Papa: i cristiani siano “ricchi di opere buone”, per manifestare il Vangelo
All’udienza generale, Benedetto XVI ricorda Timoteo e Tito, i due principali collaboratori di San Paolo. Un ringraziamento ai calabresi per l’albero di Natale, arrivato stamattina dalla Sila: è il più alto mai innalzato in piazza San Pietro.
Città del Vaticano (AsiaNews) – E’ particolarmente legata al tempo di Avvento l’affermazione di Paolo: “coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone, cioè in ciò che è bello e utile per gli uomini”. L’ha sostenuto oggi Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale, spiegando che “mediante il nostro impegno concreto dobbiamo e possiamo scoprire la verità di queste parole proprio in questo tempo di Avvento: essere anche noi ricchi di opere buone e così aprire le porte del mondo per Cristo, il nostro unico Salvatore”. L’udienza si è svolta al coperto e in due tempi, prima in San Pietro e poi nell’Aula delle udienza, per accogliere i 15mila fedeli che hanno partecipato all’incontro ed in qualche modo segnata dall’albero di Natale, arrivato in Vaticano. Il Papa, infatti, rivolgendosi ai calabresi presenti in basilica, ha anche ringraziato per l’albero di Natale - un gigantesco abete bianco dei monti della Sila, che con i suoi 33 metri e 95 centimetri è il più alto mai innalzato in piazza San Pietro – arrivato proprio oggi: “l’ho visto dalla mia finestra”, ha raccontato lo stesso Papa. La riflessione di Benedetto XVI è stata dedicata alla illustrazione delle figure dei due collaboratori più stretti di San Paolo: Timoteo e Tito. Le due figure, “considerate unitariamente”, ha rilevato il Papa, offrono “dati molto significativi: il più importante è che Palo si avvalse di collaboratori nello svolgimento delle sue missioni. Paolo resta l’apostolo per antonomasia, ma rimane chiaro che si appoggiava a persone fidate che condividevano le sue fatiche e responsabilità”. Il secondo aspetto evidenziato da Benedetto XVI è “la disponibilità dei collaboratori”. Le fonti “evidenziano la loro prontezza. Essi ci insegnano a servire il Vangelo con generosità sapendo che questo comporta un servizio alla Chiesa stessa”. Il Papa ha poi messo in luce come Timoteo per Paolo sia quasi un ‘alter ego’, come si desume dalle volte che lo ricorda nelle sue Lettere ed in particolare in quella ai Filippesi. Figlio di madre giudea e padre greco, probabilmente “cresciuto in una famiglia non strettamente osservante, anche se è stato detto che conosceva le Scritture”, fu scelto da Paolo, nel suo secondo viaggio, quando passò per Listra, sua città natale. Ricordati vari momenti e viaggi missionari di Timoteo in collaborazione con lo stesso Paolo, Benedetto XVI l’ha definito “figura che campeggia come quella di un pastore di grande rilievo” ed ha ricordato che fu il primo vescovo di Efeso e che alcune sue reliquie sono in Italia, nella cattedrale di Termoli, in Molise. Quanto a Tito, di nascita greco, cioè pagano, fu condotto da Paolo a Gerusalemme nel cosiddetto primo concilio quando fu accettata la predicazione ai non giudei. Mandato a Corinto per portare la pace a quella comunità indisciplinata, ottenne la riconciliazione tra Paolo e quella comunità. E’ ricordato poi come vescovo di Creta e come inviato anche in Dalmazia. E’ a Tito che Paolo disse: “voglio che tu insista su queste cose e che coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone…”.
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