Papa: il dono e l’impegno della pace anche per Betlemme e la Terrasanta
Città del Vaticano (AsiaNews) – La pace come dono di Dio, da invocare attraverso Maria, Madre del “Principe della Pace”, ma anche come impegno degli uomini “da realizzare con coraggio senza mai stancarsi” e “insieme”; un appello doloroso e una “insistente preghiera” per Betlemme e la “terra dove nacque Gesù”, perché “anche in quella regione giunga quanto prima il giorno della pace, il giorno in cui si risolva definitivamente il conflitto in atto che dura ormai da troppo tempo”; ma soprattutto una specie di “conversione” nel guardare il fondamento dei diritti umani non in “pattuizioni umane”, ma “nella natura stessa dell’uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio”.
Sono questi alcuni dei temi su cui si è diffusa l’omelia di Benedetto XVI alla messa celebrata oggi nella basilica di san Pietro alle
Il papa ha salutato il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, presente alla celebrazione, insieme ai rappresentanti del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, che il pontefice ha ringraziato “per l’impegno con cui quotidianamente promuovono questi valori così fondamentali per la vita della società”.
Benedetto XVI ha ricordato anzitutto la festa liturgica della Maternità di Maria, “Madre di Cristo”, “Madre della Chiesa” e “Madre spirituale dell’intera umanità, perché per tutti Gesù ha dato il suo sangue sulla croce, e tutti dalla croce ha affidato alle sue materne premure… Iniziamo dunque guardando a Maria questo nuovo anno, che riceviamo dalle mani di Dio come un ‘talento’ prezioso”, un talento – ha aggiunto citando il Messaggio per la Pace di quest’anno - da far fruttare, costruendo la pace come “un dono e un compito’ dono da invocare con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”.
Il Messaggio di quest’anno ha come tema “La persona umana, centro della pace”. “Sono profondamente convinto – ha detto il papa - che ‘rispettando la persona si promuove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale’ (Messaggio, n. 1). È un impegno questo che compete in modo peculiare al cristiano, chiamato "ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti" (Messaggio, n. 16). Proprio perché creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,27), ogni individuo umano, senza distinzione di razza, cultura e religione, è rivestito della medesima dignità di persona. Per questo va rispettato, né alcuna ragione può mai giustificare che si disponga di lui a piacimento, quasi fosse un oggetto. Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano a persistere in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti armati, spesso dimenticati dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del terrorismo che turba la serenità dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace”.
E quasi a suggerire il “compito” per questo anno, egli ha accennato al problema della pace in Terrasanta, verso cui la comunità internazionale si mostra impacciata, disinteressata e divisa : “Come non volgere lo sguardo ancora una volta alla drammatica situazione che caratterizza proprio quella Terra dove nacque Gesù? Come non implorare con insistente preghiera che anche in quella regione giunga quanto prima il giorno della pace, il giorno in cui si risolva definitivamente il conflitto in atto che dura ormai da troppo tempo? Un accordo di pace, per essere durevole, deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona. L’auspicio che formulo dinanzi ai rappresentanti delle Nazioni qui presenti è che la Comunità internazionale congiunga i propri sforzi, perché in nome di Dio si costruisca un mondo in cui gli essenziali diritti dell’uomo siano da tutti rispettati”.
Il pontefice denuncia anche la radice dell’impaccio da parte della comunità internazionale: “É necessario – ha detto ancora citando il Messaggio - che il fondamento di tali diritti sia riconosciuto non in semplici pattuizioni umane, ma ‘nella natura stessa dell’uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio’ (Messaggio, n. 13). Se infatti gli elementi costitutivi della dignità umana vengono affidati alle mutevoli opinioni umane, anche i suoi diritti, pur solennemente proclamati, finiscono per diventare deboli e variamente interpretabili. ‘È importante, pertanto, che gli Organismi internazionali non perdano di vista il fondamento naturale dei diritti dell’uomo. Ciò li sottrarrà al rischio, purtroppo sempre latente, di scivolare verso una loro interpretazione solo positivistica’ (ibid.)”.
Il papa ha infine ricordato la radice religiosa della pace, che l’Antico Testamento lega alla benedizione del Signore. E ha aggiunto: “Il termine biblico shalom, che traduciamo ‘pace’, indica quell’insieme di beni in cui consiste "la salvezza" portata da Cristo, il Messia annunciato dai profeti. Per questo noi cristiani riconosciamo in Lui il Principe della pace. Egli si è fatto uomo ed è nato in una grotta a Betlemme per portare la sua pace agli uomini di buona volontà, a coloro che lo accolgono con fede e amore. La pace è così veramente il dono e l’impegno del Natale: il dono, che va accolto con umile docilità e costantemente invocato con orante fiducia; l’impegno, che fa di ogni persona di buona volontà un ‘canale di pace’”.
Il pontefice ha concluso l’omelia con un’invocazione alla Madonna: “Chiediamo a Maria, Madre di Dio, di aiutarci ad accogliere il Figlio suo e, in Lui, la vera pace. Domandiamole di illuminare i nostri occhi, perché sappiamo riconoscere il Volto di Cristo nel volto di ogni persona umana, cuore della pace!”.
A sottolineare ancora di più il bisogno della pace e il rispetto per la persona umana, le preghiere della messa sono state proclamate da un cinese, un africano, un arabo. La processione dei doni è stata fatta invece da alcune famiglie con bambini. Benedetto XVI ha infatti dedicato il Messaggio per la Pace di quest’anno proprio ai bambini, che “con la loro innocenza arricchiscono l’umanità di bontà e speranza e, con il loro dolore, ci stimolano a farci tutti operatori di giustizia e di pace” (Messaggio n. 1).
26/05/2004