Papa: i religiosi, segno di gratuità e di amore nella società dell’effimero e dell’utile
Migliaia di frati e suore hanno celebrato con Benedetto XVI la festa della Presentazione, Giornata della vita consacrata. Coloro che hanno scelto questa strada, “tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate”.
Città del Vaticano (AsiaNews) - In questa società che “rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile”, coloro che hanno scelto la vita religiosa, uomini e donne, hanno una particolare importanza proprio per il loro “essere segno di gratuità e d’amore”, per testimoniare “la sovrabbondanza d’amore che spinge a ‘perdere’ la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha ‘perduto’ la sua vita per noi”.
E’ il significato della vita di quanti hanno scelto di divenire monaci e monache, frati e suore, quello cui Benedetto XVI ha dedicato la sua riflessione per la odierna festa della Presentazione del Signore e XIV Giornata della vita consacrata, che ha celebrato in una basilica di San Pietro. E’ la “Candelora”, simbolo di luce che prende spunto dall’incontro di Simeone ed Anna con Gesù nel Tempio, che riconoscono in Lui il Messia tanto atteso, “la luce degli uomini”.
“In concomitanza con questa festa liturgica – ha ricordato Benedetto XVI - il venerabile Giovanni Paolo II, a partire dal 1997, volle che fosse celebrata in tutta la Chiesa una speciale Giornata della vita consacrata. Infatti, l’oblazione del Figlio di Dio – simboleggiata dalla sua presentazione al Tempio – è modello per ogni uomo e donna che consacra tutta la propria vita al Signore. Triplice è lo scopo di questa Giornata: innanzitutto lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata; in secondo luogo, promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tutto il Popolo di Dio; infine, invitare quanti hanno dedicato pienamente la propria vita alla causa del Vangelo a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro”.
“Voi - ha proseguito il Papa, rivolgendosi ai religiosi che hanno riempito la basilica - vi siete accostati con piena fiducia al ‘trono della grazia’ che è Cristo, alla sua Croce, al suo Cuore, alla sua divina presenza nell’Eucaristia. Ognuno di voi si è avvicinato a Lui come alla fonte dell’Amore puro e fedele, un Amore così grande e bello da meritare tutto, anzi, più del nostro tutto, perché non basta una vita intera a ricambiare ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi. Ma voi vi siete accostati, e ogni giorno vi accostate a Lui, anche per essere aiutati al momento opportuno e nell’ora della prova”.
“Le persone consacrate - ha detto ancora - sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza. Esse tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato. Per questo, anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della ‘compunzione del cuore’, del riconoscimento umile della propria miseria, ma, parimenti, rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri. Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio. In particolare – ha concluso - le comunità che vivono nella clausura, con il loro specifico impegno di fedeltà nello ‘stare con il Signore’, nello “stare sotto la croce”, svolgono sovente questo ruolo vicario, unite al Cristo della Passione, prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo”.
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