il Signore nella preghiera, perché ogni nostra azione, ogni nostra attività abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. E’ questa la fonte da cui attingere affinché la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e sia capace di condurre gli uomini del nostro tempo a Dio”.  
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