Papa: i martiri “di tutte le tradizioni ecclesiali” chiamano i cristiani alla piena unità
Ricevendo i membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, Francesco ha tra l’altro sostenuto che estremismo e fondamentalismo trovano terreno favorevole in situazioni nelle quali sono presenti “povertà, ingiustizia ed esclusione sociale”, nonché “interessi di parte, spesso esterni”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – La vita dei martiri “di tutte le tradizioni ecclesiali” chiama i cristiani “alla comunione, a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità. Come nella Chiesa primitiva il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani, così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace”. Il valore dell’ecumenismo del sangue è stato ribadito oggi da papa Francesco nelle parole rivolte ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali.
Nel suo discorso, Francesco ha tra l’altro sostenuto che estremismo e fondamentalismo trovano terreno favorevole in situazioni nelle quali sono presenti “povertà, ingiustizia ed esclusione sociale”, nonché “interessi di parte, spesso esterni”.
Il Papa ha innanzi tutto espresso il suo apprezzamento per il lavoro che la Commissione porta avanti dal 2003. “Lo scorso anno – ha proseguito - avete avviato un approfondimento sulla natura dei Sacramenti, in particolare del Battesimo. Proprio nel Battesimo abbiamo riscoperto il fondamento della comunione tra i cristiani”. “Nel corso di questa settimana avete potuto ulteriormente riflettere su aspetti storici, teologici ed ecclesiologici della santa Eucaristia, «fonte e culmine di tutta la vita cristiana», che mirabilmente esprime e realizza l’unità del popolo di Dio (CONC. ECUM.VAT. II, Cost. Lumen gentium, 11). Nell’incoraggiarvi a proseguire, nutro la speranza che la vostra opera possa indicare vie preziose al nostro percorso, facilitando il cammino verso quel giorno tanto atteso in cui avremo la grazia di celebrare il Sacrificio del Signore allo stesso altare, come segno della comunione ecclesiale pienamente ristabilita”.
“Molti di voi appartengono a Chiese che assistono quotidianamente all’imperversare della violenza e ad atti terribili, perpetrati dall’estremismo fondamentalista. Siamo consapevoli che situazioni di così tragica sofferenza si radicano più facilmente in contesti di povertà, ingiustizia ed esclusione sociale, dovute anche all’instabilità generata da interessi di parte, spesso esterni, e da conflitti precedenti, che hanno prodotto condizioni di vita miserevoli, deserti culturali e spirituali nei quali è facile manipolare e istigare all’odio. Ogni giorno le vostre Chiese sono vicine alla sofferenza, chiamate a seminare concordia e a ricostruire pazientemente la speranza, confortando con la pace che viene dal Signore, una pace che insieme siamo tenuti a offrire a un mondo ferito e lacerato. «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme», scriveva ancora san Paolo (1 Cor 12,26). Queste vostre sofferenze sono le nostre sofferenze. Mi unisco a voi nella preghiera, invocando la fine dei conflitti e la vicinanza di Dio per le popolazioni provate, specialmente per i bambini, i malati e gli anziani. In modo particolare ho a cuore i vescovi, i sacerdoti, i consacrati e i fedeli, vittime di rapimenti crudeli, e tutti coloro che sono stati presi in ostaggio o ridotti in schiavitù”.
“Possano essere di forte sostegno alle comunità cristiane l’intercessione e l’esempio di tanti nostri martiri e santi, che hanno dato coraggiosa testimonianza a Cristo. Essi ci rivelano il cuore della nostra fede, che non consiste in un generico messaggio di pace e di riconciliazione, ma in Gesù stesso, crocifisso e risorto: Egli è la nostra pace e la nostra riconciliazione (cfr Ef 2,14; 2 Cor 5,18). Come discepoli suoi, siamo chiamati a testimoniare ovunque, con fortezza cristiana, il suo amore umile che riconcilia l’uomo di ogni tempo. Laddove violenza chiama violenza e violenza semina morte, la nostra risposta è il puro fermento del Vangelo, che, senza prestarsi alle logiche della forza, fa sorgere frutti di vita anche dalla terra arida e albe di speranza dopo le notti del terrore. Il centro della vita cristiana, il mistero di Gesù morto e risorto per amore, è il punto di riferimento anche per il nostro cammino verso la piena unità. I martiri, ancora una volta, ci indicano la via: quante volte il sacrificio della vita ha portato i cristiani, altrimenti divisi in molte cose, ad essere uniti. Martiri e santi di tutte le tradizioni ecclesiali sono già in Cristo una sola cosa (cfr Gv 17,22); i loro nomi sono scritti nell’unico e indiviso martirologio della Chiesa di Dio. Sacrificatisi per amore in terra, abitano l’unica Gerusalemme celeste, vicini all’Agnello immolato (cfr Ap 7,13-17). La loro vita offerta in dono ci chiama alla comunione, a camminare più speditamente sulla strada verso la piena unità. Come nella Chiesa primitiva il sangue dei martiri fu seme di nuovi cristiani, così oggi il sangue di tanti martiri sia seme di unità fra i credenti, segno e strumento di un avvenire in comunione e in pace”.
11/10/2017 10:39
13/11/2020 09:01