Papa: il cristiano trasformi la società portandole solidarietà e rispetto della dignità di ognuno
All’udienza generale, Benedetto XVI parla della “comprensione autentica della risurrezione”, che trasforma in uomini nuovi. Pensare alle “cose di lassù” non è alienazione, ma evitare “impurità, immoralità, passioni”, “desiderio insaziabile di beni materiali e l’egoismo, radice di ogni peccato”, perché essi appartengono “all’uomo vecchio”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – I cristiani sono “cittadini di un’altra città”, ma questo non è “alienazione” dalla realtà di questo mondo, che anzi, testimoniando con la loro vita l’essere gli “uomini nuovi” essi possono favorire la trasformazione della società, portandole solidarietà e rispetto della dignità di ognuno . E’ il “significato” della Pasqua al quale Benedetto XVI ha invitato oggi a riflettere, nel discorso rivolto alle 25mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale.
Il significato della Pasqua va inteso a partire dalla “comprensione autentica della risurrezione”: “non è un semplice ritorno alla vita precedente, come lo fu per Lazzaro”, ma è qualcosa di completamente nuovo e diverso, “è l’approdo verso una vita non più sottomessa alla caducità del tempo, una vita immersa nell’eternità di Dio. Nella risurrezione di Gesù inizia una nuova condizione dell’essere uomini, che illumina e trasforma il nostro cammino di ogni giorno e apre un futuro qualitativamente diverso e nuovo per l’intera umanità”.
E’ in quest’ottica che san Paolo lega la risurrezione dei cristiani a quella di Gesù e indica come si deve vivere il mistero pasquale nella quotidianità della nostra vita. Nella Lettera ai Colossesi, egli dice: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla destra di Dio, rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”. “A prima vista, leggendo questo testo, potrebbe sembrare che intenda favorire il disprezzo delle realtà terrene, invitando cioè a dimenticarsi di questo mondo di sofferenze, di ingiustizie, di peccati, per vivere in anticipo in un paradiso celeste. Il pensiero del cielo sarebbe in tale caso una specie di alienazione”.
Ma, per cogliere il senso vero di queste affermazioni, occorre non separarle dal contesto. Quello che Paolo “intende per le cose di lassù», che il cristiano deve ricercare, e le cose della terra, dalle quali deve guardarsi”. Le cose della terra» che bisogna evitare sono “impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria. Far morire in noi il desiderio insaziabile di beni materiali, l’egoismo, radice di ogni peccato”, perché esse appartengono “all’uomo vecchio, di cui il cristiano deve spogliarsi, per rivestirsi di Cristo”.
Le “cose di lassù”, che il cristiano deve invece cercare “riguardano ciò che appartiene all’uomo nuovo”: esso sono “i sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. San Paolo è dunque ben lontano dall'invitare i cristiani, ciascuno di noi, ad evadere dal mondo nel quale Dio ci ha posti. E’ vero che noi siamo cittadini di un'altra città, dove si trova la nostra vera patria, ma il cammino verso questa meta dobbiamo percorrerlo quotidianamente su questa terra”.
“E questa è la via non solo per trasformare noi stessi, ma per trasformare il mondo, per dare alla città terrena un volto nuovo che favorisca lo sviluppo dell'uomo e della società secondo la logica della solidarietà, della bontà, nel profondo rispetto della dignità propria di ciascuno”.
Delle virtù che devono accompagnare la vita cristiana; “al vertice c'è la carità, alla quale tutte le altre sono correlate come alla fonte e alla matrice. Essa riassume e compendia le cose del cielo: la carità che, con la fede e la speranza, rappresenta la grande regola di vita del cristiano e ne definisce la natura profonda”.
Ogni cristiano, dunque, se vive l’esperienza della risurrezione, “non può non essere fermento nuovo nel mondo, donandosi senza riserve per le cause più urgenti e più giuste, come dimostrano le testimonianze dei santi”. “Sono tante anche le attese del nostro tempo”. Noi cristiani “dobbiamo essere i testimoni luminosi di questa vita nuova che la Pasqua ha portato. La Pasqua è dunque dono da accogliere sempre più profondamente nella fede, per poter operare in ogni situazione, con la grazia di Cristo, secondo la logica di Dio, la logica dell’amore”.
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