13/05/2009, 00.00
VATICANO – PALESTINA
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Papa: i muri si costruiscono facilmente, ma prima o poi cadono

Benedetto XVI da Betlemme parla della barriera costruita dagli israeliani, che divide famiglie e campi e torna a invitare palestinesi e israeliani a superare “paura e sfiducia”. L’opera meritoria del Caritas Baby Hospital”.
Betlemme (AsiaNews) - I muri possono essere innalzati facilmente, ma l’esperienze insegna che prima o poi cadono. Ma perché ciò possa avvenire è necessario l’intervento dell’uomo che prenda la strada della riconciliazione. La “barriera protettiva” costruita dagli israeliani è visibile da Betlemme e quasi circonda il campo profughi di Aida, uno degli appuntamenti pomeridiani della giornata di Benedetto XVI nella città ove nacque Gesù.
 
“Ho visto il muro che si introduce nei vostri territori, separando i vicini e dividendo le famiglie, circondare il vicino campo e nascondere molta parte di Betlemme”. Benedetto XVI, che durante la visita in Medio Oriente parla in inglese, lo chiama wall, muro e mai fence, barriera, secondo la denominazione israeliana. Che dicono di averlo costruito per fermare gli attachi di terroristi, e pare funzioni, ma intanto sta distruggendo l’economia palestinese.
 
“In un mondo in cui – osserva poi il Papa - le frontiere vengono sempre più aperte – al commercio, ai viaggi, alla mobilità della gente, agli scambi culturali – è tragico vedere che vengono tuttora eretti dei muri. Quanto aspiriamo a vedere i frutti del ben più difficile compito di edificare la pace! Quanto ardentemente preghiamo perché finiscano le ostilità che hanno causato l’erezione di questo muro!”. E’ ancora questo l’obiettivo di Benedetto XVI. “Da entrambe le parti del muro è necessario grande coraggio per superare la paura e la sfiducia, se si vuole contrastare il bisogno di vendetta per perdite o ferimenti. Occorre magnanimità per ricercare la riconciliazione dopo anni di scontri armati. E tuttavia la storia ci insegna che la pace viene soltanto quando le parti in conflitto sono disposte ad andare oltre le recriminazioni e a lavorare insieme a fini comuni, prendendo sul serio gli interessi e le preoccupazioni degli altri e cercando decisamente di costruire un’atmosfera di fiducia. Deve esserci una determinazione ad intraprendere iniziative forti e creative per la riconciliazione: se ciascuno insiste su concessioni preliminari da parte dell’altro, il risultato sarà soltanto lo stallo delle trattative”.
 
E se stamane ha “supplicato” i popoli della regione di superare i rancori, oggi pomeriggio, al momento di congedarsi dal presidente palestinese Mahmoud Abas, lancia “un rinnovato appello all’apertura e alla generosità di spirito, perché sia posta fine all'intolleranza ed all’esclusione. Non importa quanto intrattabile e profondamente radicato possa apparire un conflitto, ci sono sempre dei motivi per sperare che esso possa essere risolto, che gli sforzi pazienti e perseveranti di quelli che operano per la pace e la riconciliazione, alla fine portino frutto. Il mio vivo augurio per voi, popolo della Palestina, è che ciò accada presto, e che voi finalmente possiate godere la pace, la libertà e la stabilità che vi sono mancate per così tanto tempo”.
 
In attesa di quel momento, a tutte le famiglie del campo profughi dice: “non mancate di sostenere i vostri figli nei loro studi e nel coltivare i loro doni, così che non vi sia scarsità di personale ben formato per occupare nel futuro posizioni di responsabilità nella comunità Palestinese. So che molte vostre famiglie sono divise – a causa di imprigionamento di membri della famiglia o di restrizioni alla libertà di movimento – e che molti tra voi hanno sperimentato perdite nel corso delle ostilità. Il mio cuore si unisce a quello di coloro che, per tale ragione, soffrono. Siate certi che tutti i profughi Palestinesi nel mondo, specie quelli che hanno perso casa e persone care durante il recente conflitto di Gaza, sono costantemente ricordati nelle mie preghiere”.
 
E il Papa ricorda anche coloro che lavorano concretamente per alleviare le sofferenze della genta, a partire dal personale del “Caritas Baby Hospital” di Betlemme. E’ il primo appuntamento pomeridiano di Benedetto XVI che esprime ”apprezzamento per l’inestimabile servizio che hanno offerto - e continuano ad offrire – ai bambini della regione di Betlemme e di tutta la Palestina da più di cinquant’anni. Padre Ernst Schnydrig fondò questa struttura nella convinzione che i bambini innocenti meritano un posto sicuro da tutto ciò che può far loro del male in tempi e luoghi di conflitto. Grazie alla dedizione del Children’s Relief Bethlehem, questa istituzione è rimasta un'oasi quieta per i più vulnerabili, e ha brillato come un faro di speranza circa la possibilità che l’amore ha di prevalere sull’odio e la pace sulla violenza. (FP)
 
 
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