22/03/2006, 00.00
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Papa: gli apostoli, "non annunciatori di un'idea, ma testimoni di una persona"

Benedetto XVI ricorda che il primo colloquio di Gesù con gli apostoli  è "un incontro di persone che si aprono reciprocamente". La missione verso il popolo di Israele e 'fino agli estremi confini della terra'. Un appello alla solidarietà verso le persone malate di tubercolosi.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Un "esperto" di Gesù, prima ancora che un "inviato". E' la caratteristica degli apostoli, "non annunciatori di un'idea, ma testimoni di una persona" e della evangelizzazione, che  "altro non sarà che un annuncio di ciò che si è sperimentato e un invito

ad entrare nel mistero della comunione con Cristo", sulla quale si è centrata la riflessione di Benedetto XVI per l'udienza generale, al termine della quale egli ha lanciato un appello per le persone colpite dalla tubercolosi.

Ai trentamila fedeli presenti in Piazza San Pietro, il Papa, prendendo spunto da un passo della Lettera agli Efesini, ha ricordato che i Vangeli collegano la prima "chiamata" dei Dodici al battesimo nel Giordano. Benedetto XVI ha rievocato le battute "molto espressive" del dialogo di Gesù con i primi due futuri apostoli. "Alla domanda: 'Che cercate?', essi rispondono con un'altra domanda: 'Rabbì (che significa Maestro), dove abiti?'. La risposta di Gesù è un invito: 'Venite e vedrete' (cfr Gv 1,38 39). L'avventura degli Apostoli comincia così, come un incontro di persone che si aprono reciprocamente. Comincia per i discepoli una conoscenza diretta del Maestro. Essi infatti non dovranno essere annunciatori di un'idea, ma testimoni di una persona. Prima di essere mandati ad evangelizzare, dovranno "stare" con Gesù (cfr Mc 3,14), stabilendo con lui un rapporto personale. Su questa base, l'evangelizzazione altro non sarà che un annuncio di ciò che si è sperimentato e un invito ad entrare nel mistero della comunione con Cristo (cfr 1 Gv 13)".

"A chi saranno inviati gli Apostoli?", si è poi chiesto Benedetto XVI. Il Papa ha ricordato che "nel Vangelo Gesù sembra restringere al solo Israele la sua missione: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa d'Israele" (Mt 15,24). In maniera analoga egli sembra circoscrivere la missione affidata ai Dodici: "Questi Dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: 'Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele'" (Mt 10,5s.). Una certa critica moderna di ispirazione razionalistica aveva visto in queste espres-sioni la mancanza di una coscienza universalistica del Nazareno. In realtà, esse vanno comprese alla luce del suo rapporto con Israele, comunità dell'alleanza". Secondo l'attesa messianica le promesse divine sarebbero giunte a compimento quando Dio stesso, attraverso il suo Eletto, avrebbe raccolto il suo popolo come fa un pastore con il gregge".

"Così, i Dodici, assunti a partecipare alla stessa missione di Gesù, cooperano col Pastore degli ultimi tempi, andando anzitutto anche loro dalle pecore perdute della casa d'Israele, rivolgendosi cioè al popolo della promessa, il cui raduno è il segno di salvezza per tutti i popoli. Lungi dal contraddire l'apertura universalistica dell'azione messianica del Nazareno, l'iniziale restringimento ad Israele della missione sua e dei Dodici ne diventa così il segno profetico più efficace. Dopo la passione e la risurrezione di Cristo tale segno sarà chiarito: il carattere universale della missione degli Apostoli diventerà esplicito. Cristo invierà gli Apostoli 'in tutto il mondo' (Mc 16,15), a 'tutte le nazioni' (Mt 28,19; Lc 24,47, 'fino agli estremi confini della terra' (At 1,8)".

A conclusione dell'udienza, Benedetto XVI ha ricordato che dopodomani, 24 marzo, è la Giornata mondiale, promossa dalle Nazioni Unite, per la lotta contro la tubercolosi. "Essa – ha detto - è un'occasione propizia per sollecitare un rinnovato impegno a livello globale, affinché siano rese disponibili le risorse necessarie per curare questi nostri fratelli ammalati, che spesso vivono anche in situazione di grande povertà. Incoraggio le iniziative di assistenza e di solidarietà nei loro confronti, auspicando che ad essi siano sempre assicurate dignitose condizioni di vita". (FP)

 

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