15/05/2022, 12.50
VATICANO
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Papa: i nuovi santi ci insegnino le vie del dialogo

Francesco ha presieduto in piazza San Pietro la canonizzazione di Charles de Foucauld, del laico indiano Devasahayam e di altri otto sacerdoti e religiose. "La santità non è una meta impervia, separata dalla vita di tutti i giorni: va abbracciata nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta

Città del Vaticano (AsiaNews) – I santi sono “un riflesso luminoso del Signore nella storia” che spronano tutti perché “ognuno di noi è chiamato a una santità unica e irripetibile”. Lo ha detto papa Francesco oggi nell’omelia della Messa per la canonizzazione di 10 nuovi santi donati alla Chiesa universale, tra i quali Charles de Foucauld – il “fratello universale” vissuto tra i tuareg nel deserto dell’Algeria, grande modello di spiritualità per tanti missionari – il laico indiano Devasahayam e altri otto sacerdoti e religiose (Titus Brandsma, César de Bus, Luigi Maria Palazzolo, Giustino Maria Russolillo, Maria Rivier, Maria Francesca di Gesù Rubatto, Maria di Gesù Santocanale e Maria Domenica Mantovani), molti dei quali fondatori di congregazioni religiose oggi attive in tutto il mondo.

Esempi di grande attualità, come ha annotato il pontefice nelle poche parole conclusive pronunciate prima della preghiera del Regina Caeli, recitata in piazza durante alle decine di migliaia di fedeli e alle autorità giunte da molti Paesi per partecipare alle canonizzazioni. “È bello - ha commentato papa Francesco - constatare che, con la loro testimonianza evangelica, questi santi hanno favorito la crescita spirituale e sociale delle rispettive nazioni e anche dell’intera famiglia umana. Mentre tristemente nel mondo crescono le distanze e aumentano le tensioni e le guerre, i nuovi santi ispirino soluzioni di insieme, vie di dialogo, specialmente nei cuori e nelle menti di quanti ricoprono incarichi di grande responsabilità e sono chiamati a essere protagonisti di pace e non di guerra”.

Nell’omelia il pontefice – prendendo spunto dal comandamento dell’amore proposto dal Vangelo della liturgia di oggi («Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» Gv 13,34) – aveva tratteggiato un profilo della santità a cui ogni cristiano è chiamato. “Al centro – ha spiegato - non ci sono la nostra bravura, i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non abbiamo meritato. Mentre il mondo vuole spesso convincerci che abbiamo valore solo se produciamo dei risultati, il Vangelo ci ricorda la verità della vita: siamo amati. E questo è il nostro valore: siamo amati”.

Questo - ha proseguito - ci invita anche a purificare l’idea della santità da una visione “pelagiana”, troppo incentrata sul nostro sforzo di compiere opere buone. “Abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta e, come diceva Teresa d’Avila alle consorelle, ‘tra le pentole della cucina’”. 

Ma che cosa significa in concreto vivere questo amore? “Prima di lasciarci questo comandamento – ha spiegato il papa - Gesù ha lavato i piedi ai discepoli; dopo averlo pronunciato, si è consegnato sul legno della croce. Amare significa questo: servire e dare la vita”. Servire, cioè “non anteporre i propri interessi; disintossicarsi dai veleni dell’avidità e della competizione; combattere il cancro dell’indifferenza e il tarlo dell’autoreferenzialità, condividere i carismi e i doni che Dio ci ha donato”. E poi dare la vita: “Non è solo offrire qualcosa, come per esempio alcuni beni propri agli altri – ha precisato Francesco - ma donare sé stessi. La santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato o sposata? Sii santo e santa amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore, una donna lavoratrice? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli, e lottando per la giustizia dei tuoi compagni, perché non rimangano senza lavoro, perché abbiano sempre lo stipendio giusto. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali”.

I 10 santi oggi canonizzati sono un modello di “una vita offerta senza tornaconto”. Ma la strada della santità – ha concluso il papa – “non è chiusa. Proviamoci anche noi, perché il Signore ha un progetto di amore per ciascuno, ha un sogno per la tua vita, per la mia vita, per la vita di ognuno di noi. Cosa volete che vi dica? Portatelo avanti con gioia”.

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