Papa: il cyberspazio serva a promuovere rispetto e dialogo, non sfruttamento
Nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, diretto in particolare ai giovani, Benedetto XVI parla della comunicazione digitale come di “un dono”, riflesso della partecipazione all’amore di Dio. La necessità di condividere il progresso con chi è nel bisogno, il pericolo dell’isolamento dal mondo. Internet strumento di evangelizzazione. Il Vaticano su YouTube
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il successo, specialmente tra i giovani, della comunicazione digitale è frutto del desiderio umano di comunicazione e amicizia che “va letto come riflesso della nostra partecipazione al comunicativo ed unificante amore di Dio”; è quindi un “dono”, che deve promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia e, per i cattolici, è anche un’occasione per evangelizzare il “continente digitale”. E’ fortemente positivo il pensiero che Benedetto XVI dà di internet e degli strumenti della comunicazione digitale in genere nel messaggio, reso pubblico oggi, per la 43ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, intitolato "Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia". Che, dice il Papa, comporta la condivisiome della tecnologia con persone e popoli più bisognosi, non deve servire per alimentare odio e intolleranza o per promuovere il degrado della persona o, semplicemente, per scopi di sfruttamento economico.
Indirizzato in particolare alla “cosiddetta generazione digitale”, il messaggio afferma subito che lo “straordinario potenziale delle nuove tecnologie”, “vero dono per l’umanità”, capace di “contribuire al progresso sociale” va usato per favorire la comprensione e la solidarietà umana e quindi bisogna far sì che “i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile”.
In realtà, osserva il Papa, “il desiderio di connessione e l’istinto di comunicazione, che sono così scontati nella cultura contemporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fondamentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri”. In tal modo “noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diventiamo più pienamente umani. Amare è, infatti, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore”. In questa luce, appare evidente l’importanza della qualità dei contenuti della comunicazione e coloro che vi operano “non possono non sentirsi impegnati al rispetto della dignità e del valore della persona umana. Se le nuove tecnologie devono servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi”.
Le nuove tecnologie, poi hanno anche aperto la strada al dialogo tra persone di differenti paesi, culture e religioni. Per essere fecondo, però, “il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, per realizzare la promozione dello sviluppo nella comprensione e nella tolleranza” e “occorre non lasciarsi ingannare da quanti cercano semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità”.
Lo stesso concetto di amicizia rilanciato dalle reti sociali digitali “è una delle più nobili conquiste della cultura umana”. Ma da un lato “occorre essere attenti a non banalizzare il concetto e l’esperienza dell’amicizia”, dall’altro la creazione di rapporti on-line non deve realizzarsi a discapito dei rapporti della vita reale. “Quando, infatti, il desiderio di connessione virtuale diventa ossessivo, la conseguenza è che la persona si isola, interrompendo la reale interazione sociale”.
E’ invece “gratificante” vedere la nascita e il diffondersi di “nuove reti digitali che cercano di promuovere la solidarietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione”. Esse possono facilitare forme di cooperazione tra popoli diversi e per questo “sarebbe un grave danno per il futuro dell’umanità”, se i nuovi strumenti della comunicazione “non fossero resi accessibili a coloro che sono già economicamente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuove reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della socializzazione umana”.
Ai giovani cattolici, infine, Benedetto XVI chiede di portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede. Ad essi ricorda che, come fu all’inizio della storia della Chiesa, l’evangelizzazione richiede “l’attenta comprensione della cultura e dei costumi” dei popoli alla quale si propone. “A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo "continente digitale". Sappiate farvi carico con entusiasmo dell’annuncio del Vangelo ai vostri coetanei! Voi conoscete le loro paure e le loro speranze, i loro entusiasmi e le loro delusioni: il dono più prezioso che ad essi potete fare è di condividere con loro la ‘buona novella’”.
E quasi a dare concreto seguito alle parole del Papa, il Vaticano lancia oggi un proprio canale su YouTube: http://it.youtube.com/vaticanit, che mostra in inglese, spagnolo, tedesco e italiano gli avvenimenti più rilevanti di Benedetto XVI.
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29/02/2020 08:00
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