Papa: il G8 aumenti l’aiuto alle popolazioni più bisognose del mondo
Città del Vaticano (AsiaNews) - I Paesi ricchi accrescano il loro aiuto allo sviluppo delle popolazioni più bisognose del mondo, in particolare sostenendo il diritto all’educazione, che è la vera base dalla quale può progredire il progresso dei popoli, come ben sa la Chiesa, da sempre in prima linea in tale settore. E’ l’appello di Benedetto XVI ai leader delle nazioni più sviluppate, riunite da oggi in Germania per il vertice annuale del G8, che si apre oggi. Ai leader riuniti a Heiligendamm, il Papa chiede di non venire meno alle “promesse di aumentare sostanzialmente l'aiuto allo sviluppo in favore delle popolazioni più bisognose, soprattutto quelle del continente africano”.
“Speciale attenzione – ha proseguito - merita il secondo grande obiettivo del millennio: il raggiungimento dell'educazione primaria per tutti; l'assicurazione che ogni ragazzo e ragazza completi l'intero corso della scuola primaria entro il 2015. Esso e' parte integrante del raggiungimento di tutti gli altri obiettivi del millennio. E' garanzia del consolidamento degli obiettivi raggiunti; e' punto di partenza dei processi autonomi e sostenibili di sviluppo”.
Benedetto XVI ha concluso ricordando l'impegno della Chiesa cattolica “sempre in prima linea nel campo dell'educazione” e l'azione educativa di “altre Chiese cristiane, gruppi religiosi e organizzazioni della società civile”. “E' una realtà - ha aggiunto – che, in applicazione del principio di sussidiarietà, i governi e le organizzazioni internazionali sono chiamati a riconoscere, a valorizzare e sostenere, anche mediante l'erogazione di adeguati contributi finanziari”.
Prima dell’appello, nel discorso rivolto ai 30mila partecipanti all’udienza, Benedetto XVI ha parlato dell’unità della Chiesa, fondata su Pietro e dell’idea del “cuore” come “luogo ove Dio parla all’uomo e l’uomo ascolta Dio”.
I due temi sono stati affrontati dal Papa illustrando la figura di San Cipriano, ulteriore figura dei personaggi della Chiesa primitiva che Benedetto XVI sta illustrando nelle sue catechesi.
Primo vescovo africano martirizzato, Cipriano, ha ricordato il Papa, era nato a Cartagine nel III secolo da ricca famiglia pagana. Dopo una giovinezza dissipata si converte a 35 anni, lui stesso racconta: “Una luce sovrana si diffuse nel mio cuore, una seconda nascita”. Da vescovo affronta le prime due persecuzioni di Decio e Valeriano. Dopo quella particolarmente crudele di Decio dovette impegnarsi “per riportare la disciplina nella comunità”: molti avevano abiurato o non tenuto comportamento corretto: “erano i ‘lapsi’, i caduti,” che però volevano rientrare nella comunità, che si divise tra lassisti e rigoristi. Cipriano previde la possibilità di perdono dopo una penitenza esemplare.
Nella sua opera letteraria, il vescovo cartaginese “afferma con forza che la Chiesa è una sola, fondata su Pietro. Chi l’abbandona si illude di restare nella Chiesa”. “Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza e non può avere Dio come padre chi non ha la Chiesa come madre”. Caratteristica irrinunciabile della Chiesa è dunque “l’unità che trova il suo fondamento in Pietro e la sua perfetta realizzazione nell’Eucaristia”.
L’insegnamento di Cipriano sulla preghiera è stato il secondo punto affrontato da Benedetto XVI che ha rivelato di “amare particolarmente il suo libro sul Padre nostro, che mi ha aiutato a capire meglio ed a pregare meglio”. “Insegna – ha proseguito - come proprio nel Padre Nostro è dato al cristiano il retto modo di pregare”. Il Papa ha sottolineato il fatto che “il Padre Nostro è dato al plurale affinché colui che prega non lo faccia unicamente per sé. La nostra preghiera è pubblica e comunitaria e quando noi preghiamo non preghiamo per uno solo ma per tutto il popolo, poiché con tutto il popolo noi siamo una cosa sola”.
Proprio da Cipriano va preso quell’atteggiamento per il quale “quando si prega si abbia modo di parlare e di pregare con disciplina, si mantenga calma e riservatezza”. “Pensiamo che siamo davanti allo sguardo di Dio. Bisogna essere graditi agli occhi divini, sia con l'atteggiamento del corpo che col tono della voce”, ma ricordando che “Dio è ascoltatore non della voce ma del cuore” e “la preghiera è opera del cuore, non delle labbra”. In definitiva, ha cncluso Benedetto XVI Cipriano è all’origine di quella “feconda tradizione teologico-spirituale che vede nel cuore il luogo della preghiera” e ancora oggi “abbiamo tanto bisogno” di “fare nostro questo cuore in ascolto di cui ci parlano la Bibbia e i padri”.
Prima dell'inizio dell'udienza, mentre Benedetto XVI percorreva la piazza a bordo della camionetta bianca per salutare i fedeli presenti, una signora ha scavalcato le transenne ed ha tentato di avvicinare il Papa, ma è stata fermata dal servizio di sicurezza.
11/04/2019 12:40